Considerato il medico dei poveri, San Giuseppe Moscati è stato beatificato da Papa Paolo VI nel corso dell’Anno Santo 1975 e canonizzato da Papa Giovanni Paolo II il 25 ottobre 1987, a 60 anni dalla sua morte. La sua capacità di conciliare scienze e fede lo ha reso uno dei medici più conosciuti del Novecento. In particolar modo a Napoli, dove ha trascorso gran parte della sua vita anche se nacque a Benevento. Settimo di nove figli, Giuseppe Moscati proveniva da una famiglia di laureati in giurisprudenza, ma lui non continuò il tradizionale lavoro di famiglia e decise di iscriversi alla facoltà di Medicina per seguire la sua vocazione.

Infatti San Giuseppe Moscati diventa noto in tutto il mondo per i suoi miracoli, che tuttora portano tantissimi fedeli a rivolgersi a lui per ottenere una guarigione. Il medico dei poveri vedeva nei suoi pazienti il Cristo sofferente, e per questo era spinto da uno slancio di amore generoso nei confronti di chi soffriva. Non attendeva che i malati andassero da lui, ma li andava personalmente a cercare e curare gratuitamente nei quartieri più poveri ed abbandonati della città. Moscati diventa così l’apostolo divino, colui che porta l’amore, la solidarietà e la compassione nel mondo dei più bisognosi attraverso le sue cure.

LA STORIA – Venuto al mondo il 25 luglio 1890, all’età di quattro anni si trasferì con la sua famiglia nel capoluogo campano dove ha conseguito gli studi e ha sviluppato la sensibilità per gli ammalati, che poteva osservare dalla finestra della sua abitazione che affacciava sull’Ospedale degli Incurabili. Il primo ammalato con cui ebbe a che fare fu proprio suo fratello Alberto, il quale caduto da cavallo subì un trauma cranico che gli produsse una forma di epilessia. Quest’evento ebbe un effetto persuasivo su Moscati tanto che lo spinse ancora di più a proseguire la sua vocazione per la medicina. Conclusi gli studi universitari il 4 agosto 1903, dall’anno successivo dopo aver superato due concorsi, presta servizio di coadiutore all’ospedale degli Incurabili a Napoli. Inoltre, organizza l’ospedalizzazione dei colpiti di rabbia e grazie alla sua capacità di agire tempestivamente ha assistito i ricoverati nell’ospedale di Torre del Greco, durante l’eruzione del Vesuvio nel 1906. Nell’epidemia di colera del 1911 fu invece incaricato di effettuare ricerche sull’origine dell’epidemia, ed i suoi consigli su come contenerla contribuirono a limitarne i danni.

Negli anni si succedono le nomine a coadiutore ordinario negli ospedali e, in seguito al concorso per medico ordinario, la nomina a primario. Durante la prima guerra mondiale è direttore dei reparti militari negli Ospedali Riuniti. Contemporaneamente, percorre i diversi gradi dell’insegnamento. Nel 1922, consegue la Libera Docenza in Clinica Medica generale, diventando uno dei più ricercati nell’ambiente partenopeo e non solo, conquistando anche una fama di portata nazionale ed internazionale per le sue ricerche originali, i risultati delle quali vengono da lui pubblicati in varie riviste scientifiche italiane ed estere. Ma ciò che più ha caratterizzato il professor Moscati è la sua dedizione verso i più deboli e la sua vita impregnata di fede e di carità. Infatti sono numerosi i racconti di pazienti che hanno testimoniato la sua benevolenza restituendo i soldi delle visite mediche. Per lui i pazienti erano delle anime divine, da amare come noi stessi.

Giuseppe Moscati morì di infarto il 12 aprile 1927. La poltrona dove si sedette è conservata ancora oggi, come tanti altri suoi oggetti, nella chiesa del Gesù Nuovo, grazie all’intervento della sorella Nina. I padri Gesuiti, a cui è tuttora affidato il Gesù Nuovo, non raccolsero solo la sua eredità materiale, ma si fecero custodi del suo ricordo e seguirono l’aumento della sua fama di santità. La sua causa di beatificazione si è  svolta nella diocesi di Napoli a partire dal 1931. Dichiarato Venerabile il 10 maggio 1973, è stato beatificato a Roma dal Beato Paolo VI il 16 novembre 1975. A seguito del riconoscimento di un ulteriore miracolo per sua intercessione, dopo i due necessari per farlo Beato secondo la legislazione dell’epoca, è stato canonizzato da san Giovanni Paolo II il 25 ottobre 1987.

I MIRACOLI – Ancora oggi i miracoli di San Giuseppe Moscati sono ricordati con amore dal popolo, che celebra la festa liturgica del medico Santo ogni anno il 16 novembre. Il 16 novembre del 1930, infatti, i suoi resti vennero trasferiti dalla cappella dei Pellegrini nel cimitero di Poggioreale alla chiesa del Gesù Nuovo e collocati nel lato destro della cappella di san Francesco Saverio. Dopo due anni la beatificazione, sempre il 16 novembre, vennero posti sotto l’altare della cappella della Visitazione. Tra i miracoli più noti del medico troviamo tre guariti: Costantino Nazzaro, Raffaele Perrotta e Giuseppe Montefusco.

Il primo miracolato fu Costantino Nazzaro, maresciallo degli agenti di custodia, in salute fino a quando nel 1923 un ascesso alla radice della gamba destra non lo portò ad ammalarsi. Durante la convalescenza nell’ospedale militare di Genova, le sue condizioni fisiche peggiorarono e gli fu attribuito il morbo di Addison, considerata all’epoca dai trattati di medicina una diagnosi mortale. Nella primavera del 1954 Costantino, entrato in chiesa del Gesù Nuovo pregò dinanzi la tomba di San Giuseppe Moscati ritornando ogni due settimane per quattro mesi. Una notte Nazzaro sognò di essere operato da Giuseppe Moscati e l’indomani era guarito, con l’incredulità dei medici che non riuscirono a spiegarsi la sua guarigione.

Il secondo miracolato invece, Raffaele Perrotta, fu guarito istantaneamente da meningite cerebrospinale meningococcica nel febbraio del 1941. La patologia di cui soffriva Perrotta gli fu diagnosticata da piccolo già in forma grave e stava così male che il professore che lo aveva in cura non gli aveva dato nessuna speranza. Le condizioni del bambino, infatti, si aggravarono e la madre invocò Giuseppe Moscati. Passate alcune ore il ragazzo riprese conoscenza e la malattia fu dichiarata debellata.

Giuseppe Montefusco fu l’unico dei miracolati presente alla canonizzazione di Giuseppe Moscati nel 1975. Dopo pochi anni, quando lui ne aveva venti, cominciò ad accusare astenia, pallore e vertigini tanto da ricorrere al ricoverato in ospedale. Al ragazzo gli fu diagnosticata una leucemia acuta mieloblastica, una patologia che lo avrebbe portato in poco tempo alla morte. Una notte, la madre sognò la fotografia di un medico in camice bianco. Segnata dall’evento, l’indomani mattina la donna racconta il sogno al suo parroco che pensò subito che potesse trattarsi di Giuseppe Moscati. Così la madre di Giuseppe si recò nella chiesa del Gesù Nuovo, dov’è sepolto Moscati, a pregare. Suo figlio dopo meno di un mese guarì. Anche in questo caso i medici parlarono di una morte non spiegabile.

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