L’onorevole Valentina Grippo è vice presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera. La più “alta in grado”, a livello istituzionale, tra i parlamentari di opposizione. Dialoghiamo con lei sulle idee per la scuola del partito di Carlo Calenda, come già abbiamo fatto con i referenti di altri partiti.

«La scuola deve tornare al centro del villaggio – esordisce, per esprimere il primato dell’istruzione, assieme alla sanità, tra lepriorità del suo partito – del resto non potrebbe essere diversamente perché siamo di fronte a una vera urgenza: denatalità, dati allarmanti su analfabetismo funzionale, un tasso di abbandono scolastico elevatissimo, basso tasso di lettura (solo il 39% degli italiani ha letto un libro quest’anno)».

Per fronteggiare tutto questo Azione ha concepito un progetto ampio e strutturato, in parte anticipato da alcuni emendamenti alla manovra di bilancio. È un piano di proposte per il quale ha avuto un ruolo decisivo, assieme ad altri esperti, Maria Pia Bucchioni, responsabile Istruzione e Formazione del partito. Grippo introduce i temi con una premessa di metodo:
«Per ogni emendamento e proposta sono indicate le coperture economiche: non facciamo l’opposizione a parole».

Nel lungo dialogo tocchiamo insieme diversi ambiti, a partire da un tema caldo: i tagli al personale ATA e il tempo pieno, due aspetti che Azione considera in correlazione nel pacchetto di emendamenti sulla scuola presentati nelle scorse settimane.
«Proponiamo l’incremento delle classi a tempo pieno e prolungato in mille scuole primarie e ottocento scuole secondarie di primo grado, selezionate tra i 400 comuni italiani con il più alto tasso di vulnerabilità sociale e materiale. E per farlo chiediamo di evitare i tagli previsti dall’attuale manovra finanziaria, che porterebbero a una riduzione complessiva di oltre 10.000 posti tra personale docente e ATA nell’arco di due anni, che arrivano in seguito alla riforma del dimensionamento scolastico e alla gestione dei fondi PNRR. Per evitarlo proponiamo di redistribuire i posti resi disponibili dal calo demografico verso le classi a tempo pieno e di rafforzare il personale amministrativo, mantenendo così la dotazione necessaria a garantire un livello di servizio adeguato nelle scuole».

Un secondo aspetto, tra quelli proposti, è la riduzione della durata del percorso scolastico.
«I nostri giovani vanno via di casa più tardi rispetto agli altri giovani europei, a 30 anni, e il primo giorno di lavoro avviene più tardi (24 anni per gli uomini e 26 per le donne – è il peggior dato europeo – con un gender gap significativo). Ridurre di un anno la durata complessiva della scuola, con percorsi quadriennali, diventa ormai un’urgenza».

Per Azione non è a tema solo la durata complessiva dei cicli, ma anche quella annuale.
«È importante intervenire sul calendario scolastico: l’Italia è uno dei paesi con le vacanze estive più lunghe, anche se purtroppo un terzo dei ragazzi non va in vacanza. Molti di loro, così, rimangono preda della solitudine e dei social media in questi mesi di vuoto. Bisognerebbe prevedere l’apertura della scuola nei giorni estivi per servizi integrativi. E a proposito di incremento del tempo scuola, altro elemento centrale, come già dicevo, è per noi il tempo pieno: solo il 38% delle classi ha il tempo pieno e questo è un male, perché è stata rilevata una stretta correlazione tra abbandono scolastico e mancanza del tempo pieno, che rappresenta, ovviamente, anche un utile servizio alle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano. Connesso a questo, infine, è il tema degli asili nido, per il quale chiediamo di raggiungere standard europei in merito al tasso di copertura delle richieste».

Da qui il discorso si sposta subito sulle famiglie, su cui gravano costi scolastici sempre più alti, come ha segnalato, in una precedente intervista al Riformista, anche l’onorevole Antonio Caso del M5S. Grippo riporta un altro dato significativo:
«I nostri ragazzi hanno sulle spalle circa il doppio delle pagine dei bimbi francesi e spagnoli, nel senso che gli facciamo comprare più libri e con più pagine. Diventa decisivo, perciò, il tema della smaterializzazione, con uno stimolo più ampio al materiale digitale autoprodotto dagli insegnanti. Stiamo inoltre predisponendo un piano di supporto economico a questi costi per le famiglie meno abbienti, anche con riferimento ai Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) delle diverse regioni, affinché siano garantiti i diritti degli studenti di tutta Italia in modo omogeneo».

Tra le proposte caldeggiate dal partito c’è anche quella dello psicologo scolastico, una figura che a suo parere dovrebbe diventare stabile nelle scuole.
«Due milioni di adolescenti soffrono di disturbi mentali, e 3.6 milioni di casi di disturbo del comportamento alimentare. Abbiamo presentato una legge con le altre opposizioni per dotare dello psicologo tutte le scuole di primo e secondo grado, una figura professionale per ogni due classi. Se lo psicologo è presente a scuola, assiste alla vita della scuola e fa parte della comunità scolastica, diventa un confidente un po’ come l’insegnante di educazione fisica. Per i ragazzi è fondamentale il dialogo con adulti non giudicanti, anche per comprendere, con un rapporto facile e quotidiano, che il disagio psichico non è uno stigma».

Ultimo, ma non ultimo, il tema della valorizzazione dei docenti.
«Siamo la nazione europea col maggior numero di docenti over 50, che arrivano tardi ad avere un posto stabile nella loro carriera. A questo si aggiunga che i concorsi sono lenti, lo stipendio in ingresso è inferiore alla media europea, gli scatti sono molto modesti, la legge sulla valorizzazione del merito non è applicata perché non ha copertura economica. La nostra idea è quella ridurre gli anni di servizio richiesti per l’aumento salariale, per velocizzare la crescita di stipendio, anche con una valorizzazione del merito”. Su questo si pone la consueta domanda: chi valuta? “Bisognerebbe rivalutare la figura degli ispettori scolastici, una figura terza rispetto alla dirigenza scolastica e agli studenti. Se si aumentasse il loro numero, si potrebbero valutare le performance dei docenti e delle scuole, riconoscendo e premiando le eccellenze».

Un’ultima parola sul Governo: come sta operando?
«Con due tipi di interventi: quelli inutili e quelli dannosi, e in entrambi i casi il polverone che suscitano – sia che si tratti del voto in condotta che del Liceo Made in Italy – è voluto dal Governo stesso per evitare di dare risposta alle grandi questioni strutturali della scuola. E poi diciamocelo: affermano che la scuola è una priorità, ma quest’anno non ci hanno messo un euro rispetto al passato».