Se avete già fatto questa esperienza, potrete confermare ma anche rivivere il terrore. Se avete soltanto visto la televisione, fermatevi su queste righe e proverò a spiegarvi che cosa succede nell’area di Times Square, cuore di New York, o meglio di Manhattan, nella grande Mela che, come quella di Biancaneve, tende anche all’antropofagia. Un posto in cui ognuno dei cervelli di quel metro quadrato ha un suo piano personale e diverso: due vogliono fare foto, tre ruotano i video, due litigano come di fronte alla peggior catastrofe dell’esistenza, tre sono intrappolati, uno vorrebbe andare a nord, due al sud e uno a est.

La metà delle parole è inglese. L’altra è in lingue ibride fra cui lo spanglish (spagnolo anglicizzato) asiatico (cinese o coreano ma anche giapponese), molto indiano e pakistano e sì, molti italiani che si scoraggiano, si sentono svenire e trovano tutto meraviglioso. I metri quadrati sono centinaia di migliaia. Quando il tassista mi ha portato dall’aeroporto a Times Square mi ha chiesto: “Lei non vorrà mica abitare lì in questi giorni, vero? È da pazzi. Sa quanta gente muore? Sa quanti si schiacciano come tortille, ha idea dei casi di isteria, il pericolo terrorista, i bambini perduti, schiacciati sotto la suola delle scarpe?”. “No – ho detto – penso che lei esageri”. “Esagero? Lo vedrà lei se esagero”. “Cinquantotto dollari e settanta? E la gratuity? Non mi dà una gratuity, una propina, un tip, insomma una mancia?”. “Ma è già compresa, vede? Qui c’è scritto gratuity sullo scontrino. Non le devo nulla”. “Lei è scozzese, vero?”. “No, sono italiano”. “Siete diventati greedy e cheap come gli scozzesi, adesso? Faccia come vuole: benvenuto nell’apocalisse di Times Square a Capodanno. Tutte le strade sono già state bloccate, le barricate della polizia sono state già erette, nella notte diabolica nessuno entra e nessuno esce dalle tre del pomeriggio alle cinque del mattino, e se lei si sente male, crepa. Se qualcuno l’accoltella, crepa. Se ha fame, s’attacca”.

Cambio autista: eccone un lagnosissimo giovanotto del Bangladesh che urla: “Sono tutti corrotti! Un prestito? Devi pagare la polizia! (omerica risata) la polizia! È la più corrotta di tutte: qui ti fanno pagare l’aria che respiri e se non paghi ti sbattono dentro e tolgono dalle scuole i tuoi figli”. Buona vecchia paranoia antiamericana degli stessi americani e assimilati. Proviamo a navigare, piede dopo piede, fino al Rockefeller Center e di lì alla pista dei pattinatori. La folla sorge dal nulla, i bambini si muovono fra le gambe e i genitori urlano, le famiglie formano delle catene umane tenendosi per il braccio e fendono le altre catene umane, una banda suona sulla Quinta davanti a Sack’s che ha fabbricato un contro-edificio di vetrine alte venti metri, colorate come un arcobaleno eccessivo, ritagliando geniali presepi scosciati d’alta moda, angeli e vergini madri sulla cui identità e attività nella vita non sapresti scommettere, fiabe di Disney, feste dei nativi, tutto in marche, pupazzi, manichini nudi e rivestiti, Madonne stilizzate, pezzi di Hollywood e la gente diventa matta. Deve fotografare. Brandiscono decine di migliaia di iPhone, un po’ di Android, quasi ignoti i nemici cinesi di Huaweima tutti brandiscono un’arma mediatica elettronica, un joy stick, un bastone elettronico direzionale, il comando di un drone sorvolante, le comunicazioni con una centrale spaziale casalinga e alcuni hanno l’ultima moda americana, un kit con la croce rossa per interventi di manipolazione genetica immediata, fabbricati in California con cui far ricrescere eventuali arti amputati ma anche sentimenti obsoleti come l’amore.

Nel mezzo della 5a, 6a e 7a Avenue ronfano degli enormi suv della Nypd con dentro i “cop” da film, tutti oltre il metro e novanta, di razza intermedia siculo-o nera o ebraico-caraibica, più irlandese asiatica e ancora venti tipologie calabresi misto coreano, ognuno con il suo bagaglio di imprecazioni dedicate, personali, la vera, magnifica, insuperabile babele dove nessuno parla la stessa lingua dell’altro ma tutti capiscono gli avvertimenti apocalittici che possono arrivare – ed arrivano – dagli speaker della polizia: gente ibridata anche loro e bellissima come le donne americane degli slum che sono corse qui a Times Square per vedere se stesse e vedere gli altri, mentre le superfici dei grattacieli grondano filmati, schermi alti venti piani con pubblicità, trailers di film, raccomandazioni, ultime di borsa, cartoni animati.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.