L’attesa era tanta. E la voglia di riaprire ancora di più. Nel primo giorno di zona gialla i ristoratori di Roma finalmente sorridono. Tavoli esterni sold out ovunque, idee e innovazioni per tenere un distanziamento adeguato e piatti che tornano ad uscire dalle cucine. Un reportage in Centro testimonia come la chiusura forzata abbia, per forza di cose, creato una sorta di effetto elastico alla riapertura. Ecco allora che trovare un posto libero era difficile come azzeccare i numeri al lotto. Un tour tra i locali storici della città dimostra come la ripartenza ci sia stata.
NUOVI DEHORS

Il ristorante Alfredo a via della Scrofa

Alfredo alla Scrofa già durante lo scorso lockdown aveva giocato d’anticipo trasformando la piazzetta davanti allo storico ristorante (famoso nel mondo per le fettuccine alla Alfredo) in una location accogliente e unica per i clienti: “Qui  – spiega il patron Mario, illustrando con orgoglio i risultati – c’erano fino allo scorso anno carcasse di motorino, immondizia ovunque e degrado. Assurdo, specialmente vista l’importanza e la bellezza della strada (in pieno centro storico). D’accordo con il Comune abbiamo chiesto di poter gestire lo spazio contribuendo alla pulizia e alla  bonifica dell’area. Abbiamo installato i nostri tavoli con gli arredi studiati ad hoc e quello che era un affaccio sul degrado oggi è la piazzetta Alfredo. E il risultato si vede: tutto pieno e clienti liberi di poter pranzare e cenare all’aperto sotto il sole meraviglioso di fine aprile.
CACCIA AGLI SPAZI ESTERNI

Il ristorante Molo 9/12 alla Garbatella


Una delle maggiori ricerche sul web, in queste ore, è quella di ristoranti con spazi esterni.  Per questo motivo i ristoratori sui loro siti stanno mettendo in evidenza la possibilità di pranzare all’aperto. Impossibile arrivare e sedersi: “Senza prenotazione – spiega Emiliano, patron del ristorante Molo 9/12, nel cuore della Garbatella – è difficile trovare posto. Fortunatamente con il via libera alla riapertura abbiamo avuto subito un gran lavoro. Il nostro ristorante ha un ampissimo spazio esterno, speriamo che il meteo ci assista…”.

LOTTA AL COVID

La pizzeria Sorbillo a Roma

L’oscar dell’innovazione va senza dubbio a Gino Sorbillo che con il suo staff ha studiato delle postazioni antivirus nel suo locale di piazza Augusto Imperatore: tavoli non distanziati ma barriere che rendono impossibile il passaggio del covid. Il tutto condito da una pizza unica al mondo e tanti turni di sanificazione. “Ci siamo preparati al meglio per poter ripartire facendo stare sereni i nostri clienti – spiega il pizzaiolo star – sono stati mesi difficili, inutile negarlo, ma ora siamo pronti e vogliosi di ricominciare a vivere bene, convivendo e lottando questo covid. Ora però il Governo dovrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di far lavorare anche chi non ha la fortuna di avere spazi esterni. Basta solo stare attenti, noi come gestori stiamo facendo il massimo. Ora ci diano gli strumenti per ripartire al meglio”. Anche per la storica pizzeria napoletana decine di persone in attesa di un tavolo e tanta voglia di mangiare senza l’incubo dell’asporto.
SAPORE DI MARE

Lo stabilimento più bello di Ostia: il Mami

In attesa che il Campidoglio sciolga il nodo dell’apertura della stagione balneare tra Ostia e Fiumicino è scattata la corsa al tavolo vista mare. Impossibile trovare uno spazio anche minimo per il prossimo weekend. I primi tavoli liberi sono disponibili dai 10 ai 15 giorni. Il dubbio è legato al 1° maggio: “Speriamo che il Governo ci lasci aperti  – spiega uno degli storici balneari di Ostia – sarebbe una boccata d’ossigeno di cui non possiamo fare a meno”.

TORNA L’OCCUPAZIONE
La ripartenza, secondo le associazioni di settore, nella Capitale porterà una vera e propria infornata di assunzioni nel mondo della ristorazione. Dai Parioli al Tuscolano, passando per il cuore della città e il litorale fioccano i colloqui e i nuovi contratti. Per la Fipe “questa prima fase di riapertura consentirà di pianificare al meglio il lavoro in vista del periodo estivo e di poter mettere un freno all’emorragia di risorse perse e di posti di lavoro cancellati dalle chiusure per il covid”.

Sofia Unica