A poco più di un anno dalle elezioni europee, a Roma è in programma per domattina la presidenza di Renew Europe,  lo schieramento riformista che si riconosce nella leadership di Emmanuel Macron. Oggi, invece, al Teatro Eliso di Roma, è prevista una iniziativa con i leader europei ed italiani che fanno riferimento a Renew. Ne abbiamo parlato con Nicola Danti, vicepresidente del gruppo Renew Europe.

Perché Roma?
È un appuntamento che abbiamo deciso da tempo, proprio per l’importanza che il nostro gruppo parlamentare afferisce all’Italia. Le elezioni europee saranno uno spartiacque decisivo, più forti saremo in Italia, più possibilità ci saranno in Europa per avere una maggioranza fortemente europeista, attenta ai processi innovativi e schierata sempre a difesa delle democrazie in difficoltà o in guerra, come sta avvenendo in Ucraina. Da questo punto di vista il peso che avrà Renew sarà determinante.

I popolari europei sembrano sempre più filtrare con la destra di Ecr e la premier Meloni ha un ruolo centrale in questa nuova possibile alleanza. La sinistra si radicalizza sempre più, non solo in Italia. Che spazio politico vi proponete di occupare e quali alleanze post elettorali? Anche con la destra? Sarà davvero così inevitabile?
Faremo di tutto perché non si passi da una maggioranza Ursula ad una maggioranza Giorgia. Ed anche per evitare che i popolari tradiscano la loro missione storica, con connubi innaturali. Per l’appunto dipende da noi, dipende dalla forza che avrà Renew nel prossimo Parlamento Europeo. Anche per frenare l’onda massimalista che sta travolgendo la sinistra, il Pd. Un interlocutore forte al centro, forte anche di buon senso, servirà anche a frenare derive ‘radicali’ negli altri schieramenti.

Le elezioni europee si terranno tra un anno, ai primi di giugno. Con che bilancio di questa legislatura vi presenterete agli elettori e su cosa vi vorreste caratterizzare nella prossima?
Sono stato il primo italiano ad aderire a Renew, ho visto crescere in questi anni il ruolo ed il prestigio del gruppo parlamentare che è diventato a buon diritto una delle grandi famiglie politiche in Europa. Il bilancio non può che essere positivo, è stato orientato alla crescita costante ed io credo abbia anche aiutato la Commissione in alcuni passaggi decisivi, penso soprattutto alle decisioni su Next Generation Ue.

Emergenza clima. Abbiamo visto cosa è successo in Emilia Romagna. Il Presidente Macron pare aver corretto leggermente la linea, sostenendo che serva coniugare meglio ambiente e sviluppo. È davvero possibile? Con quali tesi vi presenterete agli elettori?
Non fermare il progresso ma fare in modo che sia un progresso ecocompatibile. Per dirlo con una battuta, si alla sostenibilità, no all’ideologia, basta con il consumo di suolo, si all’economia circolare. Siamo di fronte ad una vera e propria sfida culturale: l’Europa sta procedendo in una direzione Green, che io considero obbligata, il nostro sforzo e’ quello di accompagnare l’industria, le economie nazionali, in una trasformazione che è sicuramente epocale, senza perdere posti di lavoro. Al contrario io credo nell’esplosione di tante nuove occasioni di lavoro, di tanti nuovi mestieri.

Sull’Ucraina nessun ripensamento? L’Europa poteva fare di più e meglio?
Io credo che sull’Ucraina l’Europa meriti la sufficienza piena. A partire da quel viaggio in treno verso Kiev con Draghi, Macron, e gli altri capi di Stato europei. Non ci sono stati tentennamenti o obiezioni, abbiamo subito riconosciuto l’aggressione ed insieme alla Nato abbiamo cercato di difendere l’aggredito.
Casomai c’è un tema collegato sempre più evidente: l’Europa ha bisogno di sviluppare un suo sovranismo per tornare ad essere a pieno titolo protagonista di rilievo sul palcoscenico mondiale. Questo vuol dire intanto che non possiamo più rimandare il tema della difesa comune.

La questione dei migranti sarà sicuramente all’ordine del giorno della campagna elettorale. Quale è la vostra posizione? Quote europee di immigrazione legale e controllata? Niente muri ma miglior controllo delle frontiere?
Il primo punto attiene ad un concetto semplice, banale, umano: si fa di tutto per salvare le vite in mare, non ci si gira dall’altra parte come spesso purtroppo è avvenuto. Quello che è successo a Cutro è uno schiaffo ai nostri principi, ai nostri valori. In Europa persiste un enorme problema politico: i Paesi di Visegrad, amici della Meloni e di Salvini, vogliono mettere il blocco e sono sordi verso qualsiasi altra ipotesi. Ovvero i sodali di questa maggioranza sono schierati contro l’Italia. in questi dieci anni si è consolidato il principio che l’identità nazionale si affermi attraverso il respingimento, attraverso muri. È contro questa logica, che dobbiamo sviluppare una nuova politica europea.

Quindi serve “Più Europa”, verrebbe da dire. Anche nella lista in Italia? Liste uniche dei partiti riformisti e liberali, quindi?
Aperti, inclusivi, accoglienti: così immagino la lista unica di Renew, con i liberaldemocratici, per l’appunto Più Europa, i popolari, i civici, come sarà oggi pomeriggio il Teatro che accoglierà il nostro meeting. Il 10 giugno a Napoli mi aspetto un grande contributo in questa direzione dall’assemblea di Italia Viva.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva