È così. A Roma hanno tutti un amico, uno zio ‘ben ammanicato’. Un parente stretto che passa le notizie, che è fonte di indiscrezioni e gossip. Insomma, è quello che Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera, definisce “il giornalismo di mio cuggino”, con du’ g. Alla romana.

“Mi “cuggino” dice, sussurra, rivela…”. Solo che se prima la chiacchiera da bar sembrava limitarsi al gossip o allo sport, ora si sposta in Parlamento. “Che giornalismo è? Quello fondato su indiscrezioni o fonti interessate a fare a pezzi l’immagine del malcapitato di turno”, sostiene Mollicone e che lo ha riscontrato anche nella puntata di Report di ieri sera, da cui ci si aspettava un fuoco, ma si è vista solo qualche scintilla

“Questo non è giornalismo d’inchiesta”, prosegue Mollicone durante un’intervista a Repubblica, ed essendo tra gli esponenti di FdI interessati e finito per essere citato nella puntata non può che far notare “una sorta di competizione a chi fa più character assassination per distruggere la credibilità dei politici”. Le dimissioni di Spano, sottolinea, “sono state una sua libera scelta. Da parte nostra non c’è stata nessuna pressione. Io fra l’altro ci ho lavorato quando era segretario generale del Maxxi”.

“Il giornalismo – ricorda – ha un senso quando parla di fatti veri, notizie dirette e documenti acquisiti in maniera propria. In Italia invece impazzano i retroscena fantasy, inventati per suscitare la reazione di palazzo Chigi. Il giornalismo parlamentare è diventato giornalismo satirico, sembrano tutti autori di Crozza o del Bagaglino”, fa notare. E contro la satira, ricorda: “Quando si parla di un deputato o di un senatore, tutelati dall’art 68 della Costituzione, si devono usare toni rispettosi”.

Redazione

Autore