Ergastolo.  È questa la condanna inflitta questa mattina a Gabriel Robert Marincat per aver violentato e ucciso lo scorso gennaio la piccola Sharon Barni, di appena 18 mesi, figlia della sua compagna. Un caso che ha sconvolto l’Italia: il 26enne aveva dapprima parlato di un incidente domestico, per poi confessare 4 mesi dopo le sevizie e l’omicidio. 

La Corte d’Assise di Como ha condannato inoltre l’imputato a risarcire il danno, fissando una provvisionale di 200 mila euro a favore della mamma di Sharon e di 50 mila euro al padre. La pm Antonia Pavan nella sua requisitoria aveva chiesto l’ergastolo, mentre il legale della difesa, Stefano Plenzick, dopo che la richiesta di perizia pschiatrica era stata respinta, aveva chiesto di derubricare l’accusa in omicidio colposo o preterintenzionale.

Si attendono ora le motivazioni della sentenza, verso la quale la difesa sta valutando la possibilità di fare ricorso.   

Non è il tempo del perdono. È il tempo di provare a ripartire anche se non sarà facile” ha dichiarato l’avvocato della madre.

I fatti

La terribile vicenda risale all’11 gennaio 2021. La madre della piccola Sharon, Silvia Barni, quel pomeriggio era andata a lavorare, affidando la bimba al compagno.  “È rimasta schiacciata sotto la stufa” aveva spiegato Marincat una volta chiamati i soccorsi, ore dopo il presunto incidente avvenuto nell’appartamento della donna a Cabiate, nel comasco.

Inutile la corsa in ospedale in elisoccorso a Bergamo: il cuore della bambina aveva già smesso di battere. La versione dell’uomo, secondo cui la bimba, dopo aver pianto un po’ si era addormentata tranquilla, non aveva convinto gli inquirenti. E infatti i primi risultati dell’autopsia sul corpo della piccola, effettuata alcuni giorni dopo, avevano portato all’arresto dell’operaio 26enne di origini romene con l’accusa di morte in conseguenza di maltrattamenti in famiglia.

Una posizione diventata ancora più grave dopo l’esito definitivo dell’autopsia: omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale. L’uomo aveva poi confessato l’aggressione davanti al Pm il 18 maggio, confermando successivamente anche in aula le proprie responsabilità: “Non so perché l’ho fatto” aveva detto.

Marincat ha ascoltato in silenzio la lettura della sentenza. Presente anche la madre della piccola Sharon insieme ai genitori.

Roberta Davi

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