Qui Lega. Basta carpire qualche confidenza qua e là tra i parlamentari del Carroccio per rendersi conto di come a Via Bellerio, quartier generale leghista, in fondo non siano troppo dispiaciuti dalle traversie personali che la premier Giorgia Meloni sta affrontando in questi ultimi giorni. Dopo gli audio di Andrea Giambruno e la separazione della presidente del Consiglio dal giornalista di Mediaset, la solidarietà è d’obbligo. Quasi scontata, almeno per quanto riguarda il Carroccio. Ma è vero anche che la crisi sentimentale che è arrivata fino ai piani alti di Palazzo Chigi può rappresentare di certo un’opportunità per il partito di Matteo Salvini. Dopo un anno in surplace, infatti, la Lega sta ritrovando una vitalità politica che sembrava smarrita.

A scapito di una Forza Italia indebolita dalla scomparsa di Silvio Berlusconi, certo. Però anche a detrimento di Fratelli d’Italia, la forza politica di Meloni, sempre più scossa da latenti tensioni interne e con gli alleati del centrodestra. I salviniani cominciano a vedere i primi effetti della sotterranea operazione di logoramento che la Lega sta portando avanti da mesi ai danni di quello che dovrebbe essere il partito guida della maggioranza. Ed ecco che tra le chat degli uomini più vicini a Salvini circola un sondaggio che sta entusiasmando i colonnelli del vicepremier e ministro delle Infrastrutture. Si tratta della Supermedia YouTrend/Agi pubblicata il 19 ottobre scorso, la media delle rilevazioni delle ultime due settimane. Il dato che balza all’occhio è il mezzo punto guadagnato dalla Lega rispetto alla media precedente. Uno 0,5% in più che fa scattare il Carroccio al 9,8%. Vicino a quella doppia cifra che per troppo tempo sembrava una chimera. La dimostrazione che la strategia più aggressiva di Salvini sta funzionando. Il vicepremier è tornato a un uso più disinvolto dei social e ha cominciato a pressare Palazzo Chigi sul tema a lui più caro, ovvero l’immigrazione. Il record di sbarchi degli ultimi mesi di certo non aiuta Meloni a fronteggiare il fuoco amico. E poi c’è il tema del terrorismo. Salvini anche su questo sta tirando dritto, confermando la manifestazione leghista del 4 novembre contro gli islamisti e in difesa dell’Occidente. Gli esponenti di governo di FdI non hanno nascosto la loro irritazione per la manifestazione di Salvini. “Il governo non è d’accordo”, è il messaggio fatto filtrare molto chiaramente dai meloniani agli alleati in piena trance agonistica.

Sì perché si tratta di una vera e propria gara. Il target da raggiungere, per Salvini, è un risultato pari o superiore al 10% alle elezioni europee dell’anno prossimo. Un traguardo che comincia a diventare possibile. L’obiettivo finale è arrivare a ottenere una contropartita nell’esecutivo. Un riequilibrio delle forze, rispetto a una composizione del Consiglio dei Ministri che è la fotografia di una Lega all’8,8% alle elezioni politiche dell’anno scorso, pochi decimali sopra a Forza Italia. Riequilibrio vuol dire rimpasto di governo. Per i colonnelli del Carroccio, la parola non è una bestemmia. “No, non è all’ordine del giorno ma non ci sarebbe nulla di scandaloso in un riassetto del governo dopo le europee”, spiega a taccuini chiusi un dirigente della Lega. Riassetto, riequilibrio. Formule che nascondono la voglia di liberarsi di almeno tre ministri in quota Fratelli d’Italia e Forza Italia. Traballa sicuramente la poltrona del ministro del Turismo Daniela Santanché, di FdI, in palese difficoltà dopo le inchieste sulla gestione delle sue aziende. Poi c’è il forzista Gilberto Pichetto Fratin, considerato troppo debole anche da Palazzo Chigi. E ancora il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che in questo inizio di legislatura ha prestato il fianco a critiche di ogni tipo. Ma Salvini sogna una guida più politica anche per il Viminale di Matteo Piantedosi. E, complici le voci su un’imminente inchiesta di Report su di lui, è entrato nel toto-rimpasto Francesco Lollobrigida, titolare dell’Agricoltura e cognato e fedelissimo di Meloni.