Confesso che la risposta mi fece crollare il granitico convincimento di poter essere orgoglioso d’avere servito, per decenni, senza averle mai disonorate, le istituzioni del mio Paese. Conclusione, non se ne fece niente e per fortuna si riuscì comunque a superare la contingente difficoltà. La cosa mi ha però fatto riflettere che siamo ripiombati al tempo remoto delle presunzioni legali, per fortuna senza tutte le conseguenze di allora, quando le persone di “cattiva fama”, per scagionarsi da un’accusa, dovevano sottoporsi alla terribile prova del ferro infuocato.

Un secondo, piccolo caso di laccio, incomprensibile, a cui il buon senso si ribella, viene da un’imposizione dell’Autorità di controllo sulla contabilità dei progetti di ricerca approvati dallo Stato. Bisogna documentare come acquisto separato specificamente per ogni singolo progetto anche quei materiali che, essendo di uso comune in altri progetti e in altre attività di ricerca, potrebbero essere utilmente acquistati all’ingrosso, con grande risparmio sul prezzo e sul tempo burocratico per le procedure d’acquisto (tempo che ovviamente ha anch’esso il suo costo). Si dirà piccoli inconvenienti, ma, direbbe Totò, “è la somma che fa il totale”.

E allora il sogno è che l’Italia renda stabile quel clima di fiducia in se stessa e nei suoi cittadini che serenamente stiamo vivendo in questi giorni difficili, considerando che la maggioranza degli onesti non può essere penalizzata dall’ossessione dei reprobi, ai quali, con la creazione dei labirinti, il più delle volte non si fa altro che offrire l’habitat perfetto del malaffare.