La crisi a L'Avana
Rivolte a Cuba, migliaia in piazza contro dittatura e crisi economico-sanitaria: il regime risponde con la repressione
Proteste e rivolte come non se vedevano da decenni. A Cuba migliaia di persone sono scese in piazza, in almeno 25 città dell’isola guidata dal regime comunista instaurato da Fidel Castro e ora in mano al presidente Miguel Díaz-Canel, contro il governo dittatoriale.
Al grido di “libertà” e “yes, we can”, di “Patria e vita”, titolo di una canzone contro il governo di Díaz-Canel, il malcontento dei cittadini è esploso a causa delle difficoltà economiche del Paese, stretto da un lato dall’epidemia di Coronavirus e dall’altro dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti, un uno-due che ha fatto schizzare alle stelle i prezzi dei beni primari.
Cuba sta infatti attraversando la peggiore crisi economica da decenni, con un aumento dei casi di Covid-19, il tutto mentre subisce le conseguenze dell’embargo Usa imposte dall’amministrazione Trump.
Proprio gli Stati Uniti sono stati tirati in ballo dal presidente Miguel Díaz-Canel, che ha rivolto un appello ai “rivoluzionari” cubani a scendere in piazza contro le proteste: “Siamo pronti a tutto – ha detto in un discorso alla nazione, durante il quale ha accusato gli Stati Uniti di aver fomentato la popolazione – Combatteremo per le strade”.
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— Yusnaby Pérez (@Yusnaby) July 12, 2021
Protese che sono partite domenica da San Antonio de los Baños, poco lontano dalla capitale L’Avana, per poi propagarsi in più parte dell’isola. Feroce la reazione delle forze dell’ordine cubane che, secondo testimonianze, hanno usato lacrimogeni per disperdere la folla, con diversi manifestanti rimasti feriti negli scontri con le forze di sicurezza.
Un appello alla “calma” è stato espresso dal Dipartimento di Stato. “Siamo profondamente preoccupati per gli ‘appelli a combattere’ a CUBA – ha twittato Julie Chung, vice segretaria di Stato pro tempore per gli affari dell’emisfero occidentale- Sosteniamo il diritto del popolo cubano alla riunione pacifica. Facciamo appello alla calma e condanniamo ogni violenza”. Cuba ha rispedito al mittente le parole americane, col ministro degli Esteri Fernandez de Cossio ha replicato che “Cuba è e continuerà a essere un Paese pacifico, al contrario degli Stati Uniti”. “Il Dipartimento di Stato Usa e i suoi funzionari, coinvolti fino al collo nella promozione dell’instabilità sociale e politica a Cuba, dovrebbero evitare – ha accusato – di esprimere preoccupazioni ipocrite per una situazione su cui hanno scommesso”.
We are deeply concerned by “calls to combat” in #Cuba. We stand by the Cuban people’s right for peaceful assembly. We call for calm and condemn any violence.
— Julie Chung (@WHAAsstSecty) July 11, 2021
A Miami, dove è fortissima la presenza di esuli cubani, migliaia di persone hanno preso ad una manifestazione di solidarietà.
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