Occhio, qualcuno sta già pensando di introdurre i reati di malocchio ambientale, mancata previsione di terremoto e di terno al lotto, stregoneria genetica e retroattività felice nei nostri codici. Nessuna sorpresa se gli indiani se ne vanno, appena capito che se da noi il clero politico non ti offre lo scudo stellare anti-manetta, meglio che tagli la corda e scappi, specialmente se sei innocente, come si diceva ai tempi in cui ti potevano metter dentro per aver complottato per rubare la madonnina sul Duomo di Milano.

Ne sa qualcosa la sindaca di Genova, Marta Vincenzi, condannata per pioggia imprevista e che dovrà probabilmente farsi un paio d’anni di vera galera o per mancata previsione del terremoto dell’Aquila, cosa che fece esplodere il mondo scientifico internazionale che gridò alla caccia alle streghe visti gli esiti giudiziari del sisma che distrusse la città il 6 aprile del 2009.

Il caso dell’Ilva che vuole scappare sostenendo di non aver ricevuto il promesso antidoto contro l’inquisizione perenne e ideologica che qualsiasi procura italiana a qualsiasi titolo, tempo e umore può tirar fuori, è esemplare. E purtroppo questo governo invertebrato, ideologicamente dominato dagli anabattisti luteran-savonaroliani nutriti dall’ignoranza mistica e neo-francescana di Beppe Grillo, invece di dire ooops, scusate, è vero, ve l’avevamo promesso ma poi abbiamo fatto i furbi, si mette invece a battere la grancassa in pubblico, emettendo guaiti in privato con la coda fra le gambe perché sa di avere torto marcio.

Lasciamo perdere se poi l’Ilva indiana abbia o no sbagliato i propri calcoli di previsione produttiva su un mercato silurato e cannoneggiato da Donald Trump che una ne pensa e cento ne fa; dove scoppiano guerre concordate e precotte in Siria; ups and downs dei dazi non concordati fra Usa e Cina, contro-pedaggi e anni di purgatorio perché l’Airbus europeo (ma in realtà tedesco-franco-spagnolo) ha fregato il mercato della Boeing con l’aiutino proibito dell’Unione europea; lasciamo perdere i troppi dettagli di contesto fra cui il reddito di cittadinanza fallito e sprecato ma distribuito in larga parte alle mafie.

Tutti furbi in questo piccolo mondo di imbroglioni e tutti pronti ad accusare gli altri di essere dei mascalzoni per nascondere le proprie malefatte. Ma senza entrare nella questione della posizione americana (ragionevolissima perché non si deve fare doping statale in un mercato di libera concorrenza, ma noi che c’entriamo col parmigiano e il prosecco? C’entriamo perché siamo sempre i pirla furbetti e coglioni dell’Unione) restiamo a casa nostra e che cosa vediamo? Nulla che già non sapessimo. Il nostro sistema giudiziario è la prima palla al piede dell’economia perché per fare impresa ci vogliono investitori e gli investitori sono all’estero, e quegli investitori che vorrebbero, sognerebbero, di investire da noi, si fanno due conti e vedono che se per caso pensano di installare una fabbrica di lacci da scarpe in titanio gommato, dovranno vedersela con una serie di stregoni, sciamani, allucinati e allucinogeni che prima o poi li porteranno cantando il Dies Irae davanti all’inquisizione e dovranno rispondere di accuse che non esistono nel restante mondo civile, con l’aggravante della lentezza pachidermica delle cause, che conosciamo benissimo. Ogni governo che si installa a Palazzo (Chigi) dice sempre due cose: faremo la riforma della giustizia.

Combatteremo l’evasione fiscale. Sono due balle. L’evasione fiscale è l’espressione di una seconda Italia che si chiama Italia-Illegale S.r.l. e che è fatta da milioni di piccoli evasori che non fattureranno neanche morti, ma che si fa finta siano i famosi “Grandi Evasori”, che naturalmente esistono ma sono solo il 10 per cento dell’evasione. E poi la riforma della giustizia e della magistratura impedita dal dominio del Csm la cui gloria, trasparenza, onore e garanzia democratica abbiamo potuto apprezzare nell’ultimo scandalo che ha coinvolto l’organo di autogoverno della magistratura, quando abbiamo sentito con le nostre orecchie ciò che già sapevamo: la giustizia è a comando, molte sentenze sono programmate, molti giudici sono pieghevoli come dépliant sicché ne esce fuori un’Italia specchio della Milano spagnola del Manzoni.

Gli investitori stranieri non sono scemi, studiano e conoscono, hanno nel loro staff fior di avvocati e sociologhi avvertiti, non hanno l’anello al naso e la sveglia al collo, come si diceva prima che fosse proibito. I magistrati gridano che sono pochi e rinviano le cause e rinviano le sentenze e rinviano la giustizia; sicché chi cercava il famoso giudice che dovrebbe esserci almeno a Berlino, farebbe meglio a farsi una gita nella capitale tedesca, giusto per turismo. La Confindustria l’ha denunciato mille volte, le statistiche sono sotto gli occhi di tutti ma pochi forse si rendono conto del carattere ideologico religioso visionario di alcune correnti di pensiero che attraversano la nostra giustizia come demoni che si trasformano in ideologia in alcune sentenze specialmente di carattere ecologico in un contesto in cui trovare il petrolio anziché una fortuna deve essere dichiarato una pubblica disgrazia; dove l’ecosistema dei gamberetti viene prima delle grandi vie di comunicazione; e dove si fa la guerra alla modernità e alla tecnologia, non parliamo poi della genetica che permette di sfamare i popoli, combattuta con metodi da Ku Klux Clan con campagne ridicole di capovolgimento dei valori reali delle merci liberate del satanico glutine come se fossimo tutti celiaci oltre che ciechi; e del prodotto “bio”, che costa carissimo e non ha nulla di meglio o in più di quello fatto come va fatto. Questo comune sentire vago, rabdomantico, post ideologico e pomposamente autocertificato come ecosostenibile, va a impantanarsi nella stagnazione della Giustizia italiana che a macchie di leopardo si fa sempre più imprevedibile ma anche più temibile.

Ritardo, pregiudizi pseudoscientifici, mode che accompagnano i trend pentastellati, sono nuovi coaguli che preparano nuovi ictus alla circolazione delle garanzie della legge. Un anno fa si calcolava in circa 40 miliardi di euro (2,5 punti di Pil) il costo aggiuntivo del mal funzionamento del servizio pubblico della giustizia, soltanto nel campo delle imprese e non si vedono segni di miglioramento. Semmai, si colgono i soliti segnali di furbizia, ipocrisia, parolone verbose e aria fritta. Non sappiamo quanta buona fede e ragione industriale abbia ArcelorMittel. Supponiamo, per amor di dibattito, che abbia torto marcio. Potrebbe darsi. Ma una cosa è sicura: il suo alibi è perfetto.

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Paolo Guzzanti

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