"Tris autonomia, premierato e poi giustizia"
Sergio Rastrelli e le sabbie mobili del sistema giustizia: “Nordio è il nostro Gandalf, lo stregone, ma sulle carceri si può fare di più”
L’intervista all’avvocato cassazionista, segretario della commissione Giustizia al Senato
Mentre si avvicinano i due anni di governo, il sistema giustizia affonda nelle sabbie mobili. I suicidi in carcere aumentano, i ritardi nelle cause civili e penali si accumulano, le nuove leggi si aggrovigliano. Ne abbiamo parlato con un esponente di maggioranza che segue la giustizia da vicino, da avvocato cassazionista: il senatore Sergio Rastrelli che per Fratelli d’Italia è segretario della Commissione Giustizia.
Tre carte. Tre riforme. Premierato, Autonomia, Separazione carriere. Su quale scommetterebbe di più?
«Tre riforme ambiziose e tutte egualmente necessarie, che disegneranno l’Italia del futuro. Non più scommesse aleatorie ma impegni vincolanti per far uscire il Paese dalle secche di un atavico immobilismo, con riforme che la rendano stabile, coesa, efficiente ed in grado di competere nel panorama europeo».
Ci sono i tempi per portarle a termine tutte e tre?
«L’orizzonte temporale è quello della legislatura. Questo è l’impagabile valore aggiunto di un governo politico, legittimato dal consenso popolare e sostenuto da una maggioranza stabile e responsabile».
Il referendum sull’autonomia si farà. Ma non è scontato che raggiungerà il quorum. A quel punto avanti tutta sul premierato, magari ascoltando le obiezioni dei costituzionalisti e dei riformisti dei vari comitati esistenti?
«La soluzione referendaria è illusoria e la prova di forza della sinistra diverrà la riprova della sua debolezza. Sul premierato il contributo dei migliori costituzionalisti italiani ha già prodotto un testo che conferisce decisività al voto popolare, pone rimedio alla instabilità dei governi, e impedisce lo sconcio del “transfughismo” parlamentare».
La giustizia rimane la grande malata d’Italia. Il ministro Nordio sembra frenato, trattenuto… è messo nelle condizioni di operare bene?
«Il Ministro è una straordinaria risorsa di professionalità e visione. In aula al Senato dichiarai che Nordio per noi era come Gandalf, lo stregone del “signore degli anelli”, che non era mai né in anticipo né in ritardo, ma giungeva esattamente quando doveva arrivare. Ne sono ancora convinto: tocca ora a tutto il centrodestra sostenerlo nel suo coraggioso disegno riformatore per una nuova cultura della giurisdizione».
Fine rieducativo della pena. Nel Dl carceri si poteva fare di più?
«È evidente che si poteva fare di più, ma si è già fatto molto. Quel che è più conta è aver intrapreso la strada impervia della risposta strutturale. Il decreto è solo un primo passo, coraggioso ed equilibrato, per conciliare certezza della pena ed umanizzazione del trattamento, e coniugare la sicurezza delle strutture carcerarie con la piena dignità dei detenuti».
La proposta Giachetti sullo sconto di 15 giorni (ulteriori) ogni sei mesi di detenzione con buona condotta è stata valutata con interesse da Forza Italia. Cosa ne pensa?
«È un problema di approccio. Noi rifiutiamo l’idea del sistematico ricorso a misure eccezionali “svuotacarceri” che erodono la certezza della pena, sviliscono l’autorità dello Stato ed incrinano la sicurezza sociale. Bisogna piuttosto agire su altre linee di intervento: evitando ogni abuso della custodia cautelare, estendendo il ricorso alle comunità per i tossicodipendenti e facendo espiare la pena ai detenuti extracomunitari nei paesi di origine».
Quando si parla di piano carceri, sembra sempre si voglia calciare la palla in tribuna. Se si ha contezza dell’urgenza, della priorità di sanare lo scandalo delle carceri, non si dovrebbe parlare d’altro: fondi Pnrr, concorso di idee, riunioni con le regioni su dove costruirle… se ne dovrebbe parlare molto di più. E invece…
«Se ne parla piuttosto troppo ed invano. È giunta l’ora di credere invece nelle idee che diventano azioni. Per la prima volta, un Governo interviene con imponenti interventi sul fronte del personale della polizia penitenziaria, attraverso un piano di assunzioni straordinarie, e con la istituzione di un commissario per l’edilizia penitenziaria prevedendo la costruzione di otto nuovi padiglioni. Solo all’interno di una cornice di sicurezza, è possibile garantire l’umanizzazione della pena, e salvaguardare la tutela dei diritti all’interno delle carceri».
Il Sistema di Palamara è ancora lì, tale e quale a quello descritto nel celebre best-seller. Le correnti, le cordate, il Csm politicizzato, gli scambi di favori e le coperture tra procuratori, i fascicoli di valutazione: dopo due anni di governo Meloni, non è cambiata una virgola.
«A fronte di certa storia giudiziaria recente, non serve cambiare virgole ma occorre strappare intere pagine. La gramigna va estirpata con decisione, ma con metodo. Per evitare che in futuro degenerazioni correntizie, “modestia etica” ed interessi privati continuino a corrompere dall’interno il sistema giudiziario e mortifichino il lavoro coraggioso e necessario dei magistrati, occorre procedere senza indugi con la separazione delle carriere e la riforma del CSM. Mai più consessi indecenti all’hotel champagne».
‘Il più grande scandalo della storia repubblicana’, come venne descritto il caso della centrale delle intercettazioni abusive del sottufficiale GdF Pasquale Striano, è completamente uscito dai radar ormai da sei mesi. Colpiva anche esponenti di Fdi, da Crosetto a Urso. Cosa ne è, cosa ne sa?
«Non confondiamo il silenzioso disinteresse con il doveroso riserbo delle attività di indagine: la Commissione antimafia grazie al lavoro della Presidente Colosimo, sta approfondendo ogni aspetto di questa vicenda torbida ed inquietante, che ha profanato la sede della direzione nazionale voluta da Falcone. Anche per questo abbiamo il dovere di fare piena luce».
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