“Causa emergenza sanitaria da Covid-19, tuttora in vigore e in procinto di essere rinnovata fino ad ottobre, siamo stati autorizzati a visitare solamente 5 istituti di pena dei 190 presenti sul territorio nazionale e con delegazioni formate al massimo da due persone” denunciano dal Partito Radicale.

Così nel dibattito davvero poco stimolante tra negazionisti e allarmisti in relazione alla diffusione attuale del Covid-19, a rimetterci di sicuro saranno per primi, ancora una volta, i detenuti che in larghissima parte non potranno ricevere la tradizionale visita di Ferragosto dei militanti radicali.

“Prendiamo atto di questa decisione e vogliamo considerare questa risposta dei nuovi vertici del DAP un atto simbolico volto alla ripresa – che riteniamo prioritaria e urgente – di tutte le attività interne ed esterne previste dall’ordinamento penitenziario e da un’esecuzione penale improntata ai principi costituzionali” dichiarano il segretario Maurizio Turco e la tesoriera del PRTT, Irene Testa.

“Non v’è chi non veda, infatti, che l’emergenza sanitaria si è solo sovrapposta ad una gravissima emergenza penitenziaria, che dura da tempo, che nel tempo si è andata aggravando e che ha sacrificato i diritti fondamentali della persona detenuta. Ci auguriamo pertanto che – come è pure successo negli anni passati grazie al Partito e a Radio Radicale – ci sia una mobilitazione generale dei parlamentari (che non hanno bisogno di autorizzazione per visitare le carceri) che li veda presenti e impegnati in tutta Italia e in tutti gli istituti”.
“Urgono atti e iniziative concrete per riportare il carcere nell’alveo della Costituzione, per ridare a chi ha sbagliato il diritto ad emendarsi con dignità e a chi all’interno del carcere presta la propria opera di poterlo fare in un luogo adeguato sia strutturalmente sia dal punto di vista degli organici oggi del tutto carenti sotto tutti i profili, in particolare quelli destinati al percorso riabilitativo della persona detenuta”.

Il nodo, come è chiaro e evidente, resta proprio la proroga dello stato d’emergenza, in relazione al quale Turco e Testa commentano con sarcasmo e realismo: “Sono chiare le ragioni ‘tecniche’, chiarissime quelle politiche, sconosciute quelle sanitarie”.

“Il fatto – proseguono –  che il Primo Ministro Giuseppe Conte abbia deciso di sottoporre al Parlamento la decisione di prorogare lo stato di emergenza è un atto dovuto che fa meglio comprendere la gravità del non averlo fatto quando l’emergenza è stata dichiarata” dichiarano dal Partito Radicale.

“La questione più inquietante è che quando fu dichiarato lo stato di emergenza sanitario, decisione evidentemente supportata da dati scientifici (che a seguito della sentenza del TAR forse saranno resi pubblici), ci volle un mese per prendere provvedimenti sanitari”.

ATTESA PER I VERBALI DEL CTS DESECRETATI  – La sentenza alla quale fanno riferimento Maurizio Turco e Irene Testa è quella dello scorso 13 luglio quando il Tar del Lazio ha deciso che i verbali delle riunioni del Comitato Tecnico Scientifico andranno desecretati Secondo i giudici amministrativi, infatti, vietare l’accesso agli atti da parte dei cittadini è stata una scelta errata, in quanto i verbali richiesti del Cts erano prodromici all’emanazione dei Dpcm e non erano qualificabili come «atti amministrativi generali», come invece sostenuto nella memoria difensiva da Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento della Protezione civile. Di qui l’ordine di far vedere e fare copia degli atti, entro 30 giorni. Una battaglia fortemente sostenuta anche da Partito Radicale che lo scorso 11 maggio aveva inoltrato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una richiesta di accesso agli atti per prendere visione dei processi verbali delle sedute e ha chiesto di ottenere le copie di intese e pareri. Inutile dire che ad oggi nessuna risposta è stata data.

“Non c’è bisogno di poteri straordinari – concludono Turco e Testa –  per invitare o obbligare i cittadini a misurare la febbre, lavarsi le mani, indossare le mascherine, stare distanziati fisicamente, ed eventualmente sanzionarli in caso di mancato rispetto dell’obbligo a farlo”.