I meteorologi avevano avvertito per tempo, almeno dal 5 novembre, data in cui si è materializzata la tempesta nei cieli sopra Washington. L’uragano Donald, alla fine, si è abbattuto su più di 100 paesi (tranne la Russia), facendo tremare il commercio internazionale con una sola parola dal suono terrificante: dazi. A misurare la temperatura in Italia ci pensa una rilevazione di Human sul web, con reazioni che vanno dalla rabbia (38%) alla preoccupazione (26%), soprattutto per i risvolti economici (28%).

Domenica inizia a Verona la 57esima edizione di Vinitaly, il primo test sul campo, con dazi reciproci del 20% sul vino. I buyer americani sono comunque oltre 3000. La bufera, in 24 ore, ha portato la maggioranza ad attivare la propria “Protezione civile”. Prima con un lungo vertice a Palazzo Chigi convocato da Giorgia Meloni con Matteo Salvini e Antonio Tajani (in video collegamento), insieme ai ministri Giorgetti (Economia), Foti (Affari europei), Urso (Imprese e Made in Italy) e Lollobrigida (Agricoltura). Poi con l’incontro a Bruxelles tra il titolare degli Esteri, Tajani e il Commissario europeo con delega al commercio, Maroš Šefčovič. Il leader di Forza Italia continua a predicare pazienza: «schiena dritta e approccio orientato al dialogo».

Un orientamento specificato poco dopo dallo stesso capo della Farnesina: «Credo che andremo nella direzione di avere una risposta meno dura di quella che è stata la scelta americana, quindi per dare un messaggio contro l’escalation dei dazi, un messaggio contro la guerra commerciale». Osservato speciale, ancora una volta, l’esuberante leader della Lega che in mattinata aveva fatto filtrare: «l’Italia difenda il proprio interesse nazionale, anche alla luce dei troppi limiti dell’Europa». Mentre il continente si lecca le ferite e prepara le risposte, dalla Casa Bianca Donald Trump esulta su Truth: «L’operazione è finita! Il paziente è sopravvissuto e sta guarendo. La prognosi è che il paziente sarà molto più forte, più grande, migliore e più resiliente che mai prima». La destra di governo corre ai ripari e confeziona le nuove ricette: «L’Europa deve avere una capacità di reazione che non significa per forza aprire un conflitto», spiega il ministro Francesco Lollobrigida. Un mantra ripetuto in Senato dal collega di Fratelli d’Italia Adolfo Urso: «è necessario reagire, ma con cautela, perché la prima regola è quella di non farci male da soli».

I partner di governo, versante Forza Italia, predicano la coesione dell’Europa. Dice la vice responsabile Esteri, Isabella De Monte: «Ai dazi si risponda con l’unità. Dell’Europa in primo luogo, che deve essere in grado di prevedere una strategia di difesa dei nostri sistemi economici. Va evitata in tutti i modi una guerra commerciale, che non può avere vincitori ma sempre vinti». Le minoranze, invece, sono in cerca di un nuovo capo d’accusa, dopo aver spiegato per settimane che la premier doveva scegliere tra la simpatia per il presidente americano e l’Europa. Con il capogruppo dem al Senato, Francesco Boccia, che tuona: «Abbiamo toccato con mano quanto le interviste al Financial Times e le scelte fatte dal governo italiano siano fallimentari».

Giuseppe Conte, per l’occasione, torna a vestire i panni di ambasciatore della Cina: «Meloni ha strappato l’accordo della Via della Seta, che era un utilissimo strumento per diversificare il nostro export. Ora deve chiedere scusa a Xi Jinping e recuperare questa prospettiva». Per Angelo Bonelli di Avs, la strada è quella di comprare italiano ed europeo: «Vanno contrastati gli effetti delle politiche di Trump». Di «dazi amari» parla Matteo Renzi: «Tocca reagire, tocca svegliarsi». Il leader di Italia Viva si sbizzarrisce e chiede la sostituzione dei ministri Lollobrigida e Urso: «Mettiamo due persone del mondo imprenditoriale che conoscono i problemi delle nostre aziende». Il trionfo di Ennio Flaiano: «La situazione politica in Italia è molto grave, ma non è seria».