Tutti e tre provengono dalla Spagna
Tre casi di vaiolo delle scimmie in Italia, lo Spallanzani: “Situazione non desta allarme, presto per definirla malattia sessuale”
Salgono a tre i casi di vaiolo delle scimmie (Monkeypox virus) accertati in Italia e gestiti, al momento, dall’Istituto di malattie infettive Spallanzani di Roma. Al primo caso di ieri, un 40enne romano rientrato dalle Isole Canarie, se ne aggiungono oggi altri, confermati dalle analisi, e sarebbero correlati al paziente zero: tutti provengono dalla Spagna. “Ho aggiornato il ministro Speranza sull’evoluzione della situazione non appena ho ricevuto la notizia dal Servizio regionale per la sorveglianza delle malattie infettive -spiega l’assessore alla sanità del Lazio Alessio D’Amato– Gli altri due casi sospetti, correlati con il caso zero italiano, sono stati confermati, pertanto salgono a 3 i casi di Vaiolo da scimmie tutti presi in carico dall’Istituto Spallanzani”.
Nel corso della conferenza stampa di questa mattina proprio allo Spallanzani, l’assessore D’Amato rassicura: “La situazione è assolutamente sotto controllo. I casi sono stati identificati grazie a un sistema di sorveglianza collaudato, il Seresmi. Desidero e sono qui per ringraziare del lavoro lo Spallanzani, ringrazio i cercatori di virus. Ogni caso riscontrato ha una decina di contatti, dunque lo screening riguarda 30 contatti. Noi contiamo che nelle prossime ore si possa completare questo lavoro che è importante”.
Sulla situazione è intervenuto anche Francesco Vaia, direttore generale dello Spallanzani: “La situazione è da attenzionare ma non desta allarme. Le tre persone risultate affette dal Vaiolo delle scimmie sono in discrete condizioni di salute, una sola ha presentato febbre di breve durata e tutte hanno un ingrossamento delle ghiandole linfatiche, che appaiono dolenti, e la comparsa di un numero limitato di piccole pustole cutanee localizzate“. Poi aggiunge: “Queste persone sono trattate con una terapia sintomatica allo stato sufficiente. Presso l’Istituto sono disponibili, comunque, farmaci antivirali che potrebbero essere impiegati in via sperimentale qualora si rendesse necessaria una terapia specifica”.
Si tratta di “tre giovani uomini che non riferiscono contatti tra di loro, anche se due di loro riportano un recente viaggio alle Canarie, dove è stato segnalato un caso di questa malattia”. “La prossima settimana il nostro laboratorio di virologia prevede di isolare il virus” annuncia Vaia. “Ciò renderà possibile eseguire una serie di indagini sperimentali: in particolare si potrà studiare se nel sangue di persone vaccinate contro il Vaiolo sono presenti anticorpi che neutralizzano questo virus e cellule immunitarie in grado di attaccarlo. L’isolamento virale permetterà inoltre di eseguire test per la diagnosi sierologica di questa infezione”.
Riguardo alla persone già vaccinate contro il vaiolo (vaccinazione abolita in Italia nel 1981) ha rassicurato: “Tutte le società di malattie infettive concorrono insieme nel dire che chi è vaccinato non dovrebbe correre nessun rischio. Da qui a dire: vacciniamoci tutti in questo momento, ce ne corre: Piano. Se ci saranno le evidenze e se ci saranno le esigenze saremo i primi a dirlo”.
Per lo Spallanzani “la trasmissione uomo-uomo caratterizza buona parte dei casi riscontrati. Non si può definire come una malattia a trasmissione sessuale e che riguarda in particolare gli omosessuali. Al momento sappiamo che riguarda i contatti stretti”.
Il Monkeypox virus è comune soprattutto nell’Africa Centrale e Occidentale, dove la trasmissione avviene generalmente dal contatto diretto con animali infetti: ma, come sottolineato anche dall’INMI, la trasmissione può avvenire attraverso le goccioline di saliva, il contatto con le lesioni e i liquidi biologici infetti. Secondo Vaia per riconoscere alcuni sintomi è necessario osservare “la pelle, se ci dice qualche cosa. Se c’è qualche macchia. Ovviamente c’è febbre, spossatezza. Questi i sintomi più comuni ma non c’è una sintomatologia grave. Sono sereno rispetto al futuro”.
Secondo Matteo Bassetti, direttore della Clinica per le Malattie Infettive dell’Ospedale S. Martino di Genova, “più che il Covid oggi dobbiamo cercare di mettere in sicurezza il vaiolo delle scimmie. È molto più leggero di quello degli uomini per quanto riguarda i sintomi e si trasmette anche attraverso il respiro ma solo se si sta molto vicini”. E alla domanda dei conduttori di un “Giorno da pecora” su Rai Radio 1, Giorgio Lauro e Francesca Fagnani, su come si dovrebbe agire con questo nuovo virus, Bassetti ha risposto: “Dobbiamo essere tutti uniti tra Paesi europei, scambiandoci informazioni e monitorando eventuali focolai. Nei prossimi giorni arriveremo a qualche migliaio di caso chi non ha fatto la vaccinazione contro il vaiolo non è coperto”.
Ad oggi in Europa sono decine i casi di vaiolo delle scimmie confermati. Dalla Francia alla Germania alla Spagna. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sta monitorando la situazione che è in “rapida evoluzione”, ed in Italia il ministero della Salute ha avviato un sistema di sorveglianza dei casi e allertato le Regioni. Ad oggi, dopo i primi casi segnalati nel Regno Unito per un totale di 9 ad oggi, contagi sono stati registrati in Portogallo e Spagna – dove è stato dichiarato uno stato di allerta – ma anche in Svezia, in Italia e come detto in Francia e Germania. Altri casi sono segnalati in Usa e Canada. Il primo contagio nel Regno Unito sarebbe stato ‘importato’ dopo un viaggio all’estero in un’area endemica, gli altri sarebbero autoctoni.
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