"Non era un coltello da cucina"
Ragazzina sfregiata conferma versione ex, la mamma: “Mio figlio deve pagare ma non è stato un agguato”
«Mio figlio ha sbagliato e deve pagare per ciò che ha fatto. Ma non deve pagare per quello che invece non ha fatto, ovvero non c’è stata nessuna premeditazione e nessuna intenzione di uccidere la sua ex fidanzatina». Le parole della mamma di Michele (nome di fantasia) accusato di aver sfregiato la ragazzina di dodici anni, arrivano a tarda sera, a poche ore dall’interrogatorio del figlio che questa mattina alle 10 siederà davanti alla gip Paola Brunese per fornire la sua versione dei fatti, assistito dall’avvocato Domenico Dello Iacono. Le parole della mamma di Michele, che l’ha accompagnato in caserma a costituirsi, sono lucide, critiche, e senza filtri. Non tenta di giustificare il figlio o di minimizzare, anzi: «ha sbagliato e deve pagare» è la prima frase che pronuncia.
Ci sono anche altri elementi importanti venuti alla luce nella giornata di ieri. Il primo: la versione che Aurora (nome di fantasia della dodicenne sfregiata da Michele) fornisce ai carabinieri che la interrogano subito dopo l’accaduto. Aurora è lucida, orientata nello spazio e nel tempo, scrivono anche i sanitari sul referto medico e racconta: «Ci siamo incontrati per caso poco prima dell’una. Non era un appuntamento organizzato e non mi stava aspettando sotto casa. Ci siamo incrociati, io ero in motorino con la mia amica Jasmine (anche lei dodici anni, ndr) ma lei (Jasmine) aveva la ritirata (doveva rientrare a casa entro l’una di notte, ndr) e quindi dopo essere stati nella piazzetta di Materdei con gli amici, stavamo tornando a casa. A quel punto incrociamo un motorino e riconosco che a bordo di questo Sh, seduto dietro, c’era il mio ex fidanzato e dico a Jasmine: gira di qua a destra, non ho voglia di parlarci. E facciamo quella strada che io conosco come Avvocata. Dopo un po’ mi accorgo che erano dietro di noi, avrà fatto sicuro un’inversione di marcia, Jasmine frena e si ferma, lui scende e mi colpisce la faccia con una lama piccola. Non so dire cos’era, era buio, ma di sicuro non era un coltello da cucina».
E ancora racconta la dodicenne Aurora: «Non ho sentito dolore, non avevo capito cosa mi aveva fatto, ho sentito però la pelle come aprirsi. A quel punto, sono scesa dal motorino e gli ho detto le parolacce, lui è sceso di nuovo dal motorino per venire verso di me, ma poi è tornato sui suoi passi, è salito sul motorino ed è andato via. Mi ha colpito una volta». È questa la versione dei fatti che Aurora fornisce ai carabinieri che smentisce l’idea di una premeditazione, di un agguato, di una trappola organizzata per ucciderla. Sia chiaro, resta un gesto gravissimo, atroce e che le ha lasciato un segno per la vita. I medici scriveranno, infatti: «Non è necessario il ricovero né un intervento chirurgico, prognosi riservata di trenta giorni, permane un danno estetico». La mamma di Michele ha raccontato che cercherà a casa il tagliaunghie, che il figlio portava con sé attaccato alle chiavi e con il quale avrebbe colpito Aurora, per consegnarlo alle forze dell’ordine. E ancora, la mamma di Michele racconta di un rapporto molto teso tra i due ragazzini, a tal punto che lei aveva contattato la mamma di Aurora per dirle che la situazione la preoccupava non poco.
«Ho mandato dei messaggi vocali su WhatsApp alla mamma di Aurora, tra l’altro mio figlio ci andava molto d’accordo, per dirle che quando si incontravano volavano moltissime parolacce e che era una situazione per me pericolosa». Intanto, questa mattina Michele parlerà per la prima volta, ha pianto tra le braccia della mamma nella stanzetta dei Colli Aminei dov’è rinchiuso da martedì, si è detto pentito e dispiaciuto. C’è anche una mamma che non giustifica a priori il figlio, anzi, è consapevole della gravità del gesto del 16enne ed è convinta che debba pagare. È molto difficile scrivere di questa storia che lascia a terra non poche macerie, una ragazzina di dodici anni sfregiata a vita, un ragazzo di sedici che ora rischia fino a quindici anni di carcere (qualora il reato contestato restasse il 583 quinquies nuovo reato previsto dal codice rosso) un quartiere sempre più chiuso in quelle logiche criminali odiose, un quartiere solo, dove le famiglie in difficoltà sono abbandonate a sé stesse. Restano sullo sfondo due vite devastate e la colpa da dividere tra tutti noi.
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