Già prima del loro inizio, le Olimpiadi invernali di Pechino, in programma il prossimo febbraio, sono un caso diplomatico. Dopo mesi di rumors, Washington ha confermato il boicottaggio diplomatico dell’evento sportivo.

Gli Stati Uniti hanno ufficializzato la decisione di non inviare una delegazione ufficiale alle Olimpiadi invernali, in risposta alla violazioni dei diritti umani nello Xinjiang e a Hong Kong e alle pressioni militari cinesi su Taiwan. La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, nel confermare la decisione, ha precisato che il boicottaggio non comporta il ritiro degli atleti: l’intenzione è quella di inviare “un segnale chiaro” a Pechino, ma “non riteniamo sia una scelta giusta, quella di penalizzare gli atleti che si sono allenati e preparati per anni per questo appuntamento”, ha precisato.

L’annuncio di Washington era nell’aria da tempo, viste le pressioni di molti ambienti fuori e dentro il Congresso per l’adozione di una linea dura contro la Cina. Pechino è infatti accusata di soffocare la voce degli oppositori e di violare le libertà delle minoranze religiose come quella degli uiguri, perseguitata e oggetto di torture e violenze. Una situazione, quest’ultima, che la Casa Bianca ha definito senza giri di parole “genocidio”.

L’annuncio ufficiale della Casa Bianca di non inviare nessun rappresentante dell’amministrazione statunitense ai Giochi Invernali di Pechino 2022 apre la strada a un boicottaggio diplomatico di massa, che non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda. La mossa del presidente americano, infatti, potrebbe aprire la porta a decisioni simili da parte di altri Paesi, a partire dall’Australia e dal Regno Unito.

Anche Wellington opta per il boicottaggio

Poche ore dopo l’annuncio del boicottaggio da parte degli Stati Uniti, la Nuova Zelanda ha fatto sapere che non invierà alcun rappresentante diplomatico a livello ministeriale alle Olimpiadi invernali di Pechino. La decisione, annunciata dal  vicepremier neozelandese, Grant Robertson, rischia di compromettere i già deboli rapporti con Pechino. In sua difesa, però, Robertson ha formalmente giustificato la sua decisione menzionando la diffusione della variante Omicron del coronavirus. Ma la tempistica dell’annuncio sembra perà collegata all’iniziativa degli Stati Uniti.

A far pendere definitivamente la bilancia per il boicottaggio diplomatico di Pechino 2022 sarebbe stata la vicenda della star cinese del tennis Peng Shuai, per tre settimane sparita dalla scena pubblica dopo aver denunciato molestie sessuali da parte di un ex alto responsabile del Partito Comunista. Una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica americana. Poco importa se la decisione di Biden di disertare Pechino 2022 è destinata a creare ulteriori attriti con il Comitato Olimpico Internazionale, contrario ad ogni forma di boicottaggio ma accusato a sua volta da Washington di essere troppo accondiscendente con le autorità cinesi.

Ma dal Comitato Olimpico Internazionale non si sollevano voci di opposizione alla scelta dell’amministrazione Usa: il Cio rispettarà il boicottaggio diplomatico delle Olimpiadi Invernali di Pechino del 2022 annunciato dalla Casa Bianca. “La presenza di funzionari del governo e di diplomatici è una decisione meramente politica di ogni governo, che il Cio nella sua neutralità rispetta pienamente”, ha detto il portavoce del Comitato olimpico internazionale.

La risposta di Pechino

Dal canto suo, la Cina ha reagito con stizza al boicottaggio diplomatico delle prossime Olimpiadi invernali deciso dal governo degli Stati Uniti, liquidando la decisione come un “atteggiamento e una manipolazione politica”, un riflesso “di una mentalità da Guerra Fredda”. I funzionari di Pechino hanno inoltre ricordato che quella adoperata da Washington è una falsa scelta, visto che nessun diplomatico statunitense è stato invitato ai Giochi che si apriranno il 4 febbraio 2022.

Dura la condanna del portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian. “E’ una violazione della neutralità politica nello sport”, ha affermato il portavoce degli affari Esteri, che tuona: gli Usa “pagheranno il prezzo della loro scorrettezza” e la Cina “prenderà misure risolute se Washington persiste nel politicizzare le Olimpiadi di Pechino 2022”.

La politicizzazione dello sport, sottolineano i funzionari di Pechino, è destinata a fallire. “Gli Stati Uniti vogliono politicizzare lo sport, creare divisioni e provocare lo scontro”, si legge in una nota a firma di un portavoce della Missione cinese presso le Nazioni Unite. “Questo approccio non troverà sostegno ed è destinato a fallire. Li renderà solo più isolati, in opposizione al corso dei tempi e alla stragrande maggioranza dei Paesi e dei popoli del mondo”.

L’ambasciata cinese a Washington, da parte sua, ha liquidato il boicottaggio definendolo “un atto pretenzioso” e una “manipolazione politica”. Liu Xiaoming, l’ex ambasciatore cinese nel Regno Unito, ha affermato che le Olimpiadi “non sono un palcoscenico per atteggiamenti e manipolazioni politiche”. “I politici statunitensi continuano a promuovere un ‘boicottaggio diplomatico’ senza nemmeno essere invitati ai Giochi. Questo pio desiderio e questa pura prostituzione sono finalizzate alla manipolazione politica”, ha commentato.

Redazione

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