Tornano le stragi negli Stati Uniti. Il Paese, dove le polemiche sulla circolazione delle armi continuano ormai danni, è costretto a pagare un nuovo tributo di sangue.

L’ultimo episodio è avvenuto a Colorado Springs, dove un 22enne è entrato in un locale gay, il Club Q, aprendo il fuoco contro le persone presenti al suo interno. Il bilancio provvisori parla di almeno 5 persone uccise e 18 feriti, tra cui lo stesso attentatore.

A sparare sarebbe stato un 22enne, fermato dalle forze dell’ordine cinque minuti dopo l’inizio dell’assalto. A evitare un massacro peggiore sono stati due avventori del locale, che sono riusciti ad affrontarlo e a immobilizzarlo, in attesa dell’arrivo della polizia.

Il sospettato si chiama Anderson Lee Aldrich e, secondo il capo della polizia locale, è entrato nel locale e ha cominciato a sparare subito con un’arma, un “fucile lungo”.

Nelle indagini per la strage in Colorado è coinvolta anche l’Fbi: il movente d’odio contro la comunità Lgbtq è tra quelli presi in considerazione ma non è ancora stata accertato.

La strage avviene in una giornata simbolica: il locale teatro della sparatoria aveva annunciato per sabato una serata “con ogni tipo di identità di genere” in occasione della Giornata della memoria transgender, celebrata il 20 novembre. Una ricorrenza organizzata dal 1998 dopo l’assassinio della transgender Rita Hester, diventata simbolo dell’oppressione di cui è vittima la comunità Lgbtq.

Quella odierna è l’ultima di una serie di attacchi e sparatori contro la comunità Lgbt. La peggiore rimane quello del 2016 a Orlando, Florida, quando un assalitore apri’ il fuoco nella discoteca Pulse uccidendo 49 persone.

Redazione

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