Non sarà stata una sorpresa. La nuova presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen certamente conosceva i corridoi e le sale melliflue e ovattate del Lipsius, il palazzone che ospita il Consiglio europeo a Brussels. È lì, in quelle stanze silenziose e anonime che si sono quasi sempre diluiti e in fine smarriti i propositi ambiziosi e bellicosi di presidenti importanti come Jean-Claude Juncker. Per non parlare di Josè Barroso… La neo eletta Ursula è arrivata al suo primo Consiglio europeo, al cospetto dei capi di governo degli Stati membri, con un piano ambizioso: realizzare la transizione energetica, finanziare un grande programma di investimenti verdi, incentivare la riduzione drastica delle emissioni di carbone, dare un profilo competitivo a un continente fiacco e sfiduciato, il profilo della economia verde più avanzata del mondo.

Molti dei lettori ricorderanno il piano per la crescita e la competitività di Jacques Delors, al cui carico di ambiziosa lungimiranza avrà fatto riferimento il nuovo progetto della Von Der Leyen, affidato al coordinamento del mite e concreto Frans Timmermans, primo vice presidente. A mettersi di traverso immediatamente sono stati i Paesi del gruppo di Visegrad, in testa Ungheria e Polonia, gli stessi che impedirono alcuni anni fa di distribuire i richiedenti asilo in tutti i Paesi europei. Gli stessi che più hanno beneficiato dell’ingresso nella Ue con le ingenti risorse della coesione. Il “ni” con cui si è concluso il Consiglio europeo dimostra quanto ancora siano forti le riserve e gli ostacoli da parte di alcuni Stati membri, in particolare quelli dell’Est. Ma ci conforta la determinazione con cui la nuova presidente Von der Leyen, sostenuta dal governo italiano, sia riuscita comunque a ottenere che nelle conclusioni approvate si delinei un percorso, ancorché lento e compassato, che va nella direzione giusta e che sarà sottoposto a una prima verifica nel prossimo Consiglio europeo.