É giusto riflettere ed interrogarsi sul merito e la portata del discorso programmatico del Presidente del Consiglio, il primo discorso di Giorgia Meloni al Parlamento, la prima donna con quell’incarico ed il primo esponente di destra a ricoprirlo. Parlo del testo programmatico più che della replica piuttosto sguaiata. Esso conteneva degli elementi prevedibili, richiami identitari, riferimenti politici e programmatici in coerente continuità con l’esecutivo che l’ha preceduta, prospettive ed obiettivi programmatici differiti nel tempo e non in grado di essere inseriti che in un agenda da compilarsi.

Più che armare una doverosa replica dialettica propria della opposizione parlamentare il problema da porsi per chi non saluta questa novità con favore é piuttosto come essi siano arrivati al potere, non in virtù di quale legittimità la destra governerà ma piuttosto in ragione di quali contraddizioni all’interno della società italiana hanno consentito questa involuzione politica. Bisogna andare a ritroso in questi trent’anni;
Tutta la classe dirigente, di tutti i partiti sono chiamati nella responsabilità di aver aperto la strada all’ideologia di questa nuova destra nel paese. Non è un fatto accidentale quello che è accaduto; non é un fatto riferibile soltanto al voto del 25 settembre. E d’altronde l’offensiva più che sul piano programmatico ( le aperture e le disponibilità in queste ore sono fioccate da tutti gli ambienti, quelli economici in testa) é sul piano culturale e ideologico che la sfida lanciata é più insidiosa.

D’altronde il richiamo ripetuto al valore della libertà contiene in sé una rivendicazione che è propria di un mondo, quello dell’estrema destra, che ritiene di aver vissuto in una condizione illiberale. É al contrario la condizione di libertà democratica che ha determinato l’agibilità politica dei nostalgici del ventennio sino a consentirgli nel 1994, dopo il loro sostegno aperto all’azione dei magistrati, di scalare posizioni di potere. Resta per la sinistra e le opposizioni in genere da svolgere un compito che non sia ordinario. Che non li cacci in una risposta ottusa e pregiudiziale che li confini in una simmetrica posizione populista. Fare i conti con la storia della Sinistra Italiana, con la mancata svolta socialdemocratica e la navigazione a zig-zag fra neo-liberismi, giustizialismi e varie forme di governiamo deteriore che l’hanno condotta a perdere il contatto con il proprio mondo di riferimento e con una parte della società italiana.

A questo stato di cose va data una risposta politica e non emotiva per evitare una deriva neo-reazionaria e conservatrice della nostra società. La Nazione, come enfaticamente ribadisce Meloni, non dimentichiamo, é di tutti.  L’opposizione avrebbe il compito di determinare un minimo comun denominatore. Opposizione parlamentare, opposizione nella società per costruire un’alternativa successivamente. Purtroppo le prime battute indicano che non avendo imparato dalla recente sconfitta ci si prepara ad andare in ordine sparso; chi apertamente dichiarando la propria disponibilità a sostenere i provvedimenti del Governo anche in materia Costituzionale e chi, dopo aver probabilmente sostenuto l’elezione del presidente del Senato, come Grillo augurando “lunga vita” al Governo Meloni.

Purtroppo la lunga attesa del congresso del PD produrrà un altrettanto lungo vuoto di proposta e di azione di contrasto. Spetta alle forze vive della società, alle aree plurali del centrosinistra, alle testate politiche democratiche, alle organizzazioni sociali sul territorio avere la capacità e la sensibilità di non cedere al richiamo facile della prima donna a Palazzo Chigi non dimentichiamo che non rappresenta che un terzo dell’elettorato italiano. Piegarsi senza avere dato battaglia sarebbe esiziale; mantenere la medesima postura pre-elettorale sarebbe colpevole. Rinnovarsi e sapere dotarsi di nuovi e convincenti e argomenti incalzando questo vento reazionario é la sfida a cui siamo chiamati.
Innanzitutto noi socialisti scalzati ancora una volta dal nostro ruolo politico ma non dalla storia e dalla nostra funzione essenziale nella democrazia italiana.