Maggiore integrazione tra servizi, investimenti nella prevenzione e una gestione condivisa tra pubblico e privato: sono queste le priorità indicate dagli italiani per il futuro del welfare. Tuttavia solo il 10% si dichiara favorevole a tagli e riduzioni per rendere il sistema sostenibile. È il quadro che emerge dal Report FragilItalia “Il welfare del futuro”, realizzato dall’Area Studi Legacoop in collaborazione con Ipsos.

Per 9 italiani su 10 il welfare del futuro dovrà garantire una maggiore integrazione tra servizi sociali, sanitari, educativi e per il lavoro, puntando sulla prevenzione e sulla promozione della salute. L’obiettivo è stimolare stili di vita corretti per ridurre i costi sanitari a lungo termine. Inoltre, per 8 italiani su 10, sarà fondamentale supportare le persone nella loro resilienza di fronte a disastri e crisi. Tra le priorità che il welfare dovrà affrontare nel breve termine spicca la necessità di investire nella prevenzione e nella promozione della salute, indicate dal 50% degli intervistati. Seguono l’invecchiamento della popolazione (43%), le disuguaglianze sociali (40%) e la sostenibilità finanziaria del sistema (37%).

Denatalità e sostegno alle famiglie


Un tema fortemente sentito è quello della denatalità e del supporto alle famiglie. Il 77% degli italiani ritiene che il welfare del futuro debba fornire servizi dedicati alla genitorialità, offrendo supporto economico ed educativo ai genitori. L’86% considera essenziale facilitare l’accesso dei giovani a case a prezzi accessibili, mentre l’88% sollecita investimenti in istruzione, formazione e inserimento lavorativo per agevolare la loro transizione alla vita adulta.

Un welfare vicino alle persone

Per il presidente di Legacoop Nazionale, Simone Gamberini, il sistema del welfare è entrato nel futuro dalla fine della pandemia: “C’è molto lavoro da fare per riformarne le strutture, ma l’opinione pubblica mostra di avere compreso la strada da seguire e le idee sono chiare: abbandonare gli schemi tradizionali per modernizzarne logiche e attività. Un welfare vicino alle persone e alle comunità, capace di offrire soluzioni ai nuovi trend che segnano la vita reale – come l’invecchiamento e la denatalità – nel modo più efficiente e meno improduttivo possibile”. Da qui la necessità di “un approccio collaborativo tra tutti gli attori: pubblico, privato e privato sociale”.

“Questa nuova mentalità deve trovare riscontro nell’operatore pubblico, che non può più limitarsi a esternalizzare i servizi per ridurre i costi, ma deve operare strategicamente, valorizzando i partner più efficienti e affidabili in funzione della soddisfazione dei cittadini, non dei tagli di Bilancio. Per rendere il welfare davvero sostenibile, sarà fondamentale che il lavoro di cura e assistenza venga adeguatamente riconosciuto e remunerato. Questo è essenziale per il benessere della società e del paese”.

Francesco Rosati

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