E’ stato pubblicato il 19 luglio un interessante libro di Leonardo Ragozzino dal titolo “Tutto cambia. Il setaccio dell’anima“, edizione Horti di Giano, che ci fa immergere in un caleidoscopico viaggio individuale e collettivo, dagli anni ’70 ad oggi, con lo sfondo dei territori di Napoli e Roma. A metà tra diario intimo e saggio sociologico, si insinua all’attenzione del lettore con la sua carica dirompente, che deflagra improvvisamente in alcune parti e lascia veramente colpiti per la sua forza narrativa e simbolica. A questo proposito ci piace citare un virgolettato di Maria Antonella Fusco, già Direttrice dell’Istituto Centrale per la Grafica, che così descrive il testo:
“Ventitré scene dal piglio di un soggetto cinematografico. Non più di due pagine per scena. Il lettore è accolto volta per volta in un luogo, o incontra un personaggio dalla biografia ‘setacciata’ di Ragozzino. Più che una biografia ne sortisce un diario, di quelli che siamo abituati a trovare nel grande Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano, fondato con lungimiranza da Saverio Tutino.
Napoli, chi resta e chi parte, fu il titolo efficace che Giuseppe Patroni Griffi volle dare alla piéce composta da due atti unici di Raffaele Viviani, che esordì nel 1975 al Festival dei Due Mondi a Spoleto e tuttora viene ripresa con grande fortuna. Chi resta e chi parte sono quasi sempre la stessa persona, come notava nel 1981 Massimo Troisi: “Napoletano, Emigrante?”.
In quegli anni, a Napoli, Ragozzino era ancora giovanissimo: eppure il suo incontro con il teatro di Viviani, al Liceo Mercalli, è di forma adulta. La dedica che Yvonne Viviani gli scrive lo testimonia:”Tenimmo ll’arte ‘e mmane, cu ‘a salute e ‘a gioventù” (p.58)
Alla fine, Ragozzino ha preso posto tra i napoletani della diaspora, molti emigranti per necessità economica e psicologica, molti esuli con sofferenza, molti curiosi dell’altrove. Illusioni e delusioni, l’eterna alternanza per chi compie scelte di vita consapevoli e durature. Così anche la coerenza politica, all’incontro con dati di realtà particolarmente duri, non viene messa in discussione, perché è scelta etica, ed è davvero un setaccio dell’anima.
La sua scrittura è efficace, la rievocazione è stringente, mai retorica, mai nostalgica, asciutta. Nel novero dei più recenti scrittori napoletani, da Viola Ardone de Il treno dei bambini a Valeria Parrella, a Alessio Forgione, ricorre spesso una esigenza, un sentimento di continuità storica con gli ultimi decenni del Novecento, quando la città ci apparteneva.
Tutto questo segue Leonardo nel suo itinerario esistenziale, lo spinge a cercare nuove frontiere sociali a Ostia, ma anche a viaggi di formazione come quello irlandese. Il testo è spesso integrato da poesie, come nel caso di Yeats, The lake isle of Innisfree: I will arise and go now, and go to Innisfree, in cui “ricorda l’importanza della ricerca interiore con la certezza di una meta che, prima o poi, verrà raggiunta.” (p. 65).
Non possiamo che suggerire la lettura di quest’opera breve ma emozionante e piena di umanità, davvero un setaccio dell’anima che ci cambia e ci fa riflettere.

Avatar photo

Utente Apple dal 1984 appassionato di tutto ciò che è tecnologico, il web è la sua casa.