Oggi torniamo al sud, di nuovo in Sicilia, sono stata invitata come relatrice alla quinta edizione del Festival Civita Educationis. Visioni, Sensi, Orizzonti, organizzato dalla Facoltà di Studi classici, linguistici e della formazione della Università non statale Kore di Enna. Questa Università è un gioiello nel cuore dell’isola, diretta da persone serie e appassionate che hanno un invidiabile sguardo verso il futuro. L’Ateneo ha circa 9.000 studenti e studentesse provenienti da tutta Italia e dall’estero, la Facoltà di Studi classici, linguistici e della formazione supera abbondantemente i 2.000. La Preside è la Prof.ssa Marinella Muscará, anima e cuore del festival e della Facoltà. Difficile descriverla, è un misto di straordinaria competenza, passione, visione, umanità, simpatia e un immancabile rossetto rosso. È ordinaria di Didattica e Pedagogia speciale dal 2018 e nello stesso anno diventa Preside della Facoltà, dopo avere ricoperto diversi ruoli di coordinamento nell’ateneo ennese. Tra i suoi ambiti di ricerca, la formazione degli insegnanti occupa il primo posto.

Prima dell’università, ha vissuto la scuola in tutte le sue sfaccettature, educative, burocratiche e amministrative: abilitata in tutti gli ordini scolastici, sceglie di rimanere nella scuola primaria, viene distaccata presso il provveditorato dove come formatrice segue la transizione della scuola verso l’autonomia, è stata anche sindacalista RSU indipendente e componente del CdA dell’IRRE Sicilia (Istituto Regionale di Ricerca Educativa). È la prima professoressa universitaria che intervisto sulla scuola del futuro, è interessante conoscere il suo sguardo su un mondo in profonda trasformazione: “Ho vissuto du  prime grandi innovazioni che hanno investito la scuola primaria: nei primi anni Novanta l’inserimento della lingua straniera nel curricolo ordinario con la conseguente formazione in servizio delle prime insegnanti specialiste  e nei primi anni Duemila  il piano nazionale di alfabetizzazione informatica che ha introdotto l’utilizzo delle tecnologie nelle ordinarie attività didattiche”. Sulla fatica dei processi di innovazione Muscará ci spiega ciò che accade, da vera conoscitrice della scuola per averla vissuta da protagonista, non solo da studiosa: “Diciamo innanzitutto una cosa: la routine della pratica didattica rassicura e mette a tacere l’ansia da prestazione dell’insegnante, al contrario l’innovazione necessità della capacità di mettersi in discussione e scardina le proprie certezze, insomma, fa traballare l’dentità professionale del docente che dalle routines attinge sicurezza. Resiste alla innovazione chi non è capace di mettersi in gioco e anche di dire “ho sbagliato”, chi non sa accettare e gestire le sfide. Resistere all’innovazione significa rifiutare il cambiamento, cristallizzando cosi l’agire didattico nella propria autoreferenzialità. Innovare implica da parte dell’insegnante il possesso di quelle competenze riflessive che generano cambiamento e trasformazione”.

Mi viene in mente che questa analisi può essere applicata a qualsiasi professione e la Prof. Muscará ci porta ad analizzare un altro aspetto che riguarda però solo l’insegnamento: “Insegno ai miei studenti e ai corsisti dei percorsi di specializzazione per il sostegno didattico, insegnanti del futuro, a saper cambiare insieme ai propri alunni. Anche quando si insegna si apprende e spesso gli insegnanti dimenticano questa duplice dimensione. Ogni inizio di anno scolastico o accademico è l’inizio di un nuovo viaggio che ti arricchisce continuamente, ti modifica, ti trasforma e ti rigenera. Alla luce di tutto questo è chiaro che la qualità della formazione iniziale e continua  degli insegnanti è strategica per la scuola del futuro”. Mi viene in mente che i docenti universitari hanno, quindi, l’obbligo di formarli all’altezza di questo compito. Durante la nostra intervista la sua stanza è assediata da colleghi universitari provenienti da tutta Italia ma anche da altri paesi europei  che hanno animato il Festival Civitas Educationis ad Enna. Prima di essere risucchiata dal suo Festival, la Prof.ssa Muscará fa una ultima considerazione: “La scuola è il luogo elettivo dove i ragazzi e le ragazze  possono esercitare un diritto inalienabile in relazione allo status di alunno e alunna: il diritto all’errore.

Mi faccio spiegare meglio: “L’errore nel processo di apprendimento contiene in sè un grande valore perché può favorire lo sviluppo del pensiero creativo. L’alunno a cui è permesso commettere errori non è preda di attacchi di panico o vittima di ansia da prestazione. Ecco, gli alunni devono essere liberi di sbagliare e gli insegnanti possono garantire l’esercizio di questo diritto nella misura  in cui sono capaci di trasformare l’errore in una opportunità di crescita. Del resto, ce lo ha insegnato Gianni Rodari”. Con questa chiusa e con lo sguardo di chi forma gli insegnanti del futuro l’innovazione della scuola appare più vicina.

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Ho lavorato in tutte le istituzioni italiane: Assessora al Comune di Firenze, Presidente di Agensport - Regione Lazio, Deputata della Repubblica, Consigliera di tre Ministre della Repubblica. Dal 2016 sono Coordinatrice del Comitato Organizzatore di “Didacta Italia”, l’edizione italiana di “Didacta International” la Fiera della Scuola più importante del mondo che si svolge in Germania. Sono sposata con Ricarda Concia, criminologa tedesca, con cui vivo a Francoforte dal 2014.