Il caso di Perugia
Amanda Knox e la gogna per l’omicidio di Meredith: “Io come Chico Forti: i media hanno inventato un mostro”

Amanda Knox oggi ha 34 anni, una figlia. Vive con il marito, il poeta e scrittore Christopher Robinson, e la piccola in un’isoletta boscosa poco distante da West Seattle, Stati Uniti. All’ingresso della casa uno zerbino con la scritta: “Torna con un mandato”. Knox tra il 2007 e il 2015 è stata al centro di uno dei casi di cronaca nera più clamorosi e complessi degli ultimi anni: l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher a Perugia nel 2007. “Non porto rancore nei confronti dell’Italia. E so che gli italiani che continuano a odiarmi odiano un’idea di me che non esiste, perché sono stati messi di fronte a una storia falsata”.
La 34enne americana ha rilasciato una lunga intervista alla trasmissione Le Iene, su Italia1, che andrà in onda stasera. “I media hanno inventato la persona più brutale del mondo, l’immagine di me era di una bugiarda, una razzista, ossessionata dal sesso, drogata, una che voleva male alla gente. Tutto quello che di più brutto si può dire di una donna l’hanno riferito a me”. Nell’intervista di Gaston Zama Knox racconta quanto “è difficile andare avanti nella vita quando sei collegata a una cosa così tragica e tremenda come un omicidio quando sei innocente”.
Il caso di Meredith Kercher
Era il 2007. In una casa ai margini del centro storico di Perugia vivevano insieme Knox e Kercher, entrambe studentesse Erasmus, una americana e l’altra inglese. La notte tra il primo e il due novembre Kercher fu trovata morta nella sua stanza, con diverse ferite da arma da taglio, nuda. Knox fu tra i principali indiziati per il delitto fin da subito con Raffaele Sollecito, il ragazzo pugliese che aveva conosciuto qualche giorno prima e con il quale si era fidanzata.
L’unico condannato fu l’ivoriano Rudy Gede, che chiese il rito abbreviato e le cui impronte vennero ritrovate nella stanza di Kercher. Condanna per “omicidio in concorso”. In concorso con chi, però, non è mai stato appurato. Knox è stata assolta definitivamente dalla Cassazione per il caso, come Sollecito. Il processo ebbe enorme risonanza anche negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Un caso goloso per tabloid, televisioni, case di produzione cinematografiche visti l’intricato giallo della vicenda, la giovane età dei protagonisti, le diverse nazionalità coinvolte, la componente sessuale, il groviglio processuale.
“So che Rudy Guede ha ucciso Meredith e so che lui non ammette di averlo fatto e che punta il dito contro di me e Raffaele. Lui era un uomo armato contro una donna senza arma, non deve essere per forza più complicato di così – dice nell’anticipazione Knox – Penso ci siano tutte le prove e tutti gli elementi per capire cosa sia successo quella notte e tutte portano a Rudy Guede. Non ci sono prove che ci collegano a quell’omicidio. Il fatto che ci sia stata una storia falsata messa al di sopra delle prove, per creare confusione, è il motivo per cui tutt’ora c’è la sensazione che tutta questa storia non sia chiusa del tutto. Ma non è colpa delle prove, perché le prove ci sono”.
Il paragone con Chico Forti
Amanda Knox paragona la sua situazione a quella di Chico Forti, l’imprenditore italiano detenuto dal 2000 in Florida e di cui il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha annunciato nel dicembre 2020 il ritorno in Italia: “Sono stata molto commossa dall’onda di solidarietà degli italiani nei suoi confronti che mi ha ricordato quella che gli americani hanno rivolto su di me. La giustizia americana ha fatto malissimo a lui. Nelle due vicende molte cose sono simili. Il suo interrogatorio non è stato registrato, poi hanno costruito un caso contro di lui che era privo di evidenze. Di quella sabbia trovata non c’è la foto. Hanno dimenticato di quelle tracce di sangue che venivano dal mare invece che dalla strada. Questo caso è imbarazzante, non ci sono prove contro di lui. La polizia ha deciso sin da subito il colpevole e nel momento in cui per loro l’evidenza era un ostacolo hanno inventato altre prove. C’è un pregiudizio su di me come qui, negli Stati Uniti, c’è per Chico. Mi vedo in lui, riconosco quella sofferenza e quella speranza di essere riconosciuto per quello che è
Knox ha passato quattro anni in carcere per il caso di Meredith. È diventata mamma qualche mese fa di Eureka Muse Knox-Robinson. Ha pubblicato un libro di memorie che le ha fruttato circa 3 milioni e mezzo di dollari che tra spese legali, debiti, ipoteche e tasse sono diventati 200mila dollari dopo l’assoluzione, come raccontato in un lungo articolo del New York Times. Una delle sue principali fonti di reddito è il podcast Labyrinths attraverso il quale ha comunicato di essere incinta e raccontato la sua gravidanza.
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