Il soprannome affibbiato alla madre dice tutto: la Bastarda. Chi la chiama così è il figlio, Jean Rezeau, rampollo di una famiglia benestante e molto ottocentesca (l’azione è negli anni Venti del Novecento), siamo nell’ovest della Francia, in una vecchia grande dimora.

La vicenda di “Vipera in pugno” (Gramma Feltrinelli, traduzione di Roberto Fedriga) di Hervé Bazin, uscito nel 1948, narra appunto della lotta dell’adolescente-ragazzo Jean contro la Bastarda, la terribile madre Paule denominata in francese “Folcoche” (crasi di “folle” e “cochonne”, cioè “pazza” e “scrofa”); una madre crudele, autoritaria, vendicativa, che umilia e maltratta i figli in nome della disciplina e della morale borghese. «Oltre ai suoi figli aveva due soli nemici: le tarme e gli spinaci. Poco altro da aggiungere, se non che mani e piedi di grandi dimensioni. E certo sapeva come usarli. La Forza espressa in chilogrammetri sviluppata dalle sue estremità e direzionarla verso le mie guance e chiappe costituisce un interessante problema fisico sull’entropia energetica».

Jean cresce sviluppando verso di lei un odio profondo, che diventa il suo unico modo per sopravvivere emotivamente e affermare la propria identità. È l’incarnazione umana della vipera, con la quale il ragazzo ingaggia uno scontro durissimo che esemplifica con molti decenni d’anticipo il contemporaneo conflitto generazionale. «Non avevamo diritto di ridere, né di piangere. Solo di obbedire»: la condizione di Jean e dei suoi due fratelli è identica a quella del carcerato ingiustamente. E in quel caso ribellarsi è giusto perché «l’odio è un sentimento puro, quando è giusto». Il braccio di ferro tra Jean e la madre, simbolo retrivo e repressivo del genitore ottocentesco (e non solo…), plenipotenziario della vita dei figli e della casa – il padre non conta niente – procede negli anni, e Bazin svolge tutta la storia con leggerezza stilistica in contrappunto alla durezza della vicenda.

La storia inizia con Jean bambino che stritola una vipera: chiara allusione a quella che sarà l’ambizione della sua vita, uccidere la madre nel significato non letterale ma forse ancora più terribile dell’immagine. Questo è il romanzo più importante e di successo di un ottimo scrittore che nella sua prosa classica intramezza umorismo moderno e linguaggio diretto, scattante, ironico. “Vipera in pugno” è perciò un romanzo moderno, quasi “sessantottino”, frutto della grande sensibilità artistica di Hervé Bazin.