Ondate di calore, siccità, inondazioni. Gli effetti dei cambiamenti climatici si moltiplicano. E con questi aumentano sempre di più i rischi per le produzioni agricole. Anche in Europa e in Italia. Il primo allarme, all’inizio di quest’anno, è venuto dal sesto rapporto dell’Ipcc, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, istituito dall’Onu nel 1988. Gli scienziati dell’Ipcc identificano quattro principali categorie di rischio per il continente europeo, tutte provocate dal peggioramento del riscaldamento globale.

Prima categoria: i rischi dovuti alle ondate di calore. In sostanza, se la temperatura media dovesse alzarsi di tre gradi, il numero di decessi causati dalle ondate di calore raddoppierà. Inoltre, le ondate di calore ridurranno gli habitat adatti a specie marine e anche terrestri, e modificherà irrimediabilmente gli ecosistemi del continente. La seconda categoria di rischi è provocata dalla siccità. Sarà questo il problema principale dei prossimi anni per i paesi del Mediterraneo. Ci sono poi i rischi dovuti a inondazioni più frequenti e più intense, dovute ai cambiamenti delle precipitazioni e all’innalzamento del livello del mare. Ultima categoria, i rischi per l’agricoltura: caldo e siccità combinati porteranno a perdite sostanziali di produzione agricola in Europa. Le nuove condizioni meteo, infatti, producono danni non banali alle coltivazioni. Con la conseguenza di compromettere tutta la filiera agro-alimentare.

Una conferma viene dall’Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) i cui dati rivelano il peggioramento del quadro meteoclimatico in Italia negli ultimi due anni. Nel 2020 la temperatura media nazionale è aumentata +1,04°C rispetto alla media 1981-2010. Si moltiplicano gli episodi di siccità in primavera (come ad aprile e maggio di questo 2022) e in autunno. Altri fenomeni rilevanti sono le precipitazioni abbondanti, soprattutto all’inizio della stagione invernale, e il gelo tardivo tra marzo e aprile (riconfermato nel corso di questo 2022). Il 2021 ha poi confermato una temperatura media annua superiore alla norma e ha registrato gelate tardive significative, siccità nel periodo primaverile-estivo, grandinate e vento forte con intensità differente a livello territoriale. Nei prossimi decenni, l’Europa meridionale andrà incontro a un aumento vertiginoso del numero di giorni in un anno con insufficienti risorse idriche e a una crescita di due gradi della temperatura. Il 54% della popolazione dell’Europa meridionale conoscerà la siccità, anche se non sempre in forme estreme. Con l’aumento delle temperature bisognerà abbandonare certi raccolti, alcune coltivazioni diventeranno sempre più costose e difficili da mantenere, con un conseguente calo della quantità e qualità dei prodotti che arrivano sul mercato e un contemporaneo aumento del prezzo.

Coldiretti ha stimato in oltre 2 miliardi i danni sull’attività agricola nel 2021: questo solo calcolando gli effetti diretti nelle campagne, senza considerare quelli sull’indotto della filiera. Secondo l’European Environment Agency gli effetti della crisi climatica provocherà anche un crollo del valore della terra, che potrebbe diminuire dell’80% entro il 2100, causando un abbandono in massa dei campi e di un’attività ormai non più redditizia. Nel 2018, per esempio, a causa di una combinazione di ondate di gelo invernali e ondate di calore e siccità estive, l’Italia ha perso il 57% della sua produzione totale di olive. A fronte dell’aumento dei rischi per l’agricoltura sarebbe facile immaginare la necessità per gli imprenditori di coprirsi con polizze assicurative ad hoc. L’edizione 2022 del consueto “Rapporto sulla gestione del rischio in agricoltura” dell’Ismea registra per l’insieme delle polizze sulle colture vegetali, le strutture aziendali e le produzioni zootecniche un nuovo massimo in termini di valori assicurati, con 8,9 miliardi di euro, corrispondenti a un incremento del 5% sul 2020. In particolare, nel segmento delle colture vegetali, che con 6,5 miliardi di euro (+4,4%) concentra quasi tre quarti del portafoglio assicurativo, si osserva un ulteriore rafforzamento della partecipazione del Mezzogiorno, a conferma del graduale superamento del divario territoriale che caratterizza il mercato delle polizze agricole contro i rischi atmosferici.

Tuttavia, gli ultimi dati attribuiscono alla macro-ripartizione del Nord una quota di mercato ancora preponderante, pari all’80%. Inoltre, il numero di aziende assicurate resta relativamente contenuto. Come rilevato da Ismea, parliamo di circa 74 mila unità a fronte di più di 770 mila aziende agricole beneficiarie di pagamenti della Pac, mentre gli ettari coperti da polizze contro i rischi meteo-climatici e sanitari sono arrivati a rappresentare, nel 2020, poco più del 10% della superficie in produzione dell’agricoltura. L’Italia è purtroppo un paese generalmente poco propenso ad assicurarsi contro i rischi. E la “sottoassicurazione” che si registra pure nel settore agricolo finisce per minare uno dei comparti produttivi più importanti. Bisogna ricordare infatti che il sistema agro-alimentare italiano è un pilastro dell’economia nazionale. Secondo l’Annuario dell’agricoltura italiana 2019 del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), l’intero sistema agro-alimentare (agricoltura, agroindustria, servizi legati al cibo) vale oltre 522 miliardi di euro, pari a oltre il 15% del Pil italiano. Il sistema agro-alimentare italiano rappresenta, inoltre, il vero motore delle esportazioni raggiungendo, nel 2021, un valore di 52 miliardi di euro (+11% rispetto al 2020).

Proprio in considerazione della rilevanza strategica che il settore agricolo riveste nel nostro Paese, il sistema pubblico destina in favore dell’agricoltura dei contributi pubblici volti ad incentivare il ricorso a strumenti di gestione del rischio da parte degli agricoltori. Se questi ultimi decidono di assicurarsi, possono ottenere un contributo pubblico fino al 70% del costo della polizza, se la copertura assicurativa rispetta determinate condizioni fissate dal Piano di Gestione del rischio emanato annualmente dal Ministero delle Politiche agricole e forestali. Ma – come dimostrano i timidi segnali riportati da Ismea – le agevolazioni non hanno fatto progredire più di tanto la propensione alla polizza contro il rischio nel settore della produzione agricola. A fronte della crescente esposizione al rischio di catastrofi naturali, la legge di Bilancio 2022 ha istituito un Fondo mutualistico nazionale a copertura degli eventi catastrofali ai danni delle produzioni agricole, collegato alla Pac 2023-2027 e operativo dal 1° gennaio 2023. Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha previsto stanziamenti per oltre 645 milioni di euro fino al 2027 per la copertura di eventi quali alluvioni, gelo, brina o siccità, di cui 5 milioni di euro per il 2022 e 128,3 milioni di euro annui dal 2023-2027.

Queste risorse saranno integrate con i 250 milioni di euro complessivi previsti per le assicurazioni agevolate fino al 2027: è stato previsto, infatti, un aumento del cofinanziamento statale per favorire il ricorso alle assicurazioni agevolate in agricoltura in caso di danni. Per i danni gravi bisognerà sempre di più ragionare in termini di “sistema” con la collaborazione di tutti gli stakeholder. Proprio per questo l’Ania, l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, ha da tempo avviato delle interlocuzioni con le organizzazioni del settore agricolo per individuare possibili sinergie. Le assicurazioni potranno svolgere alcune funzioni fondamentali per garantire l’efficacia del modello e stimolare la crescita del mercato di riferimento come, ad esempio, la consulenza agli agricoltori, per lo sviluppo della cultura del rischio, valorizzando le competenze delle compagnie e la capillarità delle reti agenziali.

Come spiega l’Ania, «nell’ambito del settore agricolo il gap di protezione va colmato non solo trovando soluzioni di partenariato tra pubblico e privato, su cui stiamo lavorando a livello istituzionale, ma anche una maggiore libertà nella definizione dell’offerta». Si consentirebbe così alle compagnie di ampliare le coperture, anche ricorrendo a polizze parametriche (che prevedono il diritto ad ottenere un indennizzo al verificarsi di un evento, che è già stato stabilito in polizza al momento della sottoscrizione del contratto, a prescindere dal danno reale che si è verificato). Con l’effetto di assicurare una maggior tutela agli agricoltori.

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