Nel Sì&No del giorno, spazio al dibattito sulla Nature Restoration Law, sulla quale mercoledì 12 luglio gli europarlamentari, nella plenaria del Parlamento Ue, sono chiamati a votare. Si tratta di un provvedimento che renderebbe la protezione della natura e il ripristino degli habitat europei un obbligo di legge. Abbiamo chiesto un parere ad Alessandra Moretti, Eurodeputata Pd, che è favorevole, e a Nicola Procaccini, Eurodeputato FdI, che è contrario.

Qui di seguito, il parere di Alessandra Moretti.

Domani nell’aula della plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo l’Europa si gioca tutto: in ballo non c’è solo la proposta di regolamento sul ripristino della natura, da cui dipende il benessere degli ecosistemi del nostro Continente, ma anche un pilastro fondamentale di quel Green Deal che ha rappresentato il lavoro più importante della legislatura europea iniziata nel 2019 e – forse – anche la sopravvivenza della «maggioranza Ursula».

Per il presidente del PPE Manfred Weber è l’occasione d’oro per pugnalare alle spalle la sua compagna di partito e rivale Von der Leyen, che è stata preferita a lui come presidente della Commissione nonostante lui fosse ufficialmente lo «spitzenkandidat» del gruppo, e spianare la strada alla futura alleanza tra popolari e sovranisti. Peccato che questa guerra fratricida tutta interna al PPE rischia di costare un prezzo salato alla natura e anche alle tasche dei contribuenti.

Sul merito della questione infatti, di cui in Italia si è parlato pochissimo oltre ai soliti allarmi della destra sulle «eurofollie ambientaliste» dell’Ue, non è troppo difficile farsi un’idea: da una parte ci sono le destre europee, compreso il nostro governo, e un numero di seguaci di Weber nel PPE, dall’altra a sostenere la legge sul ripristino della natura ci sono la Commissione europea, la maggioranza dei governi europei, compresi molti appartenenti al PPE, che l’hanno già approvata, ci sono due appelli di più di mille scienziati uno e più di tremila l’altro, l’appello delle associazioni ambientaliste insieme a 100 grandi multinazionali, da Ikea a Unilever, quello delle industrie di energie rinnovabili, oltre ai giovani che continuano a protestare inascoltati.

Campagne, foreste, fiumi e laghi ci forniscono cibo, acqua, aria e protezione contro gli eventi climatici. Per questo distruggere gli ecosistemi naturali costa soldi. Molti di più di quelli necessari a proteggerli. Gli ultimi a rendersene drammaticamente conto sono stati i cittadini dell’Emilia Romagna colpita dalle alluvioni. Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente l’81 per cento degli habitat è in condizioni precarie. Tra i fattori di rischio principali per la natura europea ci sono l’inquinamento e i cambiamenti climatici.

Sono queste le ragioni che hanno convinto la Commissione europea a presentare una proposta di legge per mettere in atto misure di recupero per almeno il 20% delle terre e il 20% delle aree marine dell’UE entro il 2030, stabilendo specifici obiettivi e obblighi giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura. Come ogni riforma anche questa nel breve termine genera degli scontenti, in particolare gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori che devono fare i conti con i nuovi limiti, anche se poi sono proprio loro i beneficiari del provvedimento nel medio lungo termine.

Secondo le destre, e qualche associazione di grandi aziende agricole, costa troppo prendersi cura del nostro patrimonio naturale. Secondo le stime della Commissione e di migliaia di scienziati il ripristino di oltre il 10% del territorio totale dell’UE in buone condizioni costerà in totale 154 miliardi di euro, ma i benefici previsti del ripristino degli habitat ricchi di biodiversità dell’UE dovrebbero raggiungere i 1860 miliardi di euro, con un rapporto costi-benefici di 1 a 12. Alla fine spetterà ai cittadini europei decidere a chi credere e in che mondo vivere, perché è chiaro che aldilà di come andrà il voto di domani questa sarà una delle questioni principali su cui saranno chiamati a votare alle elezioni europee dell’anno prossimo.

Alessandra Moretti

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