L’incontro in treno prima di iniziare, quasi due anni fa, l’avventura a Napoli, la pizza a palazzo Chigi per sciogliere i dubbi del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan (“perché non chiedi a Spalletti come mai non fa giocare Totti?”), le notti a Castel Volturno, centro sportivo del club di De Laurentiis, a dormire su un materasso perché “è il tempo che dedichi alle cose in cui credi il regalo più bello che puoi fare alle persone”.

Sul primo numero del nuovo Riformista, il direttore editoriale Matteo Renzi dedica l’apertura al Napoli e a ‘o miracolo di Spalletti che ha riportato il club di Maradona a vincere lo scudetto dopo 33 anni, riportando dopo oltre 20 anni il tricolore in una città diversa da Milano (Inter e Milan) e soprattutto Torino (Juventus).

Un racconto-intervista quello dell’ex premier che rivela diversi aneddoti e retroscena della vita, anche privata, del tecnico originario di Cartaldo, comune in provincia di Firenze. “Vedi, te tu eri un rottamatore, ma io sono stato l’aggiustatore, quello che dai rottami ha ricostruito le squadre mettendole in piedi e subito in grado di correre con la velocità dell’alta classifica” rivela Spalletti.

Con Renzi il primo incontro avvenne quando l’ex allenatore di Roma e Empoli era alla guida dello Zenit San Pietroburgo e portò la squadra russa a fare la preparazione invernale a Firenze. Poi la pizza a Palazzo Chigi per mantenere la promessa fatta a Padoan. “Quattro pizze e quattro birre al terzo piano – scrive Renzi – Il contenuto di quella cena – per me spassosa – lo sveleranno i protagonisti, se mai vorranno. Io so solo che uscendo dissi a Padoan: adesso che ho esaudito il tuo desiderio, mi devi liberare le risorse per tagliare l’IMU prima casa eh. E Padoan fu di parola. Quando l’ho ricordato a Luciano mi ha detto: “Ma sei sicuro che questo si possa scrivere?”. Diamine, Mister! Al massimo prendo un avviso di garanzia io, uno più uno meno che vuoi che cambi?”.

Renzi ricorda poi quando gli chiese come sarebbe andata con De Laurentiis. “Gli dissi a bruciapelo: “ma come andrà con De Laurentiis? Non è che litigate? Siete due caratteri forti”. Andrà, andrà. Deve andare. E alla fine è andata con lo scudetto e una città impazzita. Bisogna riconoscere, penso oggi, al vulcanico Aurelio di aver vinto lo scudetto con una gestione economicamente sana della società, tanto di cappello”.

E infine il momento in cui, secondo Renzi, è emersa la vera natura di Spalletti che è quella di educatore ancor prima che di maestro di calcio. “Tra un gol di Osimhen e un assist di Kvara, vado controcorrente e scelgo una fredda mattinata di fine gennaio. A Castel Volturno è in programma l’allenamento della squadra e un gruppo di ragazzini richiama l’attenzione dell’allenatore azzurro. Vogliono selfie e, autografi, battute. Ma Spalletti va giù duro: “Come mai non siete a scuola?”. E i ragazzi replicano: “C’è sciopero”. “E quando si recupera la lezione?” incalza il mister “Mai” rispondono i bimbi. “Come, mai? E quando ti dovrò allenare e non capirai cosa ti dico? Io quelli che non capiscono non li voglio”. Quel signore lì è Luciano Spalletti in purezza. Un maestro di calcio, sì, ma prima ancora un educatore”.

Redazione

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