Soldati europei dispiegati in Ucraina. Il presidente francese Emmanuel Macron ha rotto uno dei tabù degli ultimi due anni di guerra: per lui l’ipotesi di inviare truppe dei Paesi membri dell’Ue in territorio ucraino non è da escludere. Lo ha detto lunedì sera durante la conferenza stampa finale del vertice internazionale con i leader europei presieduto a Parigi. Il tema del summit, con 21 capi di Stato e di governo, era il sostegno a Kiev, ed erano presenti il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente polacco Andrzej Duda, il premier olandese Mark Rutte, il ministro degli Esteri britannico David Cameron e funzionari di Stati Uniti e Canada. Per l’Italia era presente solo il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, dopo che il vertice G7 da Kiev, deciso da Giorgia Meloni, era stato ignorato da Macron. Ma il messaggio del presidente francese sui soldati in Ucraina, scenario al momento inverosimile, serve a mandare un messaggio soprattutto all’opinione pubblica in Europa, sempre più distratta dalla guerra in Ucraina, e a provare a ridare spazio alla Francia come attore credibile a livello internazionale, dopo mesi di ombre.

Soldati europei in Ucraina, cosa ha detto Macron

Il presidente Macron non ha avanzato una vera e propria proposta. “Oggi non c’è consenso sull’invio di truppe di terra in modo ufficiale, scontato e approvato. Ma nella dinamica non è da escludere nulla. Faremo tutto il necessario affinché la Russia non possa vincere questa guerra”, ha detto il capo di Stato francese. Per Macron, “la sconfitta della Russia è essenziale per la sicurezza e la stabilità in Europa”. All’ordine del giorno del vertice di Parigi non era presente il tema dell’invio di soldati in Ucraina, come confermato dall’olandese Rutte, ma il primo a tirar fuori la questione è stato Robert Fico. Il primo ministro slovacco, infatti, ha parlato di un documento interno in cui alcuni Stati membri della Nato e dell’Unione Europea avrebbero valutato la possibilità di dispiegare propri soldati in Ucraina su base bilaterale. Ma allo stesso tempo ha specificato che la Slovacchia al momento non ha nessuna intenzione di mandare i propri militari.

Un argomento uscito fuori nel vertice di Parigi che ha provocato tra i leader europei accese discussioni. Il polacco Duda ha confermato che si è solo discusso e non si è arrivati a nessun accordo. D’altronde è un tema più che delicato e il primo a riconoscerlo è stato Macron, che non ha voluto approfondire la posizione della Francia in merito, specificando solo di non aver “assolutamente detto che la Francia non fosse favorevole”. Anche se qualche indizio, il capo dell’Eliseo, lo ha lasciato trapelare: “Molte persone che dicono ‘Mai, mai’ oggi sono le stesse che dicevano ‘Mai carri armati, mai aerei, mai missili a lungo raggio’ due anni fa”. “Abbiamo l’umiltà di constatare che spesso siamo arrivati in ritardo di sei o dodici mesi”, ha ammesso Macron, aggiungendo: “Questo è stato un obiettivo del dibattito: tutto è possibile se serve per raggiungere il nostro obiettivo”. Il ritardo europeo è anche nella fornitura delle munizioni promesse a Kiev da tempo: 300mila consegnati rispetto al milione pattuito entro marzo. Una mancanza che ora deve avere “la massima priorità” dai Paesi europei, che dovrebbero aumentare la produzione sia sui propri territori sia acquistare le scorte di munizioni che al di fuori dall’Europa sono in eccedenza, per poi girarle all’Ucraina.

L’invio di armi a lungo raggio per l’Ucraina, il messaggio all’Europa

Da Parigi, Macron ha poi annunciato la creazione di una nuova coalizione per fornire all’Ucraina le capacità missilistiche d’attacco a lungo e medio raggio, quindi nei fatti per inviare bombe e missili a lungo raggio. Una misura fondamentale, motivata dal presidente francese per via del “cambiamento nella posizione della Russia, che sta cercando di conquistare più territorio e ha gli occhi puntati non solo sull’Ucraina ma anche su molti altri paesi”.

Rispondendo a una domanda sul pericolo per l’Europa e per il sostegno internazionale a Kiev derivato dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, in cui incombe la corsa di Donald Trump, Macron è stato netto: “Non si può aspettare l’esito delle elezioni americane per decidere quale sarà il nostro futuro”. “È in gioco il futuro dell’Europa, quindi spetta agli europei decidere. Se altri vogliono unirsi e aiutare, fantastico, ma questo è solo un ulteriore vantaggio” ha aggiunto il leader francese.

Soldati europei in Ucraina, l’ipotesi di Macron è possibile?

L’ipotesi da non escludere delle truppe europee in Ucraina, i missili a lungo raggio, l’aumento di munizioni per Kiev. Macron ha spinto sull’acceleratore, dopo mesi in cui è rimasto più cauto, per cercare di scuotere la coscienza dell’Europa. L’opinione pubblica nel Vecchio Continente favorevole a un sostegno incondizionato all’Ucraina, infatti, sta calando con il passare del tempo. Dall’Eliseo, Macron vuole dimostrare che la Francia rimane un baluardo accanto a Kiev, mandando anche un segnale a Mosca e all’Occidente, provando a ritagliarsi uno spazio a livello internazionale. Fermo restando che l’ipotesi di spedire soldati dall’Unione Europea al momento sembra molto lontana per almeno due motivi: costituirebbe uno strappo non indifferente all’interno delle società europee e avrebbe come conseguenza un coinvolgimento diretto nella guerra contro la Russia. Oggi lo scenario più credibile è che sul territorio ucraino siano mandati magari dei funzionari militari, non per combattere bensì per appoggiare decisioni di Kiev o valutare sul terreno l’andamento del conflitto.

Soldati europei in Ucraina, la posizione di Stati Uniti e Nato

Non c’è dubbio che le dichiarazioni di Macron abbiano fatto discutere non solo i leader presenti a Parigi. Le reazioni all’ipotesi ventilata dal presidente francese non si sono fatte attendere. Dagli Stati Uniti, un funzionario della Casa Bianca, ha riferito a Reuters che Washington non ha intenzione di inviare truppe a combattere in Ucraina. Stessa posizione presa dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che ha commentato la questione all’Associated Press: il norvegese ha sottolineato che “gli alleati della Nato stanno fornendo un sostegno senza precedenti all’Ucraina. Lo abbiamo fatto dal 2014 e abbiamo intensificato dopo l’invasione su vasta scala. Ma non ci sono piani per truppe da combattimento della Nato sul terreno in Ucraina”.

Ad allontanare l’ipotesi è stato anche il tedesco Olaf Scholz, in una conferenza stampa: “Ciò che è stato deciso tra noi fin dall’inizio continua ad essere valido per il futuro”, cioè che “non ci saranno truppe sul terreno, né soldati inviati dagli Stati europei o dagli Stati della Nato sul suolo ucraino”.

I soldati europei in Ucraina, la reazione della Russia: Peskov e Medvedev

La Federazione Russa ha risposto tramite il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, sottolineando come l’invio di soldati europei o Nato in Ucraina “non sarebbe nell’interesse” dell’Occidente. Per Peskov se i Paesi occidentali inviano truppe in Ucraina, uno scontro diretto tra Russia e Nato sarà inevitabile. “Bisogna parlare non della probabilità, ma dell’inevitabilità. È così che lo valutiamo, e così dovrebbero pensare anche questi Paesi, se ne devono rendere conto e chiedersi se questo corrisponde ai loro interessi e, soprattutto, agli interessi dei cittadini dei loro Paesi” ha detto Peskov in una conferenza stampa.

A parlare è stato anche l’ex presidente russo Dmitri Medvedev, non nuovo a sparate e attacchi verbali: “Sembra che l’incontinenza di Macron nel parlare sia diventata un problema persistente e doloroso”. “Non si prende cura di sé stesso, oppure è ora di cambiare dieta: ostriche e champagne vanno bene, ma non sei più un ragazzino. L’enuresi verbale alla sua età è pericolosa” ha attaccato sguaiatamente il russo.