La Commissione Ue, lo scorso 27 ottobre, in linea con le attese dell’industria bancaria, ha proposto di rinviare al 2025 l’attuazione della fase finale della riforma cosiddetta “Basilea 3” introdotta a seguito della crisi di Lehman Brothers per disporre più stringenti requisiti di capitale, liquidità e leva finanziaria agli istituti bancari. Già nel marzo dello scorso anno, a seguito dell’avvio della pandemia, l’entrata in vigore degli standard internazionali concordati nel 2017 era stata rinviata al 2023. Si vuole ora, giustamente, concedere alle banche e alle autorità di vigilanza un’ulteriore proroga che consenta loro di concentrare ogni energia «sulla gestione dei rischi finanziari derivanti dalla crisi pandemica e sul finanziamento della ripresa».

I requisiti patrimoniali delle banche europee dovranno comunque aumentare in media dell’8-9% ma soltanto alla fine del periodo di transizione cioè nel 2030 mentre, all’inizio del periodo – posticipato al 2025 – l’aumento dovrebbe essere tra il 3 e il 5%. Le proposte avanzate mantengono l’obiettivo di garantire che «i modelli interni utilizzati dalle banche per calcolare i propri requisiti patrimoniali non sottostimino i rischi, garantendo in tal modo che il capitale necessario alla copertura di tali rischi si dimostri sufficiente» e comunque «nel pieno rispetto delle diversità all’interno del settore bancario dell’Unione, come, ad esempio, nel caso delle disposizioni attinenti ai mutui a basso rischio». Per la Federazione Bancaria Europea il rinvio costituisce «la base per una ulteriore discussione» nell’auspicio che vengano «adottate soluzioni permanenti per mantenere i ratios di capitali attuali delle banche, senza ridurre la loro capacità di finanziare la ripresa e la trasformazione digitale e sostenibile dell’Europa».

Il rinvio al 2025 dell’entrata in vigore di requisiti più stringenti è però di notevole importanza sotto diversi aspetti. Prima di tutto perché eviterà alle banche europee di dovere affrontare ulteriori ed impegnativi gravami per eventuali rafforzamenti patrimoniali nella delicata fase post pandemica. Servirà, poi, a evitare svantaggi competitivi in particolare nel settore delle attività di negoziazione, in cui le banche Ue competono direttamente con i loro omologhi internazionali. È bene infatti ricordare che l’Unione europea sarà, comunque, la prima giurisdizione ad attuare per intero “Basilea 3”, in notevole anticipo rispetto agli Stati Uniti, al Giappone e al Regno Unito. Con riferimento specifico al rischio di mercato, Bruxelles sottolinea l’importanza di garantire condizioni di parità nelle attività di trading finanziario, poiché queste possono essere facilmente condotte a livello transfrontaliero, anche tra Stati membri e Paesi terzi.

C’è poi un altro argomento a sostegno della necessità del rinvio: quello della sostenibilità che dal 2017, con una forte accelerazione dovuta alla pandemia oltre che ai cambiamenti climatici, è entrato prepotentemente nell’agenda politico-istituzionale. La stessa Commissione, avanzando la sua proposta in un testo complesso e molto articolato, anticipa che al più presto le regole prudenziali previste dal framework di Basilea 3 dovranno essere integrate per far sì che i sistemi di gestione e controllo dei rischi delle banche includano il trattamento dei rischi ambientali, sociali e di governance. A tale riguardo la Commissione ha incaricato l’EBA di valutare in che modo i requisiti patrimoniali potrebbero essere differenziati in funzione dell’impatto ambientale e sociale delle attività detenute dalle banche.

Da quanto detto risulta pienamente evidente che il rinvio da semplice necessità possa e debba trasformarsi in una proficua occasione. Ben venga allora l’impegno del Vice Presidente del Partito Popolare Europeo, Antonio Tajani al Parlamento europeo di migliorare ulteriormente la normativa per «incentivare la possibilità delle banche di far credito alle Piccole e Medie Imprese inserendo, nel trattamento privilegiato, crediti superiori all’attuale soglia di 2,5 milioni di euro». «Risulta indispensabile – come dichiarato da Fabio Massimo Castaldo, Vicepresidente del Parlamento europeo – garantire un approccio normativo graduale e proporzionato, nel solco dello “SMEs supporting factor”, una misura che permette alle banche di accantonare meno capitale per il credito alle PMI».

Il rinvio non deve però fare abbassare la guardia: bisogna vigilare e insistere affinché le regole di Basilea 3 non inducano una diminuzione del credito a danno di chi ne ha più bisogno, in particolare le piccole imprese e le famiglie. L’Associazione fra le Banche Popolari darà il proprio contributo tecnico giuridico per un recepimento efficace, bilanciato e proporzionale del quadro di Basilea sulle regole prudenziali associandosi al Direttore generale dell’ABI, Giovanni Sabatini, nel considerare «fondamentale evitare di ampliare il divario competitivo oggi esistente tra le banche europee e le banche extra europee, in primo luogo quelle americane». Oggi, dopo la crisi pandemica, a differenza del 2008, le banche non sono all’origine del problema, ma sono parte della soluzione nel garantire il sostegno, divenuto indispensabile, all’implementazione dei piani di ripresa e resilienza nazionali.