Sono 13mila i detenuti in sovrannumero nelle carceri italiane e, in quanto oggettivamente fascia più debole a livello sociale, maggiormente a rischio in questo momento di pandemia da Covid-19.

Il Partito Radicale non molla di un centimetro e torna oggi, per bocca del segretario Maurizio Turco e della tesoriera Irene Testa, a rivolgersi al Capo dello Stato chiedendo una inedita (ma non del tutto) grazia di massa.

La richiesta arriva con una lettera al presidente Mattarella che segue di pochissimi giorni gli appelli della scorsa settimana di Rita Bernardini e dell’associazione Nessuno Tocchi Caino per gli arresti domiciliari, l’indulto e l’amnistia, sostanzialmente ad oggi disattesi, tanto da necessitare una denuncia a carico del Guardasigilli, Alfonso Bonafede per procurata epidemia colposa.

Abbiamo scritto al Presidente della Repubblica a seguito del suo intervento per garantire dignità nelle carceri e, visto il silenzio del Governo, prospettargli una iniziativa che possa raggiungere almeno l’obiettivo di liberare i 13mila detenuti in sovrannumero rispetto alla capienza prevista dalla legge”.

Al Presidente Mattarella chiediamo di operare al più presto un massiccio esercizio del potere di grazia a partire dal valutare con disponibilità, attenzione e celerità le istanze di grazia che Le sono state sin qui avanzate e che lo saranno nei prossimi giorni. E agli avvocati di avanzare con la massima urgenza le richieste” dichiarano i due portavoce radicali.

Nei giorni scorsi il gip distrettuale di Catanzaro ha posto agli arresti domiciliari un detenuto in attesa di giudizio con l’accusa di associazione mafiosa perché, in caso di coronavirus, la struttura penitenziaria di Lanciano, dove era ristretto, non sarebbe in grado di curarlo e, essendo stato in passato operato per altre gravi patologie, alto sarebbe il rischio di decesso e “si imporrebbe un immediato ricovero in una struttura specializzata in terapia intensiva” si legge nella lettera.

L’articolo 123 del decreto-legge n. 123 del 2020 poco o nulla fa per alleviare tale carico, che richiederebbe misure di assai più incisiva portata, in una situazione tanto straordinaria come l’attuale, nella quale ci sono stati già dieci contagi, un agente di polizia penitenziaria ed un medico carcerario” prosegue la missiva.

Per questi motivi occorre dare corso a tutti gli strumenti di deflazione carceraria esistenti nel nostro ordinamento: gli atti di clemenza di competenza parlamentare (amnistia ed indulto) restano la prima richiesta del Partito radicale, ma non ci nascondiamo che nelle Sue dirette competenze vi è il potere di grazia e che esso può contribuire alla risoluzione delle criticità sopra denunciate”.

In una situazione di emergenza nazionale come il secondo dopoguerra, due Suoi predecessoriEinaudi e Gronchiadottarono varie centinaia di decreti cumulativi di grazia, riferibili complessivamente a 20mila persone. Sappiamo che la prassi successiva del Quirinale è mutata e che i principi costituzionali sono meglio serviti dall’istruttoria individuale e dall’atto di clemenza rivolto alla singola persona. Purtuttavia – aggiungono Turco e Testa – il Ministro della Giustizia non si fa carico di questa emergenza come dovrebbe, anche in questo campo: siamo perciò a rammentarle che la Corte Costituzionale (con sentenza n. 200 del 3 maggio 2006) riconfermò al Capo dello Stato il potere esclusivo ed incondizionato di grazia; pur assegnando al ministro guardasigilli il diritto di ‘rendere note al Capo dello Stato le ragioni di legittimità o di merito che, a suo parere, si oppongono alla concessione del provvedimento’. la Corte negò al Guardasigilli la possibilità di “rifiutarsi di dare corso all’istruttoria e di concluderla”.

Al presidente della Repubblica, dunque, l’ultima parola in una vicenda delicata che – come tutte di questi tempi – incrocia emergenza sanitaria, diritto e diritti dei cittadini, in questo caso dei più deboli in assoluto che tuttavia, come proprio Mattarella ha ricordato rivolgendosi alle detenute e ai detenuti delle carceri del Nord Est, fanno parte delle collettività.

Una pietra su cui fondare la speranza di un positivo ancorché tardivo ritorno a una “epidemia di diritto”, doppiamente necessaria a limitare l’aumento del contagio.

FIRMA L’APPELLO: http://bit.ly/DRAMMA_CARCERI