La città che domina la riva piemontese del Lago Maggiore ospita per due giorni la grande politica: governo, maggioranza e opposizione si riuniscono per un giorno nel clima costruttivo – ma schietto – della formula che quest’anno compie vent’anni. Un’edizione curata e condotta da Michele Vietti, presidente della Fondazione Iniziativa Europea, con la vice presidente della Fondazione Giuseppina Rubinetti. Prima dei panel, due sondaggi, di SWG ed Euromedia Research. Il titolo di questa edizione è “Europa rapita’’. Un riferimento al mito greco ma anche l’occasione per chiedersi dov’è finita questa Europa così latitante, quasi afasica. Il programma è ricchissimo ed è partito venerdì con i saluti del presidente del Piemonte Alberto Cirio, quindi il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani e il ministro della PA Paolo Zangrillo. Si è rivisto, in collegamento da una camera d’albergo, anche il Rappresentante Speciale Ue nel Golfo, Luigi Di Maio.

Vietti indica la direzione del dibattito richiamando le dichiarazioni di Mario Draghi al Financial Times: «Nessuno dei Paesi europei è in grado di affrontare le sfide attuali da solo. E, se lo facessero, finirebbero per dilatare ulteriormente il proprio debito pubblico, mettendo in crisi anche la moneta comune». E aggiunge: «Anche la difesa comune e la politica estera – aggiunge – non possono più essere parcellizzate, ma vanno gestite a livello europeo», prosegue Vietti e sottolinea: «ovviamente si tratta di decisioni politiche, che presuppongono il recupero culturale di una ‘identità europea’, che può essere rivitalizzata solo tornando alle radici dell’Europa. Se l’appuntamento di Cernobbio è a inizio settembre, questo con il Forum di Stresa è il puntello che a metà novembre dà meglio il segno dell’andamento delle attività del governo, a manovra bollinata e a un mese dall’interruzione di Natale. E però il clima non è affatto spensierato: «Siamo stati bruscamente risvegliati dalla nostra Belle Epoque neoliberale. L’illusione degli ultimi trent’anni che la guerra fosse bandita dal nostro continente e che, grazie al commercio, si potessero superare tutte le criticità, è andata in fumo. La strategia del Wandel durch Handel (cambiamento attraverso il commercio, ndr), inventata da Egon Bahr, è stata smentita dalla storia recente. Occorre però evitare che dal culto dell’interdipendenza si passi a quello dell’isolamento. E questo può avvenire solo con il recupero dell’autonomia strategica europea». Sulla base di questo autentico manifesto prendono il via i lavori. Dureranno due giorni e faranno parlare ben più a lungo.

L’impegno contro i due populismi

Il panel coordinato da Augusto Minzolini guarda all’Europa. E al mondo. «La gestione delle migrazioni parla chiaro”, dice Licia Ronzulli, Forza Italia. «La gestione Von der Leyen non funziona, ingessata dal compromesso tra tutte le parti che la sostengono. Ci vuole una maggioranza europea con un colore solo». Si guarda alle prossime elezioni europee, ciascuno con il proprio wishful thinking. Minzolini rilancia: «Rischiamo di ridurci a un mercato comune e poco più?» “Questo monito che è arrivato anche da Mario Draghi ci indica che l’occasione non va persa”, rilancia la senatrice Raffaella Paita, Italia Viva. «Abbiamo capito perfettamente dai conflitti in corso quanto sarebbe importante avere una politica estera e di difesa europea, incluso un esercito comune», aggiunge Paita. Che non ci sta ad abbassare il livello del confronto politico. «Trovo grottesca l’idea del Pd di espellere Rama dal Pse», così come «trovo che perseguire obiettivi demagogici sull’immigrazione non paga, perché poi una volta al governo vediamo la destra scontrarsi con la realtà”. Il caso in esame è quello dei due centri di prima accoglienza in Albania: «Non mi spaventa che ci sia un accordo bilaterale con l’Albania, anzi. Ma non si capisce come può funzionare questo processo. Così come non si capisce niente di questo Piano Mattei. L’unica cosa che abbiamo capito è che ci sarà un cavo elettrico sottomarino tra Italia e Nord Africa. Per il resto, il nulla».

Il punto che vuole colpire Paita è chiaro: «Siamo davanti a temi complessi e non possiamo affrontarli con un dibattito ideologico tra i populisti di sinistra e quelli di destra. Serve una qualità del dibattito che offriamo ai nostri cittadini diverso da quello che abbiamo”. Minzolini torna a indagare le prospettive di Italia Viva: «Non siete come le altre opposizioni, non dite che c’è stato il rischio di svolta autoritaria…» E Paita: «Non c’è una svolta autoritaria. Ci siamo giocati l’osso del collo, sul tema delle riforme. Qualcuno penserà che si sia trattato di un errore, di un azzardo. No. Pensiamo che riformare le istituzioni sia la forma prevalente per riavvicinare i cittadini e riportali anche a votare. Certo, questa riforma del premierato nasce con una serie di pasticci. Diciamo sì all’elezione diretta del premier, e vogliamo discutere anche del bicameralismo. Vogliamo discutere del ballottaggio, perché il secondo turno è l’unico che garantisce stabilità come dimostrano i Comuni. A destra, va bene tutto perché devono essere d’accordo. A sinistra, ogni volta che si discute di riformare le istituzioni si grida all’attentato alla Costituzione. Ci collochiamo tra le persone serie, anche a dispetto di qualcuno che nel terzo polo ha cambiato idea. Eravamo e siamo rimasti a favore del Sindaco d’Italia. Se il governo vorrà fare annunci senza concretezza, sarà un problema. Ma il nostro è un Sì alla riforma, non a prescindere. L’altra questione sulla quale aspettiamo che il governo faccia sul serio è la riforma della giustizia. Il ministro Nordio è un galantuomo, ma stiamo attendendo che si facciano le riforme che anche su questo tema ci si aspetta».

Le voci del governo

«L’accordo sui migranti tra Albania e Italia rappresenta un contributo albanese all’alleggerimento dell’impatto migratorio dell’Italia, fatto nell’assoluto rispetto delle convenzioni internazionali», ha detto il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. «Non c’è niente di stravolgente rispetto alle procedure già in essere, se non una dimostrazione di vicinanza dell’Albania e la possibilità di essere meno congestionati nell’accoglienza e nell’elaborazione delle domande di asilo». Toccante il passaggio sulla piccola Indi, accolta dall’Italia per le cure urgenti che potrebbero mantenerla in vita: «Se non vale la pena fare queste battaglie, per cosa vale la pena impegnarsi? Tutti hanno visto il video della piccola Indi che stringe il dito della persona che ha davanti. Questo significa che è viva, vitale, una vita che non merita di essere stroncata staccando una macchina. Ogni vita umana deve essere posta al centro dell’attenzione di tutti. La civiltà ha al centro la persona». È stata poi la volta di Maurizio Leo, viceministro dell’Economia con delega alle Finanze: «Il nostro obiettivo è un meccanismo a due aliquote. Il contribuente con 50.000 euro di reddito non possiamo dire che sia iper-ricco e paga il 43% di tasse. Bisogna pensare gradualmente a questi soggetti». Un giudizio sulla manovra condiviso dal ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani: «La manovra è improntata a criteri di prudenza, di serietà e di responsabilità».

Il panel sulla giustizia

Benedetta Frucci, editorialista del Riformista, ha moderato il panel dedicato alla giustizia. Incalzando il Sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, ha contestato lo stato invivibile delle carceri e una certa visione panpenalistica della giustizia: più reati per tutti. «Cerchiamo anche di fare prevenzione», ha risposto Ostellari. E Luigi Salvato, Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, ha dovuto rispondere dei tempi ancora troppo lenti della giustizia italiana, anche per quanto riguarda la giustizia civile. «C’è molto da fare, ma il sistema Giustizia ha chiarissima l’esigenza di cambiare marcia». C’è una guerra dei Trent’anni in corso tra politica e magistratura, ribatte Frucci. «Va superata, e uno dei rimedi è separare le carriere, rendere ben chiare le diverse funzioni, perché lo scontro tra poteri non conviene a nessuno», la risposta di Ostellari. Oggi si replica, e il parterre non è da meno. Sarà la volta del ministro della Giustizia Carlo Nordio e del ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare Nello Musumeci. Il Direttore Generale della Rai Giampaolo Rossi, la vice presidente della commissione Vigilanza Rai Maria Elena Boschi, la direttrice di Euromedia Research Alessandra Ghisleri, la presidente della commissione Econ a Bruxelles Irene Tinagli e la portavoce del M5S al Parlamento Europeo Tiziana Beghin, i vice presidenti di Camera e Senato Rossomando, Mulè e Centinaio, il vice presidente del CSM Fabio Pinelli, il procuratore generale Luigi Salvato, la Presidente di Poste Silvia Rovere.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.