Il 52° Congresso dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) che si é svolto a Rimini dal 26 al 28 agosto e dove ho avuto l’onore di partecipare, ha avuto il pregio, tra gli altri, di sollevare un tema molto importate: i rischi del lavoro “ da casa” per la salute cardiocircolatoria. Particolare attenzione è stata riservata ai pericoli derivanti dalla condizione di sedentarietà legata al lavoro da casa, tra cui rientrano patologie quali diabete e obesità, ma anche disturbi metabolici e cardiocircolatori.

La forma di lavoro da casa che abbiamo conosciuto in era pandemica è però differente da quella prevista dal governo Renzi con la legge n. 81 del 2017, che identificava il lavoro “ agile” ( c.d. smartworking) come una forma di lavoro subordinato, caratterizzato dall’assenza di vincoli, orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro. Si tratta di una modalità che dovrebbe aiutare i lavoratori e le lavoratrici a conciliare i tempi di vita e lavoro, al contempo, favorire la crescita della produttività e persino, se gestita bene con i tempi delle città, ridurre il traffico di auto. Lo smartworking previsto dalla norma e da numerosi accordi sindacali non è, quindi, lavoro da casa, ma un lavoro che si può svolgere in locali diversi da quelli aziendali, basato sull’alternanza tra il lavoro in ambiente esterno e quello svolto all’interno della sede aziendale.

Inoltre, la citata legge identifica nel datore di lavoro il soggetto preposto a garantire la salute e la sicurezza del lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile, consegnando al lavoratore e al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, con cadenza almeno annuale, un’informativa scritta nella quale sono individuati i rischi generali e i rischi specifici connessi alla particolare modalità di esecuzione del rapporto di lavoro.

Ad oggi, grazie alle risorse messe a disposizione dall’Europa, si potrà riformare il sistema sanitario, nella direzione di uno sviluppo della salute territoriale e di prossimità, includendo naturalmente anche la prevenzione in ambito lavorativo con un’attenzione rivolta a forme di lavoro più moderne. Parallelamente, sarà necessaria una adeguata preparazione della cittadinanza alla prevenzione, da conseguire attraverso una consona informazione sui corretti stili di vita: si parla di sana alimentazione, aderenza ai piani terapeutici, promozione e incentivazione allo svolgimento di controlli cardiocircolatori per lavoratori e lavoratrici anche attraverso la telemedicina. Inoltre è opportuno prevedere protocolli tra le parti sociali che possano stabilire anche la possibilità di interruzione dell’attività lavorativa con momenti in cui svolgere movimento fisico.

Il tema della prevenzione è oggetto di approfondimento nell’ambito di un’indagine conoscitiva, attualmente in svolgimento presso la commissione Sanità, che mira a rivoluzionare l’approccio alla salute e al lavoro. Uno sviluppo della telemedicina sulla base di un nuovo modello, che avesse tenuto conto di una stretta correlazione tra l’attività del medico di medicina generale, i medici ospedalieri e medici del lavoro avrebbe aiutato a prevenire l’insorgenza delle patologie già menzionate, a cui si aggiunge l’abuso di alcool – il cui consumo casalingo è aumentato del 250% durante la pandemia da Covid-19 (fonte: Istituto Superiore di Sanità).

L’impegno, dunque, sarà quello di costruire un mondo lavorativo a misura umana e, parallelamente, di ristrutturare e riorganizzare il sistema sanitario, tenendo conto anche delle implicazioni che la forma di lavoro in smartworking ha sulla salute del lavoratore, sia in termini di qualità della vita che di prevenzione dell’insorgenza di patologie quali diabete, obesità e malattie cardiovascolari.

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Sono laureata in Filosofia che è la mia passione. Napoletana, ma ormai vivo a Roma da venticinque anni. Sono stata responsabile nazionale donne della Cisl, con impegni anche internazionali. Nel mio ruolo politico e istituzionale mi sono occupata in particolare di formazione, disabilità, povertà, politiche attive e lavoro digitale.