Luciano Crolla, segretario di Azione a Napoli: cosa pensa della rottura dell’accordo tra Azione e Pd?
«L’ho sostenuto. Peraltro, senza sperare in un esito sulla carta così buono, sia in termini politici che di programma. Ma la sorpresa è durata poco, soltanto qualche giorno dopo è stato firmato il suo opposto con lo stesso contraente principale. Azione gioca su un solo tavolo. Su quel tavolo c’è il dossier Paese».
Non temete le accuse di inaffidabilità in campagna elettorale?
«La nostra affidabilità è parlare chiaramente agli elettori. Era giusto provarci e lo abbiamo fatto sul serio. Era giusto tentare di portare il Partito democratico ad una vera svolta riformista, ad impegnarlo definitivamente sulla cosiddetta agenda Draghi o, se preferite, sull’impostazione, sul metodo Draghi. Letta non è Zingaretti, la sua segreteria è nata in discontinuità con il governo Conte 2 per sostenere l’esperienza del governo repubblicano. Lo ha fatto lealmente e sembrava anche aver rotto con i 5 Stelle».
Poi cosa è successo?
«Alla fine, nel Pd hanno prevalso le solite spinte contraddittorie a tenere dentro tutto e il contrario di tutto: dietro le righe del libro delle correnti si leggeva anche già l’intenzione di tornare da Conte dopo le elezioni, cosa che di fatto già sta accadendo, tanto che apprendiamo in queste ore di un rilancio del “modello politico Napoli”, che non mi pare stia producendo risultati esaltanti. Più che una vocazione maggioritaria, la velleità di essere onnicomprensivi. Ripeto, il bipolarismo per il quale è nato quel partito non esiste più nei fatti. Rimane la “ditta” prima del progetto Paese. Noi siamo un’altra cosa».
Meglio il terzo polo?
«Meglio fare chiarezza. Per tutti. Meglio rompere definitivamente questo bipolarismo che non può reggere i nuovi tempi, contenere una realtà tanto complessa, figlio del mondo della globalizzazione trionfante e della democrazia per tutti. Meglio cominciare a costruire, finalmente, il campo riformista coerente di cui il Paese ha bisogno. Meglio investire, in tempi di crisi».
Vi alleerete con Renzi?
«Sì. Nonostante le differenze importanti, c’è una oggettiva omogeneità politica e programmatica. Si potrebbe dire che siamo tutti figli dei mille giorni. Proprio io ne sono un piccolo esempio. Mi lasci raccontare un episodio simpatico: il 28 ottobre 2019 presentavo Italia Viva sul palco del cinema Metropolitan di Napoli con Elena Bonetti, Maria Elena Boschi, Migliore e gli altri. Oggi sono il Segretario di Azione a Napoli, che allora ancora non c’era. Sarebbe nata di lì a poco grazie a Carlo Calenda».
In prospettiva con chi altri vi alleerete?
«Dico con chi saremo alleati certamente. Siamo con l’Europa e non con Orbàn. Con Kijv e non con Putin. Con i rigassificatori e non con Gazprom. Con il lavoro e non con i sussidi. Con l’istruzione e il salario minimo ai giovani e non con divano e paghetta. Con le riforme e non con i bonus. Con l’autonomia energetica e non con i no-tap. Con le infrastrutture e non con i no-tav. Con lo sviluppo e non con la decrescita infelice».
E a Napoli?
«A Napoli abbiamo costruito un gruppo dirigente serio e stiamo aggregando tantissime energie: amministratori, società civile, professioni, giovani. Faremo la nostra parte per costruire liste che parlino alla città che lavora, studia, investe e ha voglia di crescere, non solo di mance elettorali».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).