Un anno fa, il 26 giugno 2022 veniva eletto il nuovo sindaco di Parma, Michele Guerra, docente universitario eletto come indipendente in una maggioranza che mette insieme Pd, civici, Italia Viva, socialisti e Italia Coraggiosa (ex Art.1). Gli chiediamo di fare un punto con Il Riformista per condividere le sue riflessioni su paura della firma e riforma dei reati della Pubblica Amministrazione.

Michele Guerra, com’è la sua esperienza amministrativa a Parma, fino a adesso?
« Ricordo quando mi dissero: “Non ho mai conosciuto un sindaco che si sia pentito di aver fatto il sindaco.” Dopo un anno di amministrazione capisco il senso di questa frase. È l’esperienza più complessa e totalizzante che puoi fare nella tua comunità di riferimento. La fatica è sempre in secondo piano, prevale la positività delle relazioni, dei confronti e dell’apprendimento, anche quando sei costretto, come spesso accade, a metterti in discussione ».

E come si è messo in discussione? Quali problemi ha incontrato?
« Non mi soffermo sulle questioni procedurali, che rischiano di logorare anche i migliori propositi e i caratteri più esuberanti, penso piuttosto alla complessità politica. Amministriamo Parma con una coalizione ampia, costruita nel tempo in cui il campo largo sembrava più semplice da strutturare di quanto non appaia oggi. I problemi che necessitano di più applicazione sono quelli che riguardano l’equilibrio politico: occorre grande propensione al dialogo, capacità di mediazione e una buona dose di pazienza per conciliare le posizioni, lavorare sulla sintesi e provare ad armonizzare le strategie. Devo dire che fino ad oggi non abbiamo mai avuto da questo punto di vista veri momenti di crisi. Non è poco ».

Per le crisi c’è tempo: il Pnrr ad esempio tarda a arrivare. È preoccupato?
« Certo che sono preoccupato, il mio mandato sarà segnato profondamente dal PNRR, dalla realizzazione in tempi record di decine e decine di progetti che cambieranno la città e su cui lavoriamo ogni giorno, con una task force dedicata, per monitorarne l’andamento. Si tratta di un’opportunità di rinnovamento unica, che però ha attraversato già tre governi e, nell’accelerazione dei processi che stiamo vivendo, ha subito rivolgimenti significativi. I costi dei progetti crescono con l’alzarsi dei prezzari e tutto grava sui bilanci dei singoli enti, che si trovano a vedere le loro scelte e le loro politiche parzialmente orientate dalle “sorprese” che il PNRR di volta in volta presenta. A Parma, non senza fatica, riusciamo a tenere la barra dritta, so che altrove i problemi sono seri. Ho la sensazione che su queste risorse sia mancata e manchi una visione d’insieme e strategica capace di coordinare a livello di Paese gli investimenti in campo ».

La burocrazia rimane drammatica. Se la aspettava così, prima di diventare Sindaco?
« Ho fatto l’Assessore e ho sempre vissuto l’Università. Conoscevo i sistemi burocratici della pubblica amministrazione. Ciò che manca è la possibilità di trasformare il pensiero in azione in tempi corretti, o per lo meno accettabili da chi si chiede come sia possibile il lento incedere del pubblico nel nostro Paese. In un mondo che va alla velocità della luce le pubbliche amministrazioni si trovano spesso a costruire soluzioni che rischiano di risultare già datate nel momento in cui la loro realizzazione giunge al termine. Non è una questione di sola burocrazia. Succede anche che le cose non si facciano, si facciano a metà o si facciano in ritardo per tutelare posizioni di rendita prettamente politiche e che i cittadini percepiscono come del tutto astratte e lontane dalla realtà. Infine va resa più appetibile la macchina pubblica: oggi è sempre più difficile attrarre vere professionalità, per non dire talenti, nei quadri amministrativi degli enti territoriali. I compensi non sono equiparabili, a parità di competenze e mansioni, con il privato, le responsabilità e i rischi superiori, normale che si scappi altrove. Sul lungo periodo sarà un problema grave ».

Anche per rendere più fluido il lavoro dei sindaci Nordio sta eliminando l’abuso d’ufficio. Fa bene?
« Non entro nel dibattito giuridico che in questi giorni ha visto confrontarsi voci ben più autorevoli. Io so che c’è un intero sistema di classe dirigente che vive nel terrore di lavorare con l’onestà e le competenze di cui è capace. Smettiamo di dirci per una volta che è lassismo. Spesso, mi creda, è terrore di firmare questo o quell’atto, di dover attraversare calvari che rovinano vite personali e professionali per sfociare poi in nulla, come la statistica rivela. Chi vive e opera nella pubblica amministrazione si deve comportare in modo trasparente e onesto, moltiplicando le attenzioni e l’etica con cui si guarda a ciò che ci è affidato dalle nostre comunità. Chi non lo fa va punito. Ma sull’abuso d’ufficio gli amministratori di ogni parte politica hanno detto come la pensano ed io sono tra questi: si tratta di un reato da rivedere in maniera radicale e il ministro Nordio si è spinto fino a proporne l’abrogazione. Dirsi oggi contrari vorrebbe dire rinnegare un dibattito che ha unito anziché dividere ».

Nel Pd, cui lei è vicino, Schlein si dice scettica sull’eliminazione del reato. Cosa dice alla segretaria dei Dem?
« A Elly, che conosco bene e che stimo, mi sento di dire di tenersi vicina ai suoi amministratori locali, di ascoltare la voce dei sindaci e le loro proposte, sia di quelli PD, che dei civici e degli indipendenti che guidano coalizioni di centrosinistra. I sindaci sono avanguardia nei territori, tra i pochi a parlare veramente ogni giorno con il Paese reale e a battersi contro le difficoltà amministrative concrete che i nostri ordinamenti contengono ».

La sua regione, l’Emilia-Romagna, è stata interessata da un cataclisma, una catastrofe climatica imprevedibile. Cosa poteva fare la Regione che non ha fatto?
« Trovo veramente demoralizzante un certo sciacallaggio che si è cercato di fare e si continua a fare sulla pelle di un territorio colpito così duramente e sulla sua classe dirigente. L’Emilia-Romagna è una regione modello in Europa, che in ogni ambito ha saputo negli anni mettere in campo politiche virtuose e non fa eccezione la cura del territorio. Si è rialzata dal terremoto e si è già rimboccata le maniche anche per l’alluvione. Sono stato in Romagna e come Comune abbiamo mandato là anche nostro personale. La forza dei romagnoli è impressionante, ma ora devono arrivare e alla svelta le risorse economiche che servono ».

Serve un commissario, con urgenza. Lei chi vedrebbe meglio?
« Serve subito e la persona giusta è Stefano Bonaccini. Mi pare che sia tempo finalmente di uscire da questo impasse. Stefano ha dimostrato quanto vale in questi anni da governatore, ha già affrontato con grande prontezza altre emergenze e conosce davvero l’Emilia-Romagna ».

Aldo Torchiaro

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