«Serve un tessuto produttivo vivo e vivace, oltre che una formazione al passo con i tempi: così gli stessi laureati possono creare le condizioni indispensabili per un cambiamento in positivo»: ecco la ricetta di Lucio d’Alessandro, rettore dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli e vicepresidente della Crui, per favorire l’inserimento dei giovani campani nel mondo del lavoro.

I dati Almalaurea dimostrano che sempre più diplomati al Sud si trasferiscono al Nord per laurearsi e lavorare. Che cosa manca alle università meridionali?
«Il tessuto connettivo territoriale. Intorno alle università dovrebbe esserci una rete di imprese in cui i laureati dovrebbero inserirsi. Molti giovani credono che questo network manchi al Sud e sia presente, invece, al Nord. In alcuni casi si tratta di meri luoghi comuni».

Solo il 60 per cento dei laureati campani trova lavoro a un anno dal conseguimento del titolo: come migliorare questa performance?
«Oggi le università devono affermare una presenza sul territorio e accompagnare gli studenti nel mondo del lavoro, oltre che fare ricerca e formazione. Perciò servono corsi che garantiscano una formazione solida e duratura ma che, nello stesso tempo, siano al passo con i tempi. Indispensabile è la riprogettazione dei corsi di laurea sulla base delle indicazioni che si ricevono dal mondo imprenditoriale e da quanti siano interessati alla formazione dei giovani in vista del loro inserimento professionale. È questa la strategia che consente al 73% dei laureati al Suor Orsola Benincasa di trovare lavoro entro un anno dal conseguimento del titolo e all’80 di inserirsi in un contesto professionale entro cinque anni».

Sette laureati campani su dieci trovano lavoro nel settore privato, solo tre in quello pubblico. Come se lo spiega?
«È un dato che nel tempo andrà rivisto. Di sicuro la formazione va rivisitata anche alla luce delle esigenze della pubblica amministrazione. Per esempio, il Suor Orsola Benincasa inaugurerà a breve un corso di giurisprudenza che consentirà agli iscritti al quarto e al quinto anno di leggere sentenze, redigere atti, fare problem solving e quanto occorre per avviarsi alla carriera in magistratura. Cosa che, invece, la maggior parte dei laureandi in giurisprudenza non fa».

Come valorizzare gli studenti campani evitando che emigrino al Nord?
«Bisogna fare rete. Le università vanno inserite in network che consentano agli studenti di strutturarsi creando nuove relazioni e affrontando le prime esperienze professionali. Quando si saranno laureati, quegli stessi studenti potranno contribuire in modo determinante alla costruzione di un contesto capace di favorire l’inserimento nel mondo del lavoro».

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.