il Ponte
Lo spunto
Se il bagno pubblico per le donne diventa simbolo di discriminazione

Se si va nella stragrande maggioranza dei pubblici servizi, bar, ristoranti, hotel siciliani, il bagno delle donne non è singolo, per loro uso esclusivo, ma associato ai disabili, maschi o femmine che siano. Gli uomini, in un tardo maschilismo antropologico, conservano l’esclusività della tazza omogenea. Questa disparità di trattamento a cosa è dovuta? Alla visione sociale che relega esclusivamente le donne alla funzione di cura e assistenza delle persone fragili? Per cui nei bagni delle donne (tranne all’Ikea, ma quelli sono svedesi) ci sono anche degli sporadici fasciatoi per infanti, perché il ruolo di pulizia e igiene è esclusivamente riservato – o meglio, relegato – alle donne. Ovviamente questa situazione non avviene solo in Sicilia, ma anche nel resto del continente, solo che il maschilismo e il patriarcato nell’Isola hanno un’ampiezza e una resistenza maggiori.
Sintomatologica del maschilismo
Questa dimensione, seppur non di aulico livello, è sintomatologica del maschilismo assolutamente diffuso nella cultura e società dell’Isola. Io, uomo, voglio espletare i miei bisogni in maniera riservata; le donne, sempre più numerose, si arrangino con altre condizioni di servizio. Intanto sovvengono due valutazioni pratiche. L’uomo, più delle donne, crescendo – soprattutto con i carboidrati e gli zuccheri che si mangiano in Sicilia – solitamente tende ad allargarsi e ad aumentare di peso e ingombro, e il bagno destinato ai disabili gli consentirebbe maggiore mobilità. E poi il maschio, sin dall’infanzia, ha una concezione quasi ludica della funzione fisiologica; sembra che abbia un idrante in mano, anche quando le dimensioni modeste consiglierebbero maggiore umiltà, pertanto i bagni a loro dedicati sembrano un campo irriguo dopo un acquazzone. Un water per disabili, molto più alto, li costringerebbe a centrare meglio l’uso della funzione di mungitura, pertanto ne gioverebbero l’igiene e la pulizia del luogo che, infatti, si chiama di decenza.
La provocazione
Sarebbe una crescita culturale diffusa se una norma siciliana (intendiamo una legge, non la famosa pasta alla norma) cambiasse le cose e invitasse gli esercenti siciliani a cambiare, spesa risibile, le targhette dei bagni dei pubblici esercizi, mettendo i disabili insieme agli uomini, e non più alle donne, almeno nei bagni. Ricordiamo che in Sicilia vigeva spesso la fattispecie del delitto d’onore fino alla sua abolizione, o il matrimonio riparatore in caso di violenza nei confronti delle donne. Cercare di normare in forma differente, vista la nostra autonomia legislativa, sarebbe un bel segnale rivolto alla società siciliana. Questa sarebbe una visione civile comprensibile universalmente della parità di genere: non tutti nella società siciliana sono sensibili ai diritti, lavorativi o politici, sulla parità di genere (vedi la doppia preferenza di genere alle elezioni regionali assente in Sicilia), ma tutti hanno bisogno di andare in bagno, e lì capirebbero che il mondo, anche in Sicilia, sta cambiando. Così è se vi pare.
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