Un detenuto è ricoverato in codice rosso in ospedale in seguito a una violenta rissa avvenuta lunedì pomeriggio, 31 agosto, nel carcere di Bellizzi, in provincia di Avellino. Lo rende noto il Sappe, il sindacato autonomo degli agenti penitenziari.

Secondo una prima ricostruzione, nella rissa sono stati coinvolti tre detenuti di nazionalità marocchina, italiana e romena. Il primo, con un rudimentale coltello ricavato da lamette da barba fissate ad uno spazzolino da denti, ha colpito alla gola il detenuto romeno. Provvidenziale l’intervento degli agenti che hanno provveduto a bloccare l’aggressore e a trasferire con urgenza il ferito in ospedale. Il detenuto è stato ricoverato al “Moscati” di Avellino in condizioni critiche.

Intanto la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo con una rara “misura provvisoria urgente” ha imposto all’Italia di assicurare a un detenuto recluso in alta sicurezza a Bari la “necessaria sorveglianza e trattamento psichiatrico” dopo i quattro tentativi di suicidio avvenuti nel corso dell’ultimo anno. Un dramma che abbraccia i penitenziari di tutta Italia dove sono sempre più frequenti i tentativi di suicidio di persone che andrebbero assistite e non abbandonate al loro destino.

Nelle risposte alla Corte il governo italiano ha prospettato – così come riporta il Corriere della Sera – che il potere di disporre la “grande sorveglianza” non sarebbe attribuito all’Amministrazione penitenziaria ma alla Asl, “come se ciò” (osservano i legali Marina Silvia Mori, Michele Passione e Eustachio Solazzo), “potesse sollevare lo Stato da responsabilità” per le “eventuali omissioni di tutte le proprie articolazioni”.

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