Ministro Nordio, Le scrive da queste pagine il responsabile Giustizia del PSI, il partito nelle cui fila militava Giuliano Vassalli, da lei giustamente ricordato come l’autore della riforma accusatoria del processo penale, ma anche come medaglia al valore della Resistenza. I socialisti vantano una lunga serie di battaglie per una giustizia più giusta, l’ultima delle quali per i referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati, sulla riforma del CSM, sui limiti agli abusi della custodia cautelare.

Dalle Sue prime dichiarazioni come Ministro emerge una volontà di intervenire su questi e su tanti altri aspetti dell’amministrazione della giustizia, nei confronti dei quali noi socialisti siamo convinti di poter dare un contributo. Ci piacerebbe che si aprisse un confronto sulla riforma del processo civile, per esempio con l’eliminazione della selva dei riti e l’adozione di un unico rito, conformato su quello del lavoro. E, parallelamente, sulla riforma del processo penale, su cui abbiamo molte idee: sulla completa digitalizzazione dei fascicoli e l’introduzione di automatismi informatici sui passaggi di fase e di grado, in particolare alla scadenza del termine delle indagini preliminari; sulla tassatività dei termini anche per i magistrati; su una terzietà vera del giudice rispetto ad accusa e difesa; sull’effettiva immutabilità del giudice nel corso del processo; su un radicale cambiamento del sistema, dei presupposti e delle modalità di esecuzione delle misure cautelari, e su risarcimenti tempestivi e adeguati a coloro che restano vittime di misure cautelari ingiuste, non solo personali.

E, ancora, per una profonda revisione del corpo delle leggi penali: armonizzazione delle norme e delle pene edittali, larghe depenalizzazioni, una riconduzione a diritto dell’istituto della prescrizione, un ampio provvedimento di clemenza, una profonda riforma dell’esecuzione penale. Le nostre carceri, oggi, sono fabbriche di disperazione indegne di un paese civile, in cui troppi esseri umani muoiono nell’anima e, spesso, tremendamente spesso, anche nel corpo. Vorremmo, infine, contribuire a un serio dibattito, non ideologico, sull’ordinamento giudiziario, a partire dalla separazione delle carriere, per proseguire con la specializzazione dei magistrati e la completa eliminazione sia dei passaggi tra magistratura requirente e magistratura giudicante, sia dell’accesso dei magistrati agli incarichi extragiudiziari con la possibilità di rientrare in magistratura dopo avere ricoperto cariche politiche o funzioni amministrative.

Ricordo che allo sciopero indetto dall’ANM contro i progetti di riforma di questa materia, promossi dal Ministro che l’ha preceduta, un gran numero di magistrati, non lontano dalla metà, ha rifiutato di aderire, rendendo evidente che dentro la stessa magistratura è diffusa la consapevolezza della necessità di un cambiamento profondo del sistema giustizia. Sarebbe bello, costruttivo e utile se un Ministro della Giustizia innegabilmente diverso, nell’approccio, rispetto ai suoi, non sempre convincenti, predecessori, volesse aprire un’interlocuzione stabile, una consuetudine di consultazione, coi responsabili giustizia di tutte le forze politiche, per favorire un approccio pragmatico e condiviso a una materia così preziosa per qualsiasi comunità. Noi, pur nell’evidente diversità delle posizioni politiche, ci dichiariamo disponibili a un confronto senza pregiudizi e l’aspettiamo sulle tante soglie che bisogna avere il coraggio di varcare.