Si chiude con numeri in crescita e un respiro sempre più internazionale la 57ª edizione di Vinitaly, il Salone internazionale dei vini e dei distillati, che ha animato Veronafiere dal 6 al 9 aprile. Un’edizione segnata dall’entrata in vigore, dalla mezzanotte di sabato 5 aprile, delle tariffe doganali del 10 per cento, seguite poi il 9 aprile dai dazi imposti dagli Stati Uniti.

La questione ha inevitabilmente condizionato gli umori e le prospettive del comparto nei giorni di fiera. Eppure, il saldo complessivo si rivela positivo, tra segnali incoraggianti e nuove rotte commerciali. Nelle ore successive alla chiusura della manifestazione, è arrivata una novità rilevante: la sospensione per 90 giorni dei dazi imposti dagli Stati Uniti sull’export europeo. Una misura che, seppure temporanea, rappresenta un segnale distensivo importante per le relazioni commerciali transatlantiche.

La possibilità di dazi, nonostante la temporanea tregua,  è tuttavia una preoccupazione per i produttori italiani, soprattutto considerando che gli Stati Uniti restano il mercato estero più rilevante per molte denominazioni. Ad ogni modo, dai padiglioni della fiera è emersa una volontà condivisa di reagire con intelligenza, evitando risposte impulsive e puntando su diplomazia e strategie di lungo periodo.

“I dazi sono un problema, ma non una catastrofe”, ha dichiarato Mirco Carloni, presidente della Commissione Agricoltura alla Camera, sottolineando la necessità di risposte ponderate. La tregua delle ultime ore apre una finestra di opportunità e rafforza l’urgenza di continuare a investire in diplomazia economica. Oltre 97.000 presenze complessive, con un incremento del 7% degli operatori esteri rispetto all’anno precedente: sono questi i numeri che confermano il valore globale di Vinitaly. Più di 32.000 buyer internazionali da oltre 130 Paesi hanno visitato la fiera, provenienti non solo dagli USA ma anche da Asia, Brasile, Nord Europa, Germania, Austria e Svizzera. L’apertura verso mercati emergenti è considerata oggi una priorità strategica per diversificare i rischi e le opportunità del vino italiano.

Una delle novità di questa edizione è stata Vinitaly Tourism, start-up del salone che ha debuttato con 67 aziende e 76 strutture ricettive da 15 regioni italiane. Il comparto dell’enoturismo, che in Italia vale circa 3 miliardi di euro, è visto come leva fondamentale per l’incoming e la valorizzazione dei territori. Un’intera giornata di appuntamenti dedicati all’enoturismo, con convegni, incontri e momenti di networking esclusivi, per mettere in contatto diretto il mondo del vino con gli operatori turistici.

In questo contesto si inserisce anche l’impegno del Sannio Consorzio Tutela Vini, che per far conoscere al mondo dei professionisti di settore l’autenticità dei vini sanniti, ha organizzato nello spazio Casa Sannio una serie di attività mirate alla promozione del Sannio beneventano come destinazione di riferimento per l’enoturismo sostenibile e al rafforzamento dell’identità dei vini a Indicazione Geografica (IGT e DOP).
Casa Sannio ha offerto diverse opportunità di partecipazione e networking, tra cui la presentazione dei pacchetti turistici realizzati in collaborazione con il tour operator Rotolando Verso Sud, la partecipazione al programma Vinitaly Tourism e infine SANNIO VR KIOSK, presentazione di un tour virtuale del Sannio grazie alla collaborazione con winestour.it, un’esperienza interattiva con ricostruzioni 3D e video immersivi per scoprire la bellezza del Sannio.

 

Tra le numerose iniziative organizzate nei vari padiglioni della fiera, la masterclass dedicata ai 40 anni della DOC Lacrima di Morro d’Alba negli spazi della collettiva organizzata dalla Regione Marche, all’interno dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt). Un’occasione per ribaltare il luogo comune che associa questo vino a una semplice beva pronta. “Abbiamo voluto dimostrare che la Lacrima è adatta anche all’invecchiamento – ha spiegato Vico Vicari, del comitato della DOC –. Per questo stiamo lavorando affinchè si possa introdurre nel disciplinare anche la tipologia ‘Riserva’. Grande attenzione anche per la Campania che, nei suoi spazi rinnovati, ha proposto un’area di degustazione in cui sono stati protagonisti i sette Consorzi di Tutela del Vino della regione, oltre a una serie di masterclass di elevato spessore tra cui:

“Antichi vitigni, nuove interpretazioni”, condotta dai relatori Antonio Boco (Tipicamente) e Jacopo Cossater (Intravino), ha saputo esaltare la straordinaria diversità territoriale della regione, presentandola come autentico valore aggiunto. L’evento ha offerto una raffinata degustazione di varietali autoctoni campani abbinati alle creazioni dello chef Giovanni Solofra. La Campania conserva gelosamente un patrimonio unico di vitigni, sistemi di allevamento tradizionali – come la pergola tramontina o l’alberata di Aversa – e antiche pratiche di vinificazione, riuscendo al contempo a trasformare vini storicamente potenti come l’Aglianico in prodotti eleganti, morbidi ed equilibrati. La masterclass ha evidenziato come tecniche agronomiche secolari tornino oggi preziose per affrontare le sfide dei cambiamenti climatici, in un dialogo continuo tra tradizione e innovazione;

“Bollicine campane: tra metodo e vitigno”, con relatori d’eccezione come Chiara Giovoni Ambasciatrice italiana dello Champagne e Tommaso Luongo, Presidente AIS Campania ha guidato i partecipanti alla scoperta delle bollicine campane, sempre più raffinate ed eleganti, dimostrando un sapere enologico in costante evoluzione e rinnovamento; “Rosa, Rosae, Rosa”, dedicata ai rosé campani, magistralmente guidata da Chiara Giorleo (100 Best Italian Rosé) e Chiara Giovoni, ha offerto uno sguardo approfondito su questa espressione vinicola che sta guadagnando crescente apprezzamento sia in Italia che all’estero. L’appuntamento è già fissato: Vinitaly tornerà a Verona dal 12 al 15 aprile 2026, con la promessa di essere ancora più globale, interconnesso e al passo con le sfide del futuro del settore vitivinicolo italiano.