Ieri mattina Michele (nome di fantasia) si è seduto davanti al Gip del Tribunale per i Minorenni di Napoli Paola Brunese e in un lungo interrogatorio ha spiegato quella notte di follia nella quale ha colpito al viso e sfregiato la sua ex fidanzatina di dodici anni Aurora (nome di fantasia). Per lui ora si apriranno le porte del carcere minorile di Nisida. “Sono pentito, chiedo scusa”: ha risposto dispiaciuto alle domande dei magistrati.

Nel corso dell’interrogatorio, Michele ha sottolineato, innanzitutto di non avere assolutamente premeditato l’aggressione, scattata invece d’impulso, a causa di alcune foto pubblicate sui social che ritraevano la ragazzina insieme con un altro giovane. Il 16enne ha spiegato che l’incontro, quella notte, è stato del tutto casuale: i due si sono incrociati mentre erano in scooter. Lui le ha chiesto spiegazioni su quei post, ritenendo che stessero ancora insieme e che l’avesse tradito. Ne è nata una discussione culminata con un fendente inferto non con un coltello, ha spiegato, ma con un taglierino che teneva agganciato alle sue chiavi.

La versione era stata confermata già ieri dalla sua ex fidanzatina quando il Riformista ha letto e pubblicato il contenuto della deposizione di Aurora che conferma l’assenza di premeditazione, parlando di un incontro casuale. La ragazzina ha anche confermato che Michele non l’avrebbe colpita con un coltello ma con “una lama più piccola, sicuramente non con un coltello da cucina”. Anche la madre di Michele aveva detto convintamente: “Nessuna intenzione di uccidere, non era un agguato. Ma deve pagare per quello che ha fatto”. Durante la sua permanenza nel centro di prima accoglienza dei Colli Aminei di Napoli, nel quale ha trascorso i giorni successivi al fermo, il ragazzo, fa sapere il suo legale, l’avvocato Domenico Dello Iacono, ha scritto di suo pugno e inviato alla ragazzina lettera di scuse. Al termine di un interrogatorio fiume, Il gip Paola Brunese ha convalidato il provvedimento di fermo emesso dalla Procura dei Minorenni (sostituto procuratore Emilia Galante Sorrentino) e disposto per lui la custodia in un istituto per i minori.

A Michele viene contestato l’articolo 583 quinquies del codice penale, reato che punisce con la reclusione fino a quindici anni chi viene condannato per avere provocato una deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso. Già titolare di un perdono giudiziario e di un provvedimento di messa alla prova, ora Michele è a Nisida. Rischia di passarci quindici anni. E di uscire, visto come funzionano i penitenziari, molto peggio di come ci è entrato. La tentazione di essere giustizialisti in questi casi è molto grande, ma non paga. Come non paga gridare al massimo della pena. “Se tu penserai e giudicherai da buon borghese, li condannerai a cinquemila anni più le spese, ma se capirai se li cercherai fino in fondo, de non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo…”.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.