Pasqua in carcere del Partito Radicale”. Si sono svolte anche quest’anno in occasione delle Festività pasquali le visite nelle carceri italiane da parte di parlamentari ed esponenti del Partito Radicale.
L’appuntamento di quest’anno è giunto in concomitanza della campagna che il Partito Radicale sta portando avanti da mesi per denunciare “l’illegalità dello stato delle carceri ed il loro inaccettabile sovraffollamento”. Sul punto, il mese scorso la Commissione giustizia della Camera ha deciso di esaminare la proposta di Rita Bernardini e Roberto Giachetti per una liberazione anticipata.
“Non possiamo ritenere che il tema del sovraffollamento carcerario non sia una questione d’urgenza”, ha sottolineato Giachetti, ex radicale ed ora deputato di Italia viva, ricordando che tra il 2022 ed il 2023 la popolazione detenuta è aumentata di 4000 unità e che dall’inizio di quest’anno c’è stato un suicidio ogni due giorni nelle carceri. Fra i penitenziari visitati dalle delegazioni del Partito Radicale vi è stato quello di Pavia dove il 12 marzo scorso si era suicidato il trapper Jordan. Il penitenziario della città lombarda, a parte i suicidi, tre in poco più di due mesi, è da tempo nell’occhio del ciclone.

A marzo del 2020, in piena emergenza Covid, al suo interno si verificò una maxi protesta da parte dei detenuti proprio sulle condizioni di sovraffollamento nelle celle che avrebbero aumentato i rischi di contagio dal virus. Da allora poco o nulla è cambiato, con una cronica assenza di agenti, educatori e psicologi. A Pavia sono molto rare le attività trattamentali o la possibilità di accedere al lavoro esterno. Per far fronte al sovraffollamento, 650 detenuti per una capienza di 515, la direzione ha previsto letti a castello con la terza branda. Il carcere di Pavia, sulla carta, dovrebbe essere una casa di reclusione, nata per ospitare detenuti in persone in attesa di giudizio e quelle condannate a pene inferiori ai cinque anni (o con un residuo di pena inferiore ai cinque anni). Nella realtà i definitivi sono oltre 400, di cui molti ergastolani.
E poi il numero di stranieri che è di ben 357, secondo gli ultimi dati aggiornati al 29 febbraio 2024.
A denunciare una situazione problematica all’interno del carcere sono anche i sindacati della polizia penitenziaria che hanno reclamato strumenti effettivi per l’accesso ai benefici e alle misure alternative, per agevolare il reinserimento in società con riduzione della recidiva.

“La situazione è davvero drammatica tanto che giorno dopo giorno sta diventando sempre più pericolosa, il personale naviga a vista, completamente abbandonato a se stesso. La politica e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove sono interessati al solo carcere di Biella dove sono stati spesi diverse centinaia di migliaia di euro per inviare personale in missione forfettaria, le cui ingenti spese sono a carico dei contribuenti”, hanno fatto sapere i sindacati di polizia penitenziaria dell’Osapp, chiedendo l’intervento del sottosegretario Andrea Ostellari.
“La salute mentale e il sovraffollamento sono i temi di maggiore criticità assieme alla situazione di un carcere che dovrebbe dare spazio alla “rieducazione del detenuto”: il reparto dei protetti contiene quasi 300 persone. In un corridoio di sezione c’è solitamente un solo agente che fatica ad occuparsi di tutti i detenuti e così accade anche che un detenuto che vuole fare l’ora d’aria dalle 10.00 alle 12.00, alle 11.40 non sia ancora uscito”, hanno riferito al termine della visita i componenti della delegazione del Partito Radicale. “Questo è il segno della carenza di personale che riduce la garanzia dei diritti dei detenuti. Ovviamente anche il diritto alla salute è sacrificato, per la stessa ragione del sovraffollamento”, hanno poi aggiunto, ricordando come una circolare ministeriale di ottobre abbia disposto di chiudere le celle.
Riguardo i detenuti stranieri, nelle scorse settimane il capo del Dap Giovanni Russo aveva fatto sapere di aver una interlocuzione con il Ministero dell’interno circa la loro espulsione. “Non andrebbero a scontare la pena, verrebbero espulsi in alternativa alla detenzione”, aveva fatto sapere Russo, evidenziando poi i forti problemi riguardo la gestione della salute mentale. “C’è bisogno di un approccio totalmente diverso, non è sufficiente una valutazione medico psicologica di primo ingresso. Abbiamo pochi psicologi e pochissimi psichiatri”, erano state le parole di Russo.

Avatar photo

Giornalista professionista, romano, scrive di giustizia e carcere