È stato rinviato a giudizio Walter de Benedetto, paziente affetto da una grave forma di artrite reumatoide, indagato dalla procura di Arezzo per coltivazione di sostanza stupefacente in concorso. Durante l’udienza del 27 aprile Walter potrà raccontare al giudice quello che ha già riportato ai carabinieri nel blitz dell’ottobre del 2019 quando, in seguito ad una segnalazione, le forze dell’ordine trovarono alcune piante di cannabis all’interno dell’abitazione e per Walter scattò immediatamente la denuncia. Secondo le norme, Walter rischia fino a 20 anni di carcere ma si sente innocente perché non hai mai portato i suoi soldi alle mafie e considera criminale solamente quella legge che non gli garantisce il proprio diritto alla cura.

“Non ho più tempo per aspettare i tempi di una giustizia che ha sbagliato il suo obiettivo. Il dolore non aspetta. La mia malattia è andata veloce ed è andata veloce anche la giustizia: così mi trovo indagato per le piante di cannabis coltivate nel mio giardino”, ha più volte ripetuto Walter, spiegando così il suo gesto come frutto di necessità.

Ad oggi, infatti, non esiste una cura per la sua malattia rara e degenerativa che comporta una progressiva perdita di mobilità, ma Walter, dopo diversi tentativi falliti con antimalarici e chemioterapici, era finalmente riuscito a trovare un equilibro e un sollievo per i fortissimi dolori articolari con la cannabis terapeutica. A causa del progredire della malattia, Walter aveva fatto richiesta di una maggiore quantità di cannabis medica ma, nonostante fosse in possesso di regolare prescrizione, il sistema sanitario non era in grado di garantirgli la quantità a lui necessaria per la sua terapia. Così Walter ha dovuto fare ricorso all’autoproduzione per supplire alle lacune del sistema sanitario con il sostengo di un amico che lo aiutava ad annaffiare le piante nella serra, vista anche la seria invalidità che lo colpisce.

Presenti oggi ad Arezzo, insieme a Meglio Legale – che da un anno si pone come ponte tra istituzioni e cittadini per aprire un dibattito e discutere i temi riguardanti la legalizzazione della cannabis – i parlamentari Riccardo Magi e Michele Sodano e l’attivista dell’Associazione Luca Coscioni, Matteo Mainardi.

“Ci auguriamo che la sentenza faccia una giustizia equa: cioè una giustizia del caso singolo perché il caso di Walter merita un’attenzione particolare. Anche perché, come espresso dalla sentenza delle Sezioni Unite nel 16 aprile 2020, il principio dell’irrilevanza penale del conclamato uso personale di sostanze estratte dalla coltivazione deve applicarsi anche al caso di Walter nonostante la quantità sequestrata non fosse di modica quantità. Ci auguriamo quindi che il tribunale giudichi la condotta di Walter lecita e necessitata dalle sue condizioni di salute”, ha detto l’avvocato Claudio Miglio all’uscita dall’udienza preliminare nella quale è stato incardinato il rito abbreviato.

Da 14 anni, in Italia, i medici possono prescrivere preparazioni magistrali a base di cannabis per i pazienti affetti da gravi patologie, ma la domanda interna è superiore alla produzione e all’importazione del farmaco. Secondo il report Estimated World Requirements of Narcotic Drugs 2020 dell’International Narcotics Control Board, il fabbisogno nazionale di cannabis medica è pari a 1.950 kg all’anno ma l’approvvigionamento di cannabis in Italia è sotto la quota richiesta dalla domanda interna: dai dati pubblicati sul sito del Ministero della Salute, lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze (SCFM), che detiene il monopolio de facto della produzione, nel 2019 ha distribuito alla farmacie cannabis per soli 157 kg e per colmare questa mancanza strutturale sono stati importati ulteriori 252 kg di prodotti dall’Olanda. L’offerta insufficiente, quindi, non colma il fabbisogno dei pazienti che molto spesso sono costretti a misure come l’autoproduzione per continuare la propria terapia.

Per richiedere il rispetto del diritto alle cure riconosciuto dalla Costituzione, lo scorso 20 ottobre 2020, Walter si era appellato al Presidente della Repubblica. “La mia richiesta di aiuto è anche un atto di accusa contro un Paese che viola il mio diritto alla salute, il mio diritto a ricevere cure adeguate per il mio dolore”, ha detto nel suo video appello rivolto a Mattarella che è stato successivamente aperto alle sottoscrizioni e ha ottenuto il sostegno di oltre 20mila firmati.

Anche se è stata solamente un’udienza preliminare, Walter ha voluto essere presente oggi, scortato dall’ambulanza, nonostante la situazione pandemica e le sue gravi condizioni di salute, per rispondere del reato di coltivazione e concessione di cannabis. L’ha voluto fare assumendosi le responsabilità fino all’ultimo e la sua presenza è un monito ancora più forte a un Parlamento che evita di prendersi le proprie responsabilità e continua a rinviare questo tema. Invece, dovrebbe essere arrivato il momento di affrontarlo oggi perché il dolore di Walter, ma come quello di migliaia di persone, non aspetta. Tutto per colpa di una legge che proibisce a 6 milioni di italiani il consumo di cannabis e porta così in tribunale giovanissimi e malati. Con Meglio Legale non ci stancheremo mai di ripetere che in Italia non si fa la guerra alla droga ma si punta al basso, così basso da andare a colpire le persone che già soffrono per conto loro.

Nelle prossime ore riprenderà anche il digiuno a staffetta promosso dall’associazione Fuoriluogo, a cui hanno già aderito centinaia di persone nei mesi scorsi per sostenere l’iniziativa di Walter e tenere alta l’attenzione delle istituzioni sul tema.