In questi giorni se ne parla moltissimo, ma non a tutti è capitato di cogliere il paradosso che si cela dietro alle nuove tasse preferite del governo giallorosso, quella sullo zucchero e quella sulla plastica. Entrambe accompagnate dagli strombazzamenti di rito sulla necessità di combattere le cattive abitudini alimentari e di mettere in campo delle serie politiche ambientaliste. Si tratta semplicemente di nuovi balzelli, che non risolveranno un bel niente e che in più evidenziano il curioso risultato prodotto dall’alleanza fra pentastellati e sinistra: una sorta di flat tax alla rovescia, che colpirà i ceti deboli più di quanto colpisca i benestanti. La “Sugar Tax” costerà infatti ad imprese e consumatori 10 euro ad ettolitro. La “Plastic Tax” costerà 1 euro al chilogrammo. E poiché si tratta di tasse che colpiscono il prodotto a prescindere dal suo costo e dal suo prezzo finale, si ripercuoteranno sui prodotti low cost e su quelli “premium” nella stessa identica misura. Con effetti totalmente contrari alla retorica di una fiscalità equa.

Deborah Bergamini

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