La tensione è alle stelle a Gerusalemme nel giorno del Jerusalem Day, la festa con cui Israele celebra la riunificazione della città dopo la guerra del 1967 che coincide anche con le celebrazioni del Ramadan per l’Islam. I media arabi hanno dato notizia di oltre 200 palestinesi feriti questa mattina alla spianata delle Moschee a Gerusalemme, dove si sono verificati scontri con le forze di sicurezza israeliane. Secondo la Mezzaluna rossa, scrive Jerusalem Post, almeno 50 feriti sono stati portati in ospedale.

Le rivolte sono scoppiate sul Monte del Tempio e i manifestanti hanno ingaggiato uno scontro con le forze di polizia a Gerusalemme. Lo riferiscono il ‘Jerusalem Post’ e ‘Ynet’ sulle versioni online. I rivoltosi si sono scontrati con la polizia e le forze di sicurezza sul Monte del Tempio. Diversi di loro hanno lanciato pietre in direzione delle forze di sicurezza di stanza sul Monte del Tempio e nell’area del Getsemani e la risposta non si è fatta attendere, con un lancio di granate assordanti.

La polizia israeliana ha sparato gas lacrimogeni e granate stordenti, con candelotti arrivati nella moschea al-Aqsa, terzo luogo più sacro all’islam. I palestinesi hanno lanciato sassi e altri oggetti contro gli agenti. Video amatoriali pubblicati sui social media mostrano le granate stordenti e i gas lacrimogeni all’interno della moschea, nel corso degli scontri. Le violenze alla spianata delle Moschee arrivano dopo giorni di crescente tensione tra palestinesi e israeliani nella città contesa. Centinaia di palestinesi e una ventina di poliziotti israeliani sono rimasti feriti nei giorni scorsi. Il Consiglio di sicurezza Onu ha programmato consultazioni a porte chiuse per oggi, secondo fonti diplomatiche richieste dalla Tunisia.

La polizia ha vietato agli ebrei di entrare sulla spianata delle Moschee oggi, il Giorno di Gerusalemme, festa nazionale israeliana che celebra la conquista della città nel 1967 e l’istituzione del controllo su di essa. La decisione è arrivata ore prima dell’inizio della ‘marcia della bandiera’, ampiamente considerata dai palestinesi una provocazione, come esibizione del controllo degli ebrei sulla città. La polizia ha consentito la parata, nonostante la crescente preoccupazione che possa ulteriormente alzare la tensione.

“Quanto avviene nella Moschea al-Aqsa è una vera strage e un crimine di guerra. Facciamo appello al nostro popolo affinchè scenda nelle strade ed affronti l’occupante”. Lo afferma sul sito di Hamas il suo portavoce Sami Abu Zuhri. “Questi crimini avranno conseguenze”.

Nei giorni precedenti le autorità locali avevano provato ad evitare che si susseguissero scontri in occasione delle celebrazioni delle due popolazioni in conflitto da sempre. La prima mossa è stata il rinvio, su richiesta del Procuratore generale dello Stato Avichai Mandelblit, della seduta della Corte Suprema nella quale domani i giudici avrebbero dovuto decidere sullo sfratto di famiglie palestinesi dalle loro case nel quartiere palestinese di Sheikh Jarrah a Gerusalemme est.

Dall’inizio del mese, la prospettiva degli sfratti ha provocato proteste, arresti e scontri quotidiani tra palestinesi e polizia israeliana ed estremisti ebrei. Molti temevano che l’udienza avrebbe scatenato un’ondata di disordini. Per molti palestinesi, la situazione delle famiglie è diventata emblematica dell’espulsione di centinaia di altre dalle case di Gerusalemme est, che molti palestinesi considerano una forma di pulizia etnica, alcuni gruppi per i diritti vedono come una forma di apartheid e che per l’ONU è un potenziale crimine di guerra.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.