Non manca la stagione delle occupazioni a scuola. Potremmo chiederci cosa c’entra il percorso educativo con le occupazioni, e il discorso sarebbe lungo e non privo di posizioni contrapposte. Parlando delle occupazioni non voglio però oggi entrare nell’argomento “pro” o “contro”, ma raccontare ciò che è accaduto in una città italiana e soprattutto raccontare della lettera aperta che hanno deciso di scrivere agli studenti occupanti, i docenti di quella stessa scuola. A Firenze le occupazioni scolastiche si sono chiuse con un bilancio pesante in fatto di danni: 25mila euro per due istituti. Quando ci sono danni in una scuola, la stessa rischia di utilizzare i fondi di istituto togliendo quelle risorse ad iniziative o acquisti rivolti a tutti gli iscritti e il danno per la collettività è evidente. Il giudizio su quanto accaduto ognuno lo può trarre da solo e molto probabilmente è lo stesso che dirigenti, assessori e sindaco hanno dichiarato, richiamando i ragazzi (e le loro famiglie) alla responsabilità.

Con questo articolo mi interessa soffermarmi sulla lettera che i docenti di una di queste scuole, il liceo Macchiavelli-Capponi, hanno voluto scrivere e mettere sul sito della scuola, agli studenti occupanti. “Cari studenti e care studentesse, abbiamo cercato di mantenere nei vostri confronti un atteggiamento di ascolto e finora abbiamo taciuto dinanzi al proliferare delle iniziative mediatiche, prese da più parti (e senza che noi docenti fossimo interpellati) e che hanno diffuso un’immagine non veritiera della nostra comunità scolastica.

A conclusione di questi giorni faticosi e difficili, vogliamo precisare quanto segue. Vi siete assunti la responsabilità di scegliere, con procedure democratiche molto discutibili, un metodo illegale ed estremo di protesta, con un’evidente sproporzione tra finalità e mezzi (stando almeno alle richieste esplicite che sono pervenute), e avete dimostrato di non saperlo gestire, come testimonia l’inventario dei danni. Così con la pretesa di migliorare la scuola pubblica avete portato un attacco alla sua dignità: oltre ad avere interrotto, e impossibilitato, le attività didattiche, progetti compresi, per dieci giorni nel plesso di Frescobaldi, avete consegnato alla collettività un’immagine di devastazione degli spazi collettivi, che non sono ‘vostri’, ma di tutti, con atti di vandalismo che non hanno alcuna forma di giustificazione. Ci teniamo a precisare che la disponibilità ad ascoltare le istanze degli studenti non dipende mai dalla violenza con cui sono poste, ma dal merito, ovvero dai contenuti. Violenza che in questi frangenti ha investito noi docenti e l’intera scuola anche attraverso una rappresentazione distorta e strumentale diffusa a mezzo stampa in parte da fonti studentesche.

A fronte di una situazione in cui il colloquio e la disponibilità appaiono manipolati in termini di ‘vincitori’ e ‘vinti’, ribadiamo la necessità di riportare le vostre richieste nel quadro degli organi collegiali utilizzando i momenti di condivisione previsti, ovvero le assemblee e, prima ancora, i consigli di classe, e attraverso i vostri rappresentanti di classe e di istituto. Precisiamo inoltre che parte delle vostre richieste fa riferimento a situazioni problematiche che erano già state prese in carico. A fronte di una nostra tolleranza, dettata da subito dalla volontà di mantenere aperto il dialogo e non fare intervenire direttamente la forza pubblica, con tutte le conseguenze che questo avrebbe potuto comportare, chiediamo da parte vostra un’attenta riflessione su quanto e accaduto e un’assunzione di responsabilità economica dei danni provocati la cui entità verrà comunicata quanto prima a voi e alle vostre famiglie”.

Questa lettera aperta rivolta ai ragazzi che hanno occupato e dopo aver visto i danni arrecati, la considero parte di un percorso educativo. I docenti potevano benissimo non farla, non erano obbligati, se hanno deciso di scriverla e pubblicarla, richiamando i ragazzi alle loro responsabilità e a fare una attenta riflessione, lo hanno fatto per aiutare i ragazzi a fare quello che tutti noi – scuola compresa – siamo chiamati a fare con i ragazzi: un percorso educativo. Fare ragionare i giovani, aiutarli a capire gli sbagli e a fare un passo in avanti. Ognuno, ragazzi compresi, si deve assumere le proprie responsabilità, danni materiali compresi. Ma è importante che i giovani possano fare un passaggio di maturità e con questa lettera i docenti richiamano a questo passaggio. La scuola non è semplicemente la trasmissione di nozioni, verifiche e valutazioni. È molto di più, è percorso educativo e questa lettera ne è parte integrante.