Il caso
Repubblica e la nostalgia per i Pm di Mani Pulite, saggi e ben orientati…
“Mani pulite sul Trivulzio” recita il titolo cubitale di Repubblica in prima pagina. E a evocare quella stagione completa il quadro la presenza nella commissione di inchiesta indicato dal Comune di Gherardo Colombo che fece parte del mitico pool. Anche se si tratta di un Gherardo Colombo profondamente diverso dal magistrato di allora tutto preso dalla funzione vicaria della sua categoria avendo maturato ormai da tempo posizioni molto critiche sulla giustizia e soprattutto sull’utilità del carcere. Nella stessa commissione indicato dalla Regione c’è Giovanni Canzio ex presidente della corte di appello di Milano e poi al vertice della Cassazione prima di andare in pensione. 28 anni sembrano trascorsi invano.
È intatto il fascino che quella stagione continua a esercitare su Repubblica e poi c’è di mezzo il Pio Albergo Trivulzio dove la finta rivoluzione prese il via con la tangente da 7 milioni di lire incassata da Mario Chiesa improvvidamente definito da Bettino Craxi “solo un mariuolo”. Non solo i tempi sono cambiati ma questa del coronavirus è tutt’altra storia, anche sembra far parte dell’infinita emergenza italiana che a ogni tappa finisce per togliere ai cittadini diritti sociali e civili. Ma Repubblica è orfana di Mani pulite perché quella fu una grande farsa anche per gli editori tutti imprenditori in altri settori “miracolati” in cambio degli appoggi mediatici all’inchiesta: un do tu des nell’ambito di un rapporto di corruzione organica col pool.
Tra i miracolati c’era l’editore di Repubblica. I grandi imprenditori salvati a scapito dei politici. I grandi tranne uno, quello entrato in politica con una “discesa in campo” sul quale si scatenò la forza dell’intero apparato investigativo della procura e l’uso dei codici come carta igienica. Per cui quasi trent’anni dopo Repubblica sente la nostalgia anche se adesso risponde a un altro editore: il nipote di un’altra dinastia miracolata con indagini a un certo punto interrotte per quel senso di responsabilità istituzionale invocato nella vicenda Expo, una moratoria in stile Mani pulite perché la magistratura è capace di accrescere il suo potere sia facendo le indagini che non facendole. Un potere incontrollato e incontrollabile. Oggi come allora.
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