Quanto pesa la Cina nello sport mondiale, ma soprattutto, quanto pesano le prossime Olimpiadi invernali previste a Pechino nel 2022? A leggere le parole di David Haggerty, presidente dell’ITF, la Federazione mondiale del tennis, molto.

In una intervista alla Bbc Sport il numero uno della International Tennis Federation ha tenuto una posizione quantomeno ambigua sul caso di Peng Shuai, la tennista cinese inizio novembre ha denunciato di essere stata vittima di violenza sessuale da parte dell’ex vicepremier cinese Zhang Gaoli.

In quanto organo governativo del tennis ci schieriamo a difesa dei diritti delle donne. Le accuse (mosse da Peng, nda) dovranno essere investigate, e noi continueremo a lavorare dietro le quinte per far sì che questo accada”, ha detto Haggerty nel suo intervento alla rete britannica.

L’escamotage utilizzato dall’ITF è abbastanza evidente: la vicenda di Peng Shuai è ‘ridotta’ ad una questione di diritti delle donne, glissando accuratamente sul rispetto dei diritti umani garantito dal regime cinese. Insomma, non una parola sull’atteggiamento censorio da parte del governo cinese, sulla dubbia videochiamata tenuta dalla tennista col presidente del CIO (Comitato olimpico) Thomas Bach in cui avrebbe rassicurato sulle sue condizioni di salute, chiedendo di rispettare la sua privacy.

Così la ITF potrà continuare ad organizzare eventi di livello Junior e Senior nel Paese asiatico. Haggerty lo spiega con queste parole: “Dovete tuttavia ricordarvi che l’ITF è l’organo governativo che gestisce lo sport a livello mondiale, e una delle nostre responsabilità è far sì che il tennis abbia una base forte a livello popolare. Per questo motivo non vogliamo punire un miliardo di persone e continueremo ad organizzare eventi juniores e seniores in Cina. Continueremo a monitorare la situazione, ma riteniamo che dare la possibilità alla popolazione di avere accesso al tennis sia un elemento importante”.

Una posizione opposta a quella della WTA, la Women’s Tennis Association, che pochi giorni fa ha invece deciso di sospendere a tempo indeterminato tutti i tornei del circuito femminile in programma tra la Cina e Hong Kong, un gesto e un segno di rottura totale col regime di Pechino. Una mossa per niente scontata: dal 2019 infatti le WTA Finals si disputano nella città cinese di Shenzhen.

Sullo sfondo c’è quindi una questione non di poco conto, ovvero l’organizzazione delle prossime Olimpiadi invernali del 2022 proprio in Cina, a Pechino. È qui che entra in gioco il doppio ruolo di Haggerty, che oltre a essere presidente della Federazione mondiale del tennis è anche dirigente del CIO, eletto lo scorso gennaio.

Con una posizione che definire ‘pilatesca’ è forse riduttivo, il CIO fa appello alla sua “neutralità politica” per non prendere una posizione visto il coinvolgimento dell’ex vicepremier cinese Zhang Gaoli, mentre l’ITF cestinando ogni discorso sul rispetto dei diritti umani in Cina tratta il caso di Peng Shuai come un singolo caso di presunta violenza. Scelte che evidentemente sono state accolte con grande favore a Pechino.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia