La ricorrenza
Giornata Mondiale della salute mentale: le tempeste silenziose, il bisogno d’aiuto e lo stigma sociale da superare
È il momento di alzare la voce e sottolineare una realtà che continua a stringere la sua presa. In un mondo finanziariamente burrascoso, le barriere che ostacolano l’accesso ai servizi di salute mentale crescono, mentre le risorse economiche e umane all’interno dei sistemi sanitari si sciolgono come neve al sole. Questo si traduce in una lotta estenuante per soddisfare la crescente domanda di aiuto
Viviamo in un pianeta in cui quasi un miliardo di persone combatte una battaglia quotidiana contro i demoni invisibili della mente: i disturbi mentali e comportamentali.
Nel cuore di questo scenario, il “Global Burden of Disease,” (GBD) studio e progetto di ricerca globale guidato dall’Institute for Health Metrics and Evaluation di Seattle, raccoglie dati epidemiologici, statistiche sulla salute e una miriade di altre informazioni per tenere il conto degli effetti: morti premature, anni di vita persi a causa di malattia o disabilità, tutto quantificato su scala mondiale.
E così ci aiuta a capire che la depressione, la nemesi dell’animo umano, non è solo un nemico dell’umore, ma è anche il complice oscuro che ci espone alle insidie dei quattro “grandi killer” – malattie cardiovascolari, polmonari, endocrine e oncologiche. Si sospetta persino che contribuisca al declino cognitivo nella vecchiaia, lasciando dietro di sé una scia di scompiglio che può rubare fino a 14 anni di vita.
Nel mondo affollato di statistiche e dati, emergono numeri sorprendenti dalle stime del GBD pubblicato nel 2022. I disturbi mentali sono una tempesta silenziosa che si è impossessata del nostro orizzonte: sono la seconda causa di anni vissuti con disabilità, con la depressione che prende la medaglia d’argento sul podio delle malattie che minacciano la nostra vita in buona salute. La schizofrenia fa il suo ingresso nella top venti delle malattie causa di anni vissuti con disabilità, mentre il disturbo bipolare bussa alla porta delle prime dieci patologie per carico di malattia, proiettato a far parte del club entro il 2030.
Queste stime non sono solo numeri; sono torri d’osservazione sulla salute globale. Rivelano le sfide che dobbiamo affrontare, i nemici più pericolosi che ci minacciano e le vie da percorrere per migliorare il benessere della popolazione. Questi dati dovrebbero dunque essere la bussola che guida le politiche sanitarie su scala mondiale e nazionale. Ma c’è una zona oscura che si nasconde dietro questi numeri: il “treatment gap”, ossia lo scarto tra quanti hanno bisogno di aiuto per la salute mentale e quelli che lo ricevono effettivamente. Questa è la criticità che persiste e che va colmata, garantendo che chi ha bisogno di assistenza possa trovarla senza ostacoli. Le cifre parlano chiaro: il treatment gap per le persone che lottano contro la schizofrenia è del 39% mentre sale all’80% per i disturbi dell’umore.
Per quanto riguarda la depressione, le cifre allarmanti dell’Organizzazione Mondiale di Sanità rivelano un ritardo medio nel trattamento compreso tra 2 e 8 anni. Ancora più inquietante è il fatto che, nel mondo, il 56% dei pazienti non riceve mai alcun aiuto in tutta la vita. Tradotto in numeri crudi, solo tre persone affette da schizofrenia, cinque da depressione e due da disturbo bipolare su dieci ricevono le cure di cui hanno bisogno. Questo è un grido di allarme per tutti noi: in troppi lottiamo da soli contro le tempeste mentali senza ricevere il salvagente dell’aiuto, subendone le conseguenze sulla salute, sulla qualità e sulla durata della loro esistenza. L’urgenza è chiara come il sole all’orizzonte: dobbiamo ribaltare questa tendenza e illuminare il sentiero della salute mentale per tutti.
In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, che oggi si celebra, è il momento di alzare la voce e sottolineare una realtà che continua a stringere la sua presa. In un mondo finanziariamente burrascoso, le barriere che ostacolano l’accesso ai servizi di salute mentale crescono, mentre le risorse economiche e umane all’interno dei sistemi sanitari si sciolgono come neve al sole. Questo si traduce in una lotta estenuante per soddisfare la crescente domanda di aiuto, specialmente tra i giovani, sempre più colpiti. E c’è un altro nemico che continua a celarsi nell’ombra: lo stigma sociale che ancora avvolge i disturbi mentali, un muro che impedisce a molti di chiedere aiuto.
È fondamentale far evolvere e supportare i servizi di salute mentale per affrontare queste nuove sfide. I giovani, che combattono con disturbi d’ansia, dell’umore e dell’alimentazione, amplificati dalla pandemia, si trovano in prima linea. Il loro abuso di alcol e sostanze sta crescendo, così come le nuove forme di dipendenza legate alla tecnologia e l’autolesionismo e i tentativi di suicidio riguardano sempre di più anche i giovanissimi. La chiave è destinare risorse per i servizi di salute mentale, concentrarsi sulla prevenzione, promuovendo anche stili di vita salutari fin dall’infanzia, e riconoscere e trattare tempestivamente i segnali d’allarme dei disturbi mentali. Basilare mettere al centro dell’intervento l’individuo, personalizzando i trattamenti e i percorsi di cura e riabilitazione, in modo che possano soddisfare le esigenze di ognuno.
Ricordiamoci che gli psicofarmaci, da soli, non sono la panacea. Il modello di intervento vincente in salute mentale abbraccia un approccio bio-psico-sociale, dove la persona è la stella principale di una costellazione di interventi volti a dare risposta ai suoi specifici bisogni. Questo modello complesso integra gli aspetti biologici, psicologici e sociali mettendo in primo piano l’essere umano con la sua storia per rispondere in modo adeguato alle diverse sfaccettature delle condizioni di salute mentale e alle innumerevoli sfide che la mente può presentarci. È il momento di sfondare il muro dello stigma che circonda le sfide della mente, proprio come il Dipartimento di Salute Mentale della ASL Roma 2, il più grande d’Italia per numero di abitanti, ci ha ricordato durante l’entusiasmante settimana del Festival della Salute Mentale ROMENS svoltosi a Roma dal 3 ottobre a oggi. Questo è il passo cruciale: sviluppare la consapevolezza collettiva che la salute mentale è un tassello imprescindibile della salute dell’individuo e della comunità. Ogni persona deve poter accedere a cure di qualità per la sua salute mentale e deve essere messa in condizione di farlo senza paura né vergogna.
La salute mentale è un tesoro da custodire con cura, e stamattina, in Campidoglio, il Sindaco di Roma premierà gli Studenti delle numerose scuole superiori locali che ha hanno contribuito alla attività di ROMENS realizzando opere artistiche e scritti contro lo stigma, insieme alle aziende che hanno aperto le porte dell’assunzione lavorativa agli Utenti dei Centri di Salute Mentale. Un esempio virtuoso di come possiamo abbracciare il cambiamento positivo, poiché ogni individuo ha il diritto inalienabile di godere della migliore salute mentale possibile, ricordando sempre che #davicinonessunoènormale.
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