Tra un anno voteremo per le Europee. I commentatori italiani già immaginano che cosa accadrà per la tenuta del Governo Meloni, quali saranno i rapporti di forza tra i partiti della maggioranza, cosa accadrà all’esecutivo. E già iniziano le analisi circa l’impatto delle Europee sul nuovo corso di Elly Schlein, sulla tenuta dei Cinque Stelle, sul futuro del Terzo Polo. In fiorentino direi che sono tutte bischerate. Cose di poco conto, insomma.

Perché stavolta le elezioni europee sono importanti… per l’Europa, non per altro. Noi abbiamo l’abitudine di considerare il rinnovo dei deputati europei poco più di un grande sondaggio certificato per capire i rapporti di forza interna. Ma la verità è che il 9 giugno del 2024 ci giocheremo il futuro dell’Europa. Non ci credete? Guardate la realtà.

L’influenza cinese cresce su tutti i dossier, da Taiwan al mondo arabo fino alla via della Seta. Gli Stati Uniti rimangono il baluardo del mondo libero, ma vivono una profonda debolezza della propria democrazia interna. Il Sudamerica vede un Brasile rinnovato che flirta liberamente con mezzo mondo, da Washington a Pechino.

L’Africa si conferma la grande promessa non ancora sbocciata ma demograficamente nel giro di una generazione la sola Nigeria sarà più numerosa di tutta l’Unione Europea. L’India traina la crescita del pianeta, crescita non solo demografica. E la Russia, beh, la Russia ha perso l’appuntamento con la storia con la criminale decisione di invadere l’Ucraina.

In questo caos la nostra generazione, cresciuta con il pensiero della “fine della storia”, ha oggi una responsabilità. Vogliamo far sì che l’Europa giochi un ruolo o ci accontentiamo di vederla in panchina? Se l’Europa vuole essere protagonista deve dare forza all’ideale riformista e democratico, che affonda le sue radici nel personalismo comunitario e nella sana tradizione europeista e che si richiama a giganti quali De Gasperi, Einaudi e Spinelli. Giorgia Meloni sta tentando un’operazione ambiziosa: mettere insieme i conservatori della estrema destra e i popolari e costruire una maggioranza autosufficiente a destra.

Non so se ci riuscirà. Ma so che l’unico modo per bloccare questo progetto è dare forza a Renew Europe, lo schieramento riformista che si riconosce innanzitutto nella leadership di Emmanuel Macron. Non siamo provinciali, per una volta: la lista unitaria di tutte le forze politiche che si riconoscono in Renew Europe, che oggi tiene a Roma un interessante summit, non serve a regolare i conti di meschine divisioni indigene. Serve piuttosto a bloccare il disegno della destra estrema e ad affermare l’ideale europeista più autentico. Chi si tirerà fuori da questo progetto farà un danno all’Europa e dunque a se stesso.

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Matteo Renzi (Firenze, 11 gennaio 1975) è un politico italiano e senatore della Repubblica. Ex presidente del Consiglio più giovane della storia italiana (2014-2016), è stato alla guida della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, sindaco di Firenze dal 2009 al 2014. Dal 3 maggio 2023 è direttore editoriale de Il Riformista